sabato 10 giugno 2017

Virgin mountain - Dagur Kári

mi ha ricordato Gigante (di Adrián Biniez), un film uruguayano (del quale avevo scritto: "un film sull'innamoramento, con Jara che alla fine riesce a parlare con Julia, ma noi non sentiremo mai cosa si diranno.
un film che racconta anche quei moderni campi di lavoro che sono ipermercati e centri commerciali.
non è un film epico o avventuroso, è piuttosto dimesso, come lo è Jara, e Julia, gente umile che lavora per sopravvivere, di quelli che il cinema ci fa vedere di rado. ")
anche in Islanda, piccolo il mondo, un uomo, Gunnar Jónsson, grande come un gigante e buono come un bambino, si trova già grande ad affrontare una vita senza rete, e quello che ne esce (in entrambi i casi) è un film che merita sicuramente la visione - Ismaele



Un attore formidabile che nella stessa espressione deve darci serenità, bontà, incoscienza e malinconia, una sceneggiatura perfetta in cui si inseriscono tanti piccoli elementi notevoli come il suicidio di Cobain, quel "un passo avanti due indietro" con il quale Fusi descrive il ballo -un passo avanti e due indietro, quasi la sua condizione,-oppure quel vetro smerigliato dietro il quale lei si rifugia per 3 giorni, un vetro che sembra fatto di lacrime, oppure Fusi che guarda quelle persone andarsene via all'aeroporto, o quella scena di sesso e alcool, potentissima, dove solo la puttana si rende conto dell'inumanità del tutto - lui non vuole! - urla- non lo vedete?-.
Eh, lo so, facile giudicare.
Molti di voi andranno contro Fusi, la bontà nonostante tutto e tutti alla fine è una debolezza, è una colpa, è una codardia.
Ma queste persone non si rendono conto che a volte ci sono animi e predisposizioni che non riescono a mixarsi con la realtà.
E se queste persone credono che ci possano essere persone irrimediabilmente cattive, o irrimediabilmente stupide, o irrimediabilmente egoiste allora devono credere che ne esistano anche di irrimediabilmente buone.
Persone arrivate ad un passo dal crescere, persone che hanno portato dentro degli scatoloni la loro speranza che qualcosa cambi e che poi, nemmeno il tempo di entrare, quegli scatoloni li hanno riportati indietro.
Persone che potrebbero vendicarsi o semplicemente lasciar perdere.
E invece no.
Invece non ce la fanno proprio ad esser quelle che sono…

…Virgin Mountain è un film islandese scritto e diretto da Dagur Kàri, regista e musicista islandese che affronta una tematica difficile, la paura di aprirsi al mondo. Gunnar Jonsson è protagonista di una prestazione attoriale degna di nota. Una fisicità e un’espressività di quelle che non si dimenticano facilmente e che rimangono impresse. Nei suoi occhi traspare tutto il dolore di un’esistenza incompleta.
Premiato nel 2015 come miglior film, sceneggiatura e protagonista al Tribeca Film Festival, Virgin Mountain è una fiaba urbana in cui il cattivo in realtà non è poi così cattivo e in cui i buoni si celano dietro le maschere dei ruoli sociali che interpretano. Il vicino lo accuserà di pedofilia, la madre lo ritiene un bamboccione, i colleghi lo umiliano giorno dopo giorno, quella che doveva essere la donna della sua vita si rivela in realtà una compagnia fragile e instabile, tutto ciò di cui non aveva bisogno Fusi è un bersaglio mobile che non reagisce mai, anzi quasi mai. Ciascuno di questi daily life villian, però, troverà comunque il modo per scusarsi con Fusi, d’altronde come si può far del male a un’anima così pura e sensibile?
Non è un film facile, ma una volta che sarete entrati nel mondo di Fusi, rimarrete incantanti dalla sensibilità e dall’umanità di questo personaggio.
Una fotografia scarna ed essenziale che fa da cornice ad una trama lineare che non ha bisogno di colpi di scena per attecchire sull’interesse dello spettatore. Bastano gli sguardi, le parole non dette per rimanere affascinati dalle dimostrazioni di umanità di Fusi.
Virgin Mountain è un film delicato ed emozionale. Andatelo a vedere.

