domenica 2 aprile 2017

La bottega degli errori (The Legend of Barney Thomson) - Robert Carlyle

opera prima di Robert Carlyle, girata a Glasgow.
comicità sera e surreale, più che d un romanzo il film sembra tratto da un fumetto.
l'eccesso e lo straordinario diventano la normalità in questo film, le storie più assurde si incastrano bene.
poi, certo, non lo vedi una seconda volta, ma "La bottega degli errori" la sufficienza la porta a casa.
in alcune parti il film è eccellente, in altre un deja vu, ma in fondo è divertente (humor scozzese, naturalmente) - Ismaele






Decisamente grazioso l'esordio alla regia di Robert Carlyle. Nella sua adorata Glasgow, dove siamo generalmente abituati a incontrarlo (così come nel nord Inghilterra) col suo muso da mezzo criminale a interpretare nei più svariati modi la working class britannica, il noto attore scozzese dà vita cinematografica al romanzo di Douglas Lindsay. Al suo fianco, una raggrinzita Emma Thompson e uno spassoso Ray Winstone, nei panni di un detective ormai stanco di vivere "in questa fogna" e disilluso dalla vita e dal suo stesso mestiere. Esattamente come il protagonista Barney Thomson (Carlyle), un uomo che ha dedicato la sua intera esistenza alla professione di barbiere e che ora si scontra con la modernità e con una clientela che malsopporta il suo burbero modo di fare. Dopo aver commesso due omicidi colposi armato di forbici e scopa, il vecchio Barney vedrà la sua vita legarsi a doppio filo con quella di uno spietato serial killer che fa a pezzi le proprie vittime per poi inviarne alcuni alle vedove.

Commedia a forti tinte noir, The Legend of Barney Thomson porta avanti un black humour costante e decisamente efficace, nonostante un ritmo non proprio incalzante, ma molto adatto al grigiore della periferia di Glasgow. Se i personaggi di contorno sono congeniali e divertenti, forse è proprio il protagonista che arranca maggiormente: gli va dato tempo per prendere le redini comiche del film. Nel complesso, una pellicola piacevole e diretta col giusto piglio, che ha tutti gli ingredienti per essere amata dai fan dell'umorismo di taglio albionico. Unico accorgimento, va vista in lingua originale: in primis per cogliere tutti caratteri della parlata scozzese, ma soprattutto per evitare un doppiaggio decisamente mal diretto ed eseguito peggio. 

…El humor negro funciona en algunos momentos con un enfoque agrio, grotesco, burlón, jocoso, de comicidad retorcida. El problema es que Carlyle no compacta el tono, y en ocasiones no se sabe si quiere rodar una comedia o un drama con fondo de asesinatos, psicopatía, amputaciones, patetismo, amoralidad, incompetencia policial, resquemor profesional, complicada relación materno-filial…
La ambientación parece atemporal en un contexto urbano triste, nublado, con calles medio vacías, barrios obreros, casas abandonadas, una barbería tradicional, vehículos viejos, antiguos tiovivos de feria… La historia se rueda en grandes angulares, con colores grises y terrosos. A la ambientación física se suma una banda sonora con canciones que contribuyen a esa atemporalidad.
Arranca y termina bien, pero no consigue atrapar en su parte central. Además del desbarre en el tono, a la película le falta ritmo en la narración y encanto a un personaje central apático, anulado en su interés por los secundarios.

El filme, que toma influencias tanto de la faceta cómica de los mencionados Coen como de, por ejemplo, un tipo de montaje que puede recordar en ocasiones a Martin McDonagh, transmite unos cuantos momentos de risa indiscreta y complicidad en situaciones de delirante brutalidad, así como la sensación de conmiseración hacia los enredos que envuelven a este pusilánime protagonista, encarnado brillantemente por Carlyle, quien demuestra un talento interpretativo intacto y también cierta buena mano para la dirección cinematográfica. Puede que, en algunos instantes, tienda al exceso, a la autoparodia o a la resolución mediante el deus ex machina, pero el resultado final es un correcto producto cinematográfico.

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