Tutti conoscono questo film per una scena, con musica e voce di
Patti Smith (“Because the night” è il titolo della canzone), sigla di Fuoriorario una delle
trasmissioni più belle e importanti della RAI.
Il regista è un genio di nome Jean Vigo, morto a 29 anni( avete
letto bene, a 29 anni anni), di setticemia, pochi mesi dopo la presentazione de
“L’Atalante” (tra l’altro con attori grandissimi).
Ci ha lavorato anche Boris Kaufman (fratello minore di Dziga
Vertov), come direttore della fotografia e altro, un grande uomo di cinema, che
Sidney Lumet ha voluto per i suoi film.
Per me dico solo che è un capolavoro assoluto, senza se e senza
ma.
Vi lascio alle parole di recensioni più ampie delle mie, con
parole belle e profonde, e dopo averle lette, non prima, non imbrogliate,
potete vedere il film.
Visione non consigliabile a chi non riesce a sopportare la
bellezza.
Per Ondacinema è una pietra miliare:
…Almeno per una fetta cinefila italiana, quella dura e pura,
intraprendente e nottambula, oppure collezionista di vecchie vhs che
strabordano nei propri scantinati fino a soffocarli dolcemente, la celeberrima
sequenza subacquea del film è, per forza di cose, quella più vista di tutta la
storia del cinema. Chi si approccia a questa microvisione - di colossale
spessore - raccoglie la porzione surrealista del film che, fuori dal contesto
dell'opera, si fa straniante: ci si tuffa inconsapevolmente in queste acque
nemmeno tanto splendenti ma, al contrario, fin sporche, e in questo
azzurro-bianco/nero-grigio l'inconsapevolezza approda al sorriso della sposa
finanche inquietante, in un volto, quello di Dita Parlo, che sembra di
porcellana, che ci invita ad una visione in effetti più variegata e complessa
di quella che una singola sequenza può suggerire. Eppure quella scena contiene
già tutta l'inafferrabilità della materia. Quella apparente semplicità (almeno
della sceneggiatura) che conserva una magia che al contempo regna le nostre
giornate, ma le trascende perché riesce a catturare una purezza di sguardo
invisibile ai nostri stanchi occhi…
L’Atalante fut tourné lors de lhiver 1933. Un hiver précoce, rude, agressif, tenace…
un hiver qui poussait les individus à l’excès. Jean Vigo, notamment. Il lui
restait moins d’un an à vivre. Un an, c’est si court… surtout lorsqu’on sait qu’il
vient juste d’avoir 28 ans.
Bien sûr, il n’était pas question d’attendre le prochain hiver pour tourner un
premier (et unique) long-métrage… ni le printemps, ni l’été… Non, il fallait
faire ce film maintenant… tout de suite ! Vif, entreprenant, convaincant,
sans doute pressé par une Urgence trop
vicieuse, attendu bientôt par la Mort,
Jean Vigo créa L’Atalante de
toutes pièces. A l’origine, L’Atalanteétait
un scénario écrit par un homme, " Jean Guinée " en
littérature, Roger de Guichen à la ville. Cet homme, qui n’avait rien à voir de
près ou de loin avec le cinéma, poursuivit une honorable carrière bancaire. Le
renom qui s’attache au film qu’il a jadis écrit et la gloire de Jean Vigo semblent
toujours l’avoir étonné. Toujours est-il qu’il est, cependant, le premier à
penser que L’Atalante est
un film de Jean Vigo. Exclusivement !...
…L'Atalante est
en rupture totale avec la majeure partie du cinéma français des années trente,
cinéma de prose dur et réaliste, parfois cynique, ne tolérant la poésie qu'à
dose homéopathique. Fragile et souvent
balbutiant, L'Atalante n'est
au contraire que poésie, traversée de quelques éclairs surréalistes (la
séquence sous-marine). Ses caractéristiques : dédramatisation extrême, refus du
psychologisme, accent mis sur des instants privilégiés, sur des détails infimes
ou curieux, sur des personnages (le camelot Margaritis) qui peuvent surgir de
n'importe où et disparaître comme ils sont venus.
To live
happily ever after with the one you love, you must be able to live with them at
all. It is not that simple. Little problems must be worked out. She does not
like cats on the table while she is eating. He has a closet filled with a
year's dirty laundry. She treasures their private moments together. He
treasures his best friend, who is bearded and garrulous and arrives at meals in
an undershirt. She wants to see Paris. He worries about his work. You see
how it is.
Jean
Vigo's "L'Atalante" (1934) tells such a love story. It is on many
lists of the greatest films, a distinction that obscures how down to earth it
is, how direct in its story of a new marriage off to a shaky start. The French
director Francois Truffaut fell in love with it one Saturday
afternoon in 1946, when he was 14: "When I entered the theater, I didn't
even know who Jean Vigo was. I was immediately overwhelmed with wild enthusiasm
for his work." Hearing a critