martedì 6 giugno 2017

Sei donne per l’assassino - Mario Bava

un film d'altri tempi, una specie di dieci piccoli indiani, senza essere politicamente corretto.
nella storia di Agatha Christie la scoperta dell'assassino ricreava l'ordine perduto e la società, che si pensava sana, avrebbe ripreso la sua strada virtuosa, quella storia era un incidente di percorso, e la polizia serviva a riportare l'ordine.
nel film di Mario Bava, e in quei tempi, che sono diventati i nostri, la società è marcia, la polizia non capisce, l'ordine è solo uno slogan, ma non esiste più, l'occasione fa l'uomo (e la donna, c'è la parità dei sessi) ladro o vittima o assassino.
e ancora adesso, almeno un paio di volte, guardando Sei donne per l’assassino rischi di fartela addosso dallo spavento.

gran bel film da non perdere, se ancora non vi è capitato di vederlo - Ismaele




… Bava was never known for the strength of his stories -- which may be the single reason he is not better known and appreciated today -- but Blood and Black Lace is actually one of his stronger narratives, a dark mystery building to a memorable payoff.
It's one of Bava's most accomplished works, executed with a dazzling, unprecedented use of bright colors and deep shadows (sometimes both at once). The killer wears a very creepy, faceless mask, and mannequins are constantly on display, not to mention the grim, reserved countenance of the models; this gives the entire production a weird quality, which is broken only when the characters meet their maker.
The violence is surprisingly brutal for its day, and still has the power to shock, especially given the stoic beauty of the rest of the film...

A partire dai titoli, in cui i personaggi appaiono accanto a manichini, Mario Bava mette in chiaro le intenzioni di manipolare e gestire i suoi attori come strumenti effettivi necessari a scrivere e codificare il giallo all’italiana. Violento, a tratti misogino, Sei donne per l’assassino è in realtà il capostipite del genere nel nostro paese, con tanto di guanti neri e volto coperto dell’assassino, soggettive impercettibili, e doppio finale (per certi versi anche triplo) che riconsegna allo spettatore continui punti di vista e capovolgimenti narrativi. D’ispirazione hitchcockiana, che concentra l’attenzione cioè su un oggetto del quale tutti sembrano interessati, il film si scopre originale per la sua realizzazione barocca (vedi gli interni dell’atelier, pieni di drappeggi, e le luci pop di Ubaldo Terzano) e truculenta, nonché fantasiosa nella realizzazione dei sanguinari omicidi (su tutti quello del viso sulla stufa bollente). Ciò che ancora oggi stupisce, è la realtà descritta del mondo della moda, fatto di cocaina e amori folli dettati dalla necessità di possedere prestigiose gioie. Il film ebbe noie con la censura…

La storia è semplice, una morte ne scatena altre, i colpevoli sono due, uno, uno?, la fine è amara, amarissima come in altre occasioni; non ci sono sconti per nessuno, niente sopravvive alla distruzione scatenata dal genere umano, ma qui è interpretazione, forse banale, anzi senza dubbio banale. Vero giallo in tutti i suoi aspetti, quindi, e non solo come esempio di cinema di genere, Sei donne per l'assassino è stato capace di travalicare i confini nazionali e imporsi come influenza importante per i futuri cineasti; insomma, mai come per questo Bava, la definizione di "avanti" è stata azzeccata. Ultima nota per il trucco, pazzesco, come sempre, e per la colonna sonora, magmatica, superba, e quel sassofono, dio!, quel sassofono.

Qui si possono trovare topos e soluzioni narrative che nei decenni a seguire influenzeranno un numero imprecisato di registi, tra i quali Dario Argento, Pupi Avati, Sergio Martino e tanti altri ancora. Per prima cosa la pellicola inizia subito in medias res con il primo omicidio, al quale segue immediatamente l’inizio dell’indagine e i primi sospettati. Il delitto sarà solo uno dei tanti (prima novità), e questi saranno messi in atto con un’efferatezza inusitata e con modalità sempre diverse (altre novità). Alla fine si scoprirà che il movente ha anche un lato economico (seguiranno infatti molti gialli in cui l’omicidio viene dettato da una sete di ricchezza, ad esempio dal conseguimento di un’eredità) e che le donne – qui una in particolare – possono avere un ruolo molto importante nonché ambiguo nella vicenda…
… Il ritmo è piuttosto serrato e la colonna sonora di Carlo Rustichelli aiuta molto in questo senso. Qualche scelta stilistica appare ancora legata al giallo di stampo classico ma ciò non intacca minimamente il valore dell’opera, e anzi la rafforza maggiormente. Curiosamente il film inizia con un cartello che dondola e termina con una cornetta del telefono che oscilla: Mario Bava disse di aver riso a crepapelle quando i più noti critici francesi dei cahiers du Cinema gli chiesero cosa avesse voluto trasmettere al pubblico con tale rimando, poiché esso non era assolutamente voluto…

El director romano, absoluto experto a la hora de conjurar entre sí muchas de las variedades genéricas que ha tocado, habiendo llegado al punto de dotar a sus peplums de absorventes y espetaculares atmósferas de terror, aquí envuelve a su seminal giallo en un enorme hálito de ambiente gótico introducido en esta escena y perenne en el resto de la obra. Recordemos que en aquel año 1964 el llamada gótico italiano estaba en pleno apogeo…da qui

questo film è il primo del genere che mostra delitti di una certa efferatezza: l'assassino uccide dopo inseguimenti, torture, compiacendosi nel far soffrire le proprie vittime, e le ambientazioni dei delitti sono sempre “gotiche”, soffocanti, solitarie (un magazzino di antichità, un sotterraneo nascosto). Le armi che vengono usate sono improprie e decisamente paurose: un arnese appuntito che trafora il viso, una stufa di terracotta rovente, e l'acqua bollente nella vasca...Nuovamente Bava utilizza “dolori e paure conosciute”, con i quali lo spettatore può immedesimarsi benissimo: scottarsi, tagliarsi, cascare, bruciarsi con l'acqua, quindi la storia, anche se improbabile e assurda, diventa per magia credibile. Confesso che ho sobbalzato un paio di volte sulla poltrona, per una immagine improvvisa che appare dal niente, per un gioco di luci, per l'arnese appuntito che affonda nelle carni...sana paura che esorcizza quelle più profonde…

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