dopo questo film, "Oro Rosso" e "Offside" hanno contribuito alla condanna di Jafar Panahi (da non dimenticare che con lui è stato condannato anche Mohammad Rasoulof, di cui ho visto un solo grande film, qui, "L’isola
di ferro").
qui si racconta una storia circolare di donne, le ultime degli ultimi, in una società machista, sono in trappola, mancano le sbarre, a volte, ma è un dettaglio.
raccontare, mostrare è pericoloso, lo dice bene Voltaire: "é pericoloso avere ragione in questioni su cui le autorità costituite hanno torto", Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof lo sanno bene, noi lo intuiamo soltanto.
il film ha vinto al festival di Venezia nel 2000, da (ri)vedere sapendo che si soffre, seguendo, guardando e ascoltando parole e silenzi delle protagoniste - Ismaele
qui si racconta una storia circolare di donne, le ultime degli ultimi, in una società machista, sono in trappola, mancano le sbarre, a volte, ma è un dettaglio.
raccontare, mostrare è pericoloso, lo dice bene Voltaire: "é pericoloso avere ragione in questioni su cui le autorità costituite hanno torto", Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof lo sanno bene, noi lo intuiamo soltanto.
il film ha vinto al festival di Venezia nel 2000, da (ri)vedere sapendo che si soffre, seguendo, guardando e ascoltando parole e silenzi delle protagoniste - Ismaele
Jafar
Panahi in tribunale:
Io non comprendo
l'accusa di oscenità diretta ai classici della storia dei film, né capisco il
crimine di cui sono accusato. Se queste accuse sono vere, voi non state
mettendo sotto processo solo noi ma il cinema iraniano socialmente impegnato,
umanistico e artistico, un cinema che prova a stare aldilà del bene e del male,
un cinema che non giudica, né si arrende al potere o ai soldi ma prova a
riflettere onestamente un'immagine realistica della società.
Nonostante tutte le ingiustizie che ho
subito, io, Jafar Panahi, voglio dire ancora una volta che sono iraniano, che
resterò nel mio paese e che mi piace lavorare nel mio paese. Amo il mio paese,
ho anche pagato un prezzo per questo, e sono pronto a pagarlo ancora se
necessario. Ho anche un’altra dichiarazione da fare in aggiunta alla
precedente. Come mostrano i miei film, dichiaro che credo nel diritto “degli
altri” a essere diversi. Credo nel rispetto e nella comprensione reciproca,
così come nella tolleranza; la stessa tolleranza che mi impedisce di giudicare
e di odiare. Non odio nessuno, neanche i miei giudici.
Donne sole, senza diritti, marchiate fin dalla nascita dal
disonore del loro sesso, che non possono esprimersi, fumare in pubblico,
viaggiare non accompagnate da un uomo o senza carta dello studente. Donne che
devono nascondere in continuazione la propria femminilità. Donne che cercano un
equilibrio, un compromesso. Donne che sopravvivono. E intorno un mondo che va
avanti, in cui questa situazione viene data per scontata senza porre troppe
domande…
Non si esce dal cerchio e dunque le donne non
possono fare altro che disperare; e con loro gli uomini, che si vedono
rappresentati da pappagalli, egoisti e infantili, dispotici e autoritari. Non
c'è remissione, non si vedono riscatti futuri fin da quando con il rumore del
parto nasce il film, che dunque finisce con il coincidere con il retaggio
femminile; tanto che fin da subito è la macchina da presa ad essere rasente ai
muri seguendo la donna, affranta per la nascita della nipotina. Infatti le
riprese risultano sempre un po' "costrette", si tende a inserire
spesso qualche elemento che disturba il piano di ripresa, tranne sui volti;
sembra di portare il cilicio anche noi spettatori…
Few things reveal a
nation better than what it censors. In America, the MPAA has essentially
eliminated adult sexuality from our movies, but smiles on violence and films
tailored for the teenage toilet-humor market. Now consider "The
Circle," a film banned in Iran. There is not a single shot here that would
seem offensive to a mainstream American audience--not even to the smut-hunting
preacher Donald Wildmon. Why is it considered dangerous in Iran? Because it
argues that under current Iranian law, unattached women are made to feel like
hunted animals.
There is no nudity here. No violence. No drugs
or alcohol, for sure. No profanity. There is a running joke that the heroines
can't even have a cigarette (women cannot smoke in public). Yet the film is
profoundly dangerous to the status quo in Iran because it asks us to identify
with the plight of women who have done nothing wrong except to be female.
"The Circle" is all the more depressing when we consider that Iran is
relatively liberal compared to, say, Afghanistan under the Taliban…
da qui
da qui
Ragazzi avete per caso 'Lo specchio' di Panahi? Lo sto cercando da tempo e ho trovato purtroppo solo metà film! (una versione trasmessa su fuori orario).
RispondiEliminaho cercato, ma niente :(
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