il film, quasi tutto al chiuso, si regge sull'interpretazione da Oscar di Albert Finney (il grande attore shakespeariano) e di Tom Courtenay (il fedele e necessario servo di scena, il titolo inglese è The dresser), due mostri del cinema.
Peter Yates è il (grande) regista di questo film, dove non succedono molte cose, sembra, ma le anime dei personaggi sono vivissime e riescono ancora a commuovere chi guarda.
non perdertelo, se ti vuoi bene, sarà tempo ben speso - Ismaele
Eccellente adattamento
cinematografico del dramma teatrale di Ronald Harwood: un grande attore ormai
al tramonto deve la sua sopravvivenza alle cure e alle attenzioni costanti del
suo umile servo di scena, che a sua volta vive del riflesso delle grandi
interpretazioni del suo anziano e dispotico padrone. Finney (l'attore) e
Courtenay (il servo) sono semplicemente strepitosi, mentre Yates cattura con
grande abilità sia l'atmosfera dell'Inghilterra in piena seconda guerra mondiale
che le tensioni e le meschinità dietro le quinte della piccola compagnia
itinerante. Autentico saggio di bravura, il film riunisce in sé gli
affascinanti aspetti del cinema e del teatro.
…The minor characters are all well-drawn, but "The
Dresser" is essentially the story of two people, and the movie has been
well-cast to make the most of both of them; no wonder both actors won Oscar
nominations. Norman is played by Tom Courtenay, who had the role on stage in London and
New York and will also be remembered from all those British Angry Young Men
films like "Billy Liar" and "The Loneliness of the Long Distance
Runner." He is perfect for playing proud, resentful, self-doubting
outsiders.
Sir is played by Albert Finney, who manages to look far older than his
forty-seven years and yet to create a physical bravura that's ideal for the
role. When he shouts "Stop ... that ... train!" we are not too
surprised when the train stops.
On the surface, the movie is a wonderful collection of
theatrical lore, detail, and superstition (such as the belief that it is bad
luck to say the name "Macbeth"
aloud -- safer to refer always to "the Scottish tragedy"). The
physical details of makeup and costuming are dwelled on, and there is a great
backstage moment when the primitive thunder machine is rattled to make a storm.
Beneath those details, though, a human relationship
arrives at a crisis point and is resolved, in a way. Sir and Norman come to the
end of their long road together, and, as is the way with enablers and enabled,
Norman finally understands the real nature of their relationship, while Sir, of
course, can hardly be bothered. This is the best sort of drama, fascinating us
on the surface with color and humor and esoteric detail, and then revealing the
truth underneath.
…Perfetta la ricostruzione d’epoca (una delle migliori che
il grande schermo abbia mai realizzato), perfetta la performance dell’intero
cast tra cui spiccano due «mostri»: Albert Finney (premiato
al Festival di Berlino) e Tom Courtenay, in due ruoli di
difficoltà estrema, sono superiori ad ogni possibile elogio. Due prestazioni,
la loro, che definire gigantesca è poco. Suscitano l’applauso in ogni singola
sequenza: non sai chi dei due ammirare maggiormente in un’ardua gara, gara che
vede ambedue trionfatori. Eccezionali quando appaiono singolarmente, entusiasmanti
nelle scene che li vede accoppiati. Se il cinema ci ha mai offerto una vera e
propria lezione di recitazione, Finney e Courtenay sono sicuramente ai vertici
di una immaginaria classifica…
Vivere completamente all'ombra di qualcuno per
servirlo, aiutarlo, compiacerlo, fargli da suggeritore, persino lavarlo. Il
tutto fino ad annullarsi, a perdere coscienza di se stesso, della propria
identità, della propria esistenza. E' forse questo l'aspetto più riuscito,
appassionante ed originale del film, splendidamente esemplificato nello
struggente e doloroso finale, in cui il servo di scena Norman scopre
malinconicamente che l'uomo per il quale ha fatto da fedele e generoso factotum
per tutta la vita, nella sua autobiografia, ha ringraziato tutti…
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