domenica 25 gennaio 2015

Still Alice - Richard Glatzer, Wash Westmoreland

non è un film per tutti, racconta il dolore e la sofferenza, non è facile. 
Julianne Moore è straordinaria e davvero è Alice (molto bravi anche Kristen Stewart, già vista qui e Alec Baldwin).
la malattia (l'Alzhaimer) arriva, bastarda, te ne accorgi, lotti, speri, ti annienta.
il film è tratto da un romanzo di Lisa Genova, scrittrice e neuropsichiatra statiunitense. 
sappia chi legge che Richard Glatzer, uno dei due registi, è malato di SLA.
(ci insegnano a scuola a crescere e a imparare la crescita, occorrerebbe imparare il viaggio, più o meno lungo, verso la fine della vita, nessuno te lo insegna).
(qui un bellissimo film di animazione dove ci si ammala di Alzhaimer).
non sarà un film perfetto, ma già da sola l'interpretazione di Julianne Moore vale il prezzo del biglietto, e anche più - Ismaele


Note di regia
Richard ed io ricevemmo una telefonata nel dicembre del 2011, dal duo di produttori, Lex Lutzus e James Brown, che ci chiesero di dare un’occhiata a un romanzo. Fu una di quelle opportunità del tutto inaspettate per le quali i film maker letteralmente ‘vivono’, ma quando venimmo a sapere del tema del libro rimanemmo interdetti. La trama del libro – una donna brillante a cui viene diagnosticata una forma di Alzheimer precoce – suggeriva un film sulla malattia, la disperazione e la morte. Era un tema a noi troppo familiare. Difatti, all’inizio di quello stesso anno, Richard si era fatto visitare da un neurologo a Los Angeles, in seguito ad alcune difficoltà che aveva sviluppato nel parlare. Il dottore gli aveva visto nella bocca, e aveva notato un inarcamento della lingua, e aveva predetto, “Credo sia SLA.”
Abbiamo trascorso parecchio tempo nei mesi successivi a cercare di gestire le ripercussioni di questa cosa, sia da un punto di vista medico che emozionale. Leggendo i primi capitoli del libro, trovavamo delle similarità che ci erano familiari in maniera inquietante: il neurologo dal quale si reca Alice inizialmente le rivolge le stesse domande che Richard si era sentito chiedere all’inizio dei suoi esami; e il crescente senso di terrore che accompagnò la diagnosi, la sensazione di avere le ali tarpate, nel momento in cui la vita aveva acquisito la sua totale pienezza. Avevamo davvero voglia di affrontare un film del genere in quel momento? Alzheimer e SLA ovviamente sono malattie molto diverse tra loro.
Più avanti, quando incontrammo Elizabeth Gelfand Stearns, socia della produttrice Maria Shriver, ci disse molto chiaramente: “ Sono due malattie quasi opposte – l’Alzheimer attacca la cognizione, e inizialmente lascia intatto il corpo, mentre la SLA lascia intatto l’intelletto, mentre il corpo...” ma lasciò la frase a metà, per non creare imbarazzo. Le malattie certamente hanno delle similarità: sono entrambe terminali, incurabili, e hanno l’effetto di isolare il paziente dal mondo esterno. Ma la cosa più atroce è che entrambe cancellano il senso dell’identità, perciò è essenziale cercare di aggrapparsi a se stessi.
Fummo letteralmente risucchiati dal libro. E’ una storia molto appassionate, resa emozionalmente accessibile dallo stile onesto e diretto di Lisa Genova. Continuando a leggere, capimmo che il film tratto da quel libro avrebbe dovuto mantenere lo stesso tono diretto e franco. [Richard Glatzer e Wash Westmoreland]
da qui



Ci sono film che valgono la pena di essere visti, a dispetto della loro pesantezza, anche solo per le prove d'attore che ci regalano.
E' questo il caso di Still Alice, dove un'immensa Julianne Moore veste i panni di una cinquantenne alle prese con quello che sembra essere diventato il nuovo flagello della società moderna. Accantonato il cancro, ormai male noto e convissuto, e l'AIDS, quello che sembra il vero mistero è l'Alzhaimer una malattia spietata che ti riduce ad una larva umana, ma prima ti strappa i ricordi, l'essenza della tua vita, insomma nemmeno muori essendo te stesso…

 il film non riesce a fare breccia; commuove nel momento in cui sono messi in piazza momenti e situazioni toccanti, che potrebbero anche coinvolgere il vissuto di alcuni spettatori, senza però apportare nulla di nuovo o personale ad un tema, la malattia in tutte le sue forme, che sembra ultimamente un must del cinema, disposto a mettere in piazza ogni singolo aspetto della vicenda umana, teso a estorcere lacrime e tristezza allo spettatore ignaro.
Il racconto è delicato, il procedere della malattia raccontato con equilibrio, ma il film non si sforza di andare oltre, volendo probabilmente raccontare solo l’evolversi del morbo. I rapporti umani, fondamentali in una tale dinamica, non vengono approfonditi e l’empatia con la protagonista si sviluppa più in nome della malattia stessa che per lei in quanto Alice, persona definita in uno spazio-tempo preciso…

Pocas son las palabras de alabanza hacía la interpretación de Julianne Moore, que soporta el peso de la película con la que sea, quizás, una de las mejores actuaciones de su carrera. La actriz, que ya cuenta con un Globo de Oro por esta interpretación, refleja a la perfección el sufrimiento de las personas que padecen alzheimer. A medida que avanza el metraje, los movimientos y las palabras de Alice van perdiendo forma y eso Moore lo consigue con sobresaliente, incluso con su mirada que llena de vitalidad, en un principio, terminará perdida en algún remoto lugar en el que solo parece encontrarse ella. La dureza del alzheimer y la rabia de sus familiares, que nada pueden hacer, por mucho que lo intenten, por traer de vuelta a la realidad a los que la sufren, llegan al espectador, que podrá conmoverse gracias a un largometraje que, a pesar de no ahondar mucho en la enfermedad, retrata de manera suficiente lo que ésta trae consigo…

…"Siempre Alice" no es nada melodramática, pero como cubre varios meses, no hace más que golpearte y golpearte, porque muchas veces te das cuenta de que ha pasado tiempo al descubrir un nuevo desliz de la protagonista. Y lo único que sientes es frustración, angustia y pena por esa mujer tan luchadora que no puede hacer nada contra una enfermedad que le está robando decenios de vida.
¿Y Julianne Moore es para tanto? Pues sí; se podría decir que aquí hace lo más parecido a una interpretación perfecta. Moore borda desde los ataques de pánico y el temor del principio, hasta la degeneración final, donde no hace falta que hable, porque le ha cambiado la mirada por completo, y parece una mujer distinta.
"Siempre Alice" es una película muy buena, y el trabajo de Julianne Moore es impresionante. Pero es un film tan demoledor, que espero no volver a verlo en mi vida.

…El relato también pone en vitrina el duro tema de las enfermedades inevitables, ya que lejos de ser una persona descuidada, Alice es mostrada como una mujer responsable que, además de cultivar permanentemente su mente, tiene una alimentación adecuada, sale a correr todos los días y se conserva en excelente estado físico. Todo esto incrementa el dolor que se experimenta al verla cada vez peor (¿se sentiría la audiencia igualmente afectada si se hubiera tratado de una alcohólica o de una drogadicta?), pero no se convierte tampoco en un truco barato para hacer llorar al espectador (aunque es inevitable derramar al menos unas cuantas lágrimas si no se tiene el corazón de piedra).
Habrá quienes piensen que la historia de Alice no es lo suficientemente terrible, porque, a fin de cuentas, se trata de una mujer adinerada que no tiene nunca que enfrentarse a una situación de pobreza que le impida la cobertura médica; y habrá otros que reclamarán el hecho de que el Alzheimer no es presentado en toda su crueldad. Pero lo cierto es que, con una enfermedad de este tipo, ni el más rico se libra del desastre. Además, si lo que están buscando es una conexión personal por parte de los autores, les convendrá saber que Gletz sufre de Esclerosis Lateral Amiotrófica (ALS en inglés), el devastador e irreversible mal que aqueja al científico Stephen Hawking, y que hasta el momento, le ha costado al cineasta tanto el habla como el movimiento de las manos. Eso sí que es un drama.

Viene da chiedersi allora, quale sarebbe stato il destino della pellicola senza di lei? Per quanto ci riguarda non lo stesso, perché la Moore regala una prova di rara intensità e partecipazione emotiva che aumenta in maniera esponenziale lo spessore del suo personaggio, valorizzando la scrittura e le diverse sfumature che la percorrono. L’attrice americana si cala catarticamente nel difficile ruolo di Alice, mettendosi completamente al servizio del personaggio e del film nel suo complesso. Per questo non escludiamo una probabile candidatura alla prossima notte degli Oscar. La sua interpretazione innesca una reazione a catena che si riflette con effetti benefici sul resto del cast, a cominciare da un Alec Baldwin (nel ruolo del marito) e da una Kristen Stewart (la figlia Lydia) mai così efficaci. Ed è proprio la qualità della recitazione, che va di pari passo con l’ottima direzione degli attori da parte della coppia di registi, il valore aggiunto che emerge dalla visione.

2 commenti:

  1. A me è piaciuto tanto, non ho trovato l'ombra del patetismo tipico dei film americani, evidentemente anche il romanzo è valido.

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    1. a differenza di "Birdman", che mi è piaciuto (molto) meno della media, "Still Alice" mi è piaciuto (molto) più della media dei blogger e della critica

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