 Gunnar Jónsson dà al personaggio una fisicità straordinaria, mentre ancora più interessante è l’interpretazione che Ilmur Kristjánsdóttir fa della timorosa e indecisa Sjöfn. Due attori che non saranno dimenticati facilmente da chi ha visto il film.
Dagur Kári Pétursson firma un’opera delicata e intimista su un tema estremamente serio – la solitudine – che viene come amplificato dal clima freddo dell’Islanda. Evitando in modo intelligente il finale da favoletta
Ciliegina sulla torta è il brano musicale Islands in the Stream cantato da Dolly Parton (e Kenny Rogers). Si riconosce subito il sound dei Bee Gees perché per loro l’avevano scritta Barry, Robin & Maurice Gibb. Il titolo richiama il romanzo di Hemingway Isole nella corrente. E’ la canzone preferita da Sjöfn e Fúsi gliela fa dedicare da una radio. Momento di grande tenerezza.

Girato con immagini intense (i piani ravvicinatissimi dell’occhio sono davvero impressionanti) e dialoghi parchi e ben costruiti, questo film ha la forza da far scricchiolare, poi cedere e crollare convenzioni e pregiudizi, è un trionfo della bontà e non del buonismo, è l’apologia della lentezza produttiva contro la velocità schizofrenica. Perfetta anche la colonna sonora, con la trovata della radio che trasmette le canzoni preferite a richiesta del protagonista.
È insomma un film imperdibile che lascia un segno difficile da dimenticare.

La historia de Fúsi retrata la propia guerra que él vive cada día y no sólo con las figuras que tiene en casa y con las que recrea la batalla que conmemora el primer triunfo de los aliados frente a los nazis en la II Guerra Mundial, sino principalmente su lucha diaria en un mundo tan diabólico e inhumano que no sabe convivir y respetar a gente que no es igual que la mayoría de la población, y que encima la vida castiga a base de golpes.
Corazón Gigante es un regalo que todos deberíamos ver para poder así contagiarnos de la ternura y comprensión que desprende su protagonista; porque aunque el mundo no está preparado para gente como Fúsi, se necesitan muchos Fúsis para arreglar este desmadre de planeta que estamos creando. Y es que cuando terminas de ver Corazón Gigante te das cuenta cómo el título no hace referencia a lo verdaderamente gigante que es el corazón del protagonista.

…Corazón Gigante es una película pequeñita y muy modesta pero que sabe muy bien lo que quiere contar y como hacerlo. A través del personaje de Fusi interpretado de una manera magistral por Gunnar Jonsson descubrimos una historia emocionante y muy emotiva. Sin duda gran parte de la culpa del éxito de la película es por la interpretación del actor que consigue enamorarnos y emocionarnos desde su primera aparición en la pantalla.
El personaje de Fusi es pura bondad, sus pequeños actos hacen que conectemos enseguida con el, nos duele que se mofen de el, que le miren mal, pero también sonreímos cuando se ilusiona con los pequeños detalles igual que se ilusiona un niño. Una película donde nos muestran que no es fácil pasar a la vida adulta, la inmadurez parece haberse instalado en las personas sobre todo por el miedo. Un miedo expuesto por la sociedad que nos rodea, un vecino, los compañeros del trabajo o un ser que nos ha hecho daño, hay muchos motivos para no querer salir del cascarón.
Posiblemente se le puede achacar a la película su exceso de bondad en algunas situaciones, a veces no entiendes que alguien sea tan bueno y ponga tantas veces la mejilla.
La música corre a cargo del grupo Slowbow cuyo líder es el propio director, un proyecto paralelo del director que ya tiene en el mercado cuatro discos.
Corazón Gigante es una historia tierna y emotiva donde el espectador saldrá con la sensación de haber disfrutado de una buena película con muy buenas sentimientos.


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