Ulrik (il sempre bravo Stellan Skarsgard) esce di galera, e tutto è come prima, ma con dieci anni di differenza, un figlio è cresciuto, gli amici delinquesti sono sempre gli stessi, e si danno da fare per reintegrarsi nella società.
Ulrik in fondo è un uomo gentile e cerca di dimostrarlo sempre, sia con la padrona della cantina dove dorme, sia con gli altri, essere un delinquente non è la sua specialità.
non male, ma In ordine di sparizione è superiore, secondo me, anche se qui Stellan Skarsgard non riesce a fare del male a una mosca - Ismaele
Ulrik in fondo è un uomo gentile e cerca di dimostrarlo sempre, sia con la padrona della cantina dove dorme, sia con gli altri, essere un delinquente non è la sua specialità.
non male, ma In ordine di sparizione è superiore, secondo me, anche se qui Stellan Skarsgard non riesce a fare del male a una mosca - Ismaele
La capacidad del ser humano para reírse ante las
desgracias ajenas es inmensa. Ya sea como mecanismo de defensa, por sadismo o
por simple mala leche, lo cierto es que, si vemos a alguien que se pega una
torta o sufre algún tipo de deficiencia, física o psíquica, a menudo nos cuesta
contener la risa cuando deberían brotar las lágrimas, o al menos dibujársenos
una mueca de malestar y compasión. Esta paradoja encuentra su sofisticación en
el llamado humor negro, peculiar subgénero que combina la cómico o al menos
alegre de la palabra “humor”, con lo deprimente y penumbroso de la palabra
“negro”. A veces domina el humor y otras veces toma la delantera la negrura,
pero en cualquier caso este afortunado oxímoron suele ser simplemente, como se
ha dicho, una especie de subgénero, que acompaña al género principal de una
película, o que al menos se deriva de una trama con contenido propio. Pues
bien, el caso de A Somewhat Gentle
Man parece ser una excepción, ya que toma el humor negro como su
razón de ser. Efectivamente, casi toda la fuerza de esta cinta trae causa de un
exagerado énfasis en la mencionada contraposición, que acaba reduciendo el
interés de la película a una sucesión de sketches caracterizados por la gracia
y el mal rollo…
S’il
n’y avait qu’un mot pour définir Un Chic Type, ce serait « poétique ».
Pourtant, d’une certaine manière, le ton de ce film est réaliste. Pas de
paillettes, de mondes féériques ou de sublimes paysages. Il se situe d’ailleurs
dans un milieu difficile, puisque le protagoniste principal vient de sortir de
prison et doit encore se venger. Seuls décors donc: la ville, une chambre
pratiquement insalubre ou encore un garage. La poésie est pourtant bel et bien
ici. Ici, dans le regard du réalisateur porté sur ces personnages…
…Il film è interamente misurato su
Skarsgård e la sceneggiatura finisce con l'essere più un buon lavoro di
"sartoria" condotto sul suo sguardo freddo ma stralunato, sulla sua
corporatura grossa ma gioviale, sul suo modo di fare gentile e assieme rozzo,
che una raffinata operazione di scrittura. L'assunto iniziale è curioso: la
provincia di Oslo è un pianeta sporco e freddo apparentemente disabitato, dove
gli unici esempi di uomini sono dei gangster cialtroni, dei meccanici verbosi,
dei mariti violenti o dei lapponi che trafficano in armi. E dove anche quelli
più apparentemente perfetti si trovano a pesca nel vero momento del bisogno.
Solo Ulrik pare essere l'uomo giusto al momento giusto, quello in gradi
soddisfare le esigenze e i problemi delle signore, e la sua uscita di galera
pare l'unico evento concepibile all'interno di un tale tipo di contesto.
A volersi divertire a fare della sociologia spicciola, si potrebbe provare a indagare in sottotesto gli ideali di una società fortemente paritaria come quella scandinava, dove quella che ancora ci ostiniamo a chiamare "crisi del maschio" non è vissuta come un problema, e dove l'uomo "che non deve chiedere mai" degli spot commerciali ha da tempo abdicato all'uomo "che non deve rifiutarsi mai". Ma si darebbe troppa importanza ad un film che non si vergogna a giocare con un umorismo grottesco piuttosto facile e schematico, ben coordinato ma facilmente caricaturale. Avere un grande protagonista è già da sé un grande valore aggiunto. Per tutto il resto, basta cucirgli addosso l'abito adatto a risolvere ogni situazione e a trovare il lieto fine senza spendere troppo.
A volersi divertire a fare della sociologia spicciola, si potrebbe provare a indagare in sottotesto gli ideali di una società fortemente paritaria come quella scandinava, dove quella che ancora ci ostiniamo a chiamare "crisi del maschio" non è vissuta come un problema, e dove l'uomo "che non deve chiedere mai" degli spot commerciali ha da tempo abdicato all'uomo "che non deve rifiutarsi mai". Ma si darebbe troppa importanza ad un film che non si vergogna a giocare con un umorismo grottesco piuttosto facile e schematico, ben coordinato ma facilmente caricaturale. Avere un grande protagonista è già da sé un grande valore aggiunto. Per tutto il resto, basta cucirgli addosso l'abito adatto a risolvere ogni situazione e a trovare il lieto fine senza spendere troppo.
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