il
film (del 1989) è tratto da questo
bellissimo romanzo di Arkadi e Boris
Strugatzki.
Pavel Lebeshev è il direttore delle fotografia è (anche qui
lo era, e si vede la mano, anzi l’occhio)
Jean-Claude Carrière, mica
nessuno (come sapeva Buñuel), scrive la sceneggiatura, anche
Werner Herzog appare fra gli interpreti, ma lo uccidono dopo pochi minuti.
un film impressionante, abbastanza fedele al romanzo, sorretto
da una storia potente, se si può intervenire per cambiare la storia degli altri,
se da osservatore si può essere agente, se è possibile opporsi a un potere
malvagio e durissimo, pur essendo di un altro pianeta.
da non perdere è il minimo, ma non
dimenticate di leggere il romanzo, davvero imperdibile.
anche Aleksej German
ha fatto un film tratto dallo stesso libro (apparso nel 2013, dopo la sua
morte), ma questa è un’altra storia - Ismaele
QUI con sottotitoli in
inglese
Un film molto bello e particolare, di
ambientazione e contesto fantascientifico, ma che affronta tematiche
interessanti. Uomini di due Terre a confronto: quelli, diciamo, che
rappresentano una nostra evoluzione futura, senza più violenza e miserie e gli
altri, abitanti di un pianeta gemello della Terra che rappresenta il passato
stesso della Terra, il suo Medioevo dominato dalle guerra, dalla povertà e
dalla violenza. Il futuro che studia il proprio passato e le proprie origini,
ma la difficoltà è quello di rimanere impassibili osservatori di carneficine.
Anton, il protagonista, è un terrestre che si infiltra all'interno di questo
mondo oscuro e spietato (reso benissimo visivamente grazie ad un paesaggio
molto aspro e arido). Ha i mezzi e il potere di essere considerato un dio, dato
l'enorme gap tecnologico a suo favore, ma nonostante sia frustrato da questo
non interventismo ordinato dai suoi superiori che ne studiano le mosse (in
applicazione ad una sorta di libero arbitrio), viene sempre più coinvolto nelle
trame di questo mondo nuovo e antico allo stesso tempo. C'è la riscoperta di
emozioni forti come rabbia e odio, grazie a loro il Dio/Anton si rivela agli
uomini, interferisce nella storia, vuole salvare le persone a cui è più legato.
Rivelandosi sveste i panni di Dio e diventa uomo.
E' un film da vedere, non per i puristi del genere, perchè è più fasntascienza filosofica seppur all'interno di una cornice narrativa dotata di un buon ritmo che non presenta punti morti o noiosi. Da recuperare senza dubbio, se non altro per vedere una pellicola atipica nel suo genere.
E' un film da vedere, non per i puristi del genere, perchè è più fasntascienza filosofica seppur all'interno di una cornice narrativa dotata di un buon ritmo che non presenta punti morti o noiosi. Da recuperare senza dubbio, se non altro per vedere una pellicola atipica nel suo genere.
Un mondo dalla civiltà medioevale viene
scoperto da un popolo di viaggiatori spaziali. I nuovi arrivati, esseri
estremamente progrediti, che hanno sconfitto guerre, miseria e malattie,
rimangono affascinati dalle genti del pianeta, che rappresentano ai loro occhi
l'immagine vivente di un'epoca storica da lungo tempo superata e quasi
dimenticata. Subito decidono di inviare una spedizione scientifica, composta da
storici ed archeologi. L'occasione è ideale, perchè gli studiosi, senza timore
di essere scoperti, dal momento che i due tipi umani sono del tutto identici,
non hanno difficoltà a mescolarsi ed inserirsi tra gli autoctoni, per
esaminarne da vicino usi e comportamenti. Ma il coinvolgimento va molto al di
là del previsto, perchè gli infiltrati riscoprono sentimenti e passioni
dimenticate: l'amore, l'odio, il gusto della lotta per una giusta causa,
l'avversione per un tiranno, l'inevitabile schierarsi con un movimento ribelle.
Così quelli che avrebbero dovuto limitarsi a fare da spettatori divengono i
principali responsabili di una svolta storica nella vita del pianeta, e saranno
costretti a porsi dei gravi interrogativi: la loro ingerenza è stata lecita
oppure no? E le irreversibili conseguenze del loro intervento rappresenteranno
un vantaggio o un danno per quelle genti? Ed infine, chi avrà tratto i maggiori
benefici, e chi avrà subito le perdite più pesanti da questo incontro? Cosa
accadrebbe ad una civiltà progredita che scoprisse su un remoto pianeta una
umanità del tutto simile, ma ancora molto indietro nella scala evolutiva?
