un film
d'altri tempi, una specie di dieci piccoli indiani, senza essere politicamente
corretto.
nella storia di Agatha Christie la scoperta dell'assassino ricreava l'ordine
perduto e la società, che si pensava sana, avrebbe ripreso la sua strada
virtuosa, quella storia era un incidente di percorso, e la polizia serviva a
riportare l'ordine.
nel film di Mario Bava, e in quei tempi, che sono diventati i nostri, la società è marcia,
la polizia non capisce, l'ordine è solo uno slogan, ma non esiste più, l'occasione
fa l'uomo (e la donna, c'è la parità dei sessi) ladro o vittima o assassino.
e ancora adesso, almeno un paio di volte, guardando Sei donne per l’assassino rischi di fartela addosso dallo spavento.
gran bel film da non perdere, se ancora non vi è
capitato di vederlo - Ismaele
… Bava was never known for the strength of his stories --
which may be the single reason he is not better known and appreciated today --
but Blood and Black Lace is actually one of his stronger
narratives, a dark mystery building to a memorable payoff.
It's one of Bava's most accomplished works, executed with a
dazzling, unprecedented use of bright colors and deep shadows (sometimes both
at once). The killer wears a very creepy, faceless mask, and mannequins are constantly
on display, not to mention the grim, reserved countenance of the models; this
gives the entire production a weird quality, which is broken only when the
characters meet their maker.
The violence is surprisingly brutal for its day, and still
has the power to shock, especially given the stoic beauty of the rest of the
film...
… A partire dai titoli, in cui i personaggi
appaiono accanto a manichini, Mario Bava mette in chiaro le intenzioni di
manipolare e gestire i suoi attori come strumenti effettivi necessari a
scrivere e codificare il giallo all’italiana. Violento, a tratti misogino, Sei donne per l’assassino è in realtà il capostipite del genere
nel nostro paese, con tanto di guanti neri e volto coperto dell’assassino,
soggettive impercettibili, e doppio finale (per certi versi anche triplo) che
riconsegna allo spettatore continui punti di vista e capovolgimenti narrativi.
D’ispirazione hitchcockiana, che concentra l’attenzione cioè su un oggetto del
quale tutti sembrano interessati, il film si scopre originale per la sua
realizzazione barocca (vedi gli interni dell’atelier, pieni di drappeggi, e le
luci pop di Ubaldo Terzano) e truculenta, nonché fantasiosa nella realizzazione
dei sanguinari omicidi (su tutti quello del viso sulla stufa bollente). Ciò che
ancora oggi stupisce, è la realtà descritta del mondo della moda, fatto di
cocaina e amori folli dettati dalla necessità di possedere prestigiose gioie.
Il film ebbe noie con la censura…
… La storia è semplice, una morte ne
scatena altre, i colpevoli sono due, uno, uno?, la fine è amara, amarissima
come in altre occasioni; non ci sono sconti per nessuno, niente sopravvive alla
distruzione scatenata dal genere umano, ma qui è interpretazione, forse banale,
anzi senza dubbio banale. Vero giallo in tutti i suoi aspetti, quindi, e non
solo come esempio di cinema di genere, Sei donne per l'assassino è stato capace
di travalicare i confini nazionali e imporsi come influenza importante per i
futuri cineasti; insomma, mai come per questo Bava, la definizione di
"avanti" è stata azzeccata. Ultima nota per il trucco, pazzesco, come
sempre, e per la colonna sonora, magmatica, superba, e quel sassofono, dio!,
quel sassofono.
… Qui si possono trovare topos e
soluzioni narrative che nei decenni a seguire influenzeranno un numero
imprecisato di registi, tra i quali Dario Argento, Pupi Avati, Sergio Martino e
tanti altri ancora. Per prima cosa la pellicola inizia subito in medias res con
il primo omicidio, al quale segue immediatamente l’inizio dell’indagine e i
primi sospettati. Il delitto sarà solo uno dei tanti (prima novità), e questi
saranno messi in atto con un’efferatezza inusitata e con modalità sempre
diverse (altre novità). Alla fine si scoprirà che il movente ha anche un lato
economico (seguiranno infatti molti gialli in cui l’omicidio viene dettato da
una sete di ricchezza, ad esempio dal conseguimento di un’eredità) e che le
donne – qui una in particolare – possono avere un ruolo molto importante nonché
ambiguo nella vicenda…
… Il ritmo è piuttosto serrato e la colonna
sonora di Carlo Rustichelli aiuta molto in questo senso. Qualche scelta
stilistica appare ancora legata al giallo di stampo classico ma ciò non intacca
minimamente il valore dell’opera, e anzi la rafforza maggiormente. Curiosamente
il film inizia con un cartello che dondola e termina con una cornetta del telefono
che oscilla: Mario Bava disse di aver riso a crepapelle quando i più noti
critici francesi dei cahiers du Cinema gli chiesero cosa avesse voluto
trasmettere al pubblico con tale rimando, poiché esso non era assolutamente
voluto…
…El director romano,
absoluto experto a la hora de conjurar entre sí muchas de las variedades
genéricas que ha tocado, habiendo llegado al punto de dotar a sus peplums de absorventes y
espetaculares atmósferas de terror, aquí envuelve a su seminal giallo en un enorme
hálito de ambiente gótico introducido en esta escena y perenne en el resto de
la obra. Recordemos que en aquel año 1964 el llamada gótico italiano estaba en
pleno apogeo…da qui
… questo film è il primo del genere che
mostra delitti di una certa efferatezza: l'assassino uccide dopo inseguimenti,
torture, compiacendosi nel far soffrire le proprie vittime, e le ambientazioni
dei delitti sono sempre “gotiche”, soffocanti, solitarie (un magazzino di
antichità, un sotterraneo nascosto). Le armi che vengono usate sono improprie e
decisamente paurose: un arnese appuntito che trafora il viso, una stufa di
terracotta rovente, e l'acqua bollente nella vasca...Nuovamente Bava utilizza
“dolori e paure conosciute”, con i quali lo spettatore può immedesimarsi
benissimo: scottarsi, tagliarsi, cascare, bruciarsi con l'acqua, quindi la
storia, anche se improbabile e assurda, diventa per magia credibile. Confesso che
ho sobbalzato un paio di volte sulla poltrona, per una immagine improvvisa che
appare dal niente, per un gioco di luci, per l'arnese appuntito che affonda
nelle carni...sana paura che esorcizza quelle più profonde…
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