Sarebbe etico - e morale - interferire, più o meno apertamente, sulla storia di
quel popolo, intromettersi per modificarne, o addirittura rivoluzionarne, il
destino, dall'alto di una tecnologia tanto superiore da non poter essere
contrastata, facendosi magari credere delle divinità? Ciò in passato è più
volte accaduto, quando nazioni più progredite si sono affacciate in Messico, in
Brasile, in Africa, in Australia, nelle lontane isole del Pacifico, ed ogni
volta gli abitanti di quei luoghi hanno finito per pagare prezzi altissimi, a
volte fatali, agli invasori, le cui gesta hanno suscitato soltanto a posteriori
condanna e riprovazione…
…In 1989,
before the dust had settled, before anyone even really knew what the future
held in store, a group of filmmakers from France teamed up with a group of
filmmakers from West Germany and the Soviet Union — two countries that wouldn’t
even exist by the time their work was finished — to make an ambitious, batty,
corny sci-fi fantasy film called Es
ist nicht leicht ein Gott zu sein, known (well, not really known at all) in
English as Hard to be a God,
that ended up being a telling reflection of the upheaval and anxiety that
permeated east and west Europe during the final days of the 1980s…
…For whatever foibles this
sort of heart-on-the-sleeve science fiction may possess, I really wish we got
more of it these days. Hard to
be a God is exciting and sad,
thought-provoking and, well, not exactly action packed, but there’s plenty of
action. It tries really hard to be meaningful — not important, mind you, but
meaningful, and there’s a difference. Hard
to be a God is too pulpy to
feel like a movie obsessed with its own importance. And there are a lot of
pretty meaningless movies that think of themselves as being important, and I’ll
take meaningful pulp over self-indulgent importance any day. If you’re a fan of
old(ish) sci-fi, terrible wigs, heavy-handed but well-meaning philosophical
musings, dudes in robes shouting and killing each other with swords and lasers,
or just wondered what an episode of Star
Trek would look like with
more beheadings and spurting blood, Hard
to be a God is a thoroughly
entertaining time at the movies.
“Es ist nicht leicht ein Gott zu sein” è una co-produzione russo-franco-tedesca del 1989.
Originariamente gli stessi fratelli Strugatsky dovevano curare la riduzione in
sceneggiatura del loro romanzo del 1964 “È difficile essere un dio” (Трудно быть богом — Trùdna
biz bagòm, edito in Italia da Urania Mondadori prima nella serie madre, n.
1109, e poi nei Classici, n. 232), ma per farlo chiesero che il film fosse
diretto da un regista sovietico, come Aleksej German. Quando invece venne chiamato alla regia il tedesco Peter Fleischmann, autore notoriamente “intrattabile”, gli scrittori russi si
ritirarono dal progetto, ed in seguito non ebbero mai parole positive per il
film girato. Lo stesso anno, poi, per “ripicca” scrissero “Без оружия” (Bez
oruzhia — Senza armi), pièce teatrale che condensava il loro
romanzo.
Fleischmann stesso lavorò alla sceneggiatura del film, affiancato dall’esperto sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière. Il regista russo German evidentemente non rinunciò mai all’idea di dirigere un adattamento del romanzo, tanto che dal 2006 ha iniziato le riprese di un progetto che però, a tutto il 2010, ancora non ha visto la luce: “История арканарской резни” (Istoriya arkanarskoy rezni — Storia del massacro di Arkanar), una versione moderna russa del detto romanzo…
Fleischmann stesso lavorò alla sceneggiatura del film, affiancato dall’esperto sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière. Il regista russo German evidentemente non rinunciò mai all’idea di dirigere un adattamento del romanzo, tanto che dal 2006 ha iniziato le riprese di un progetto che però, a tutto il 2010, ancora non ha visto la luce: “История арканарской резни” (Istoriya arkanarskoy rezni — Storia del massacro di Arkanar), una versione moderna russa del detto romanzo…
…Though 128 minutes long,
the film is rarely boring. Written by Fleischmann and longtime
Bunuel-collaborator Jean-Claude Carriere, they overload it with sci-fi ideas
(on future Earth, war, injustice and emotions have been eliminated), striking
sadism (Reba's Inquisition-style "God Machine," used to slaughter
dissenters), occasional sex (all of the women, from royalty to servants, want
to jump hunky Anton), and a deliriously crazy finale of wholesale killing,
worship and chaos, with a modern-day helicopter(!) thrown into the mix. The
special effects are often cheesy, but cinematographer Pavel Lebeshev
(KIN-DZA-DZA) gives it the proper grunginess, the actors play it straight and
it's refreshing to see a rousing, bloodthirsty tale with no shortage of
philosophical underpinnings. And don't forget to stick around for the
hilarious, English-language, power-ballad theme song over the end credits! Ouch!
da qui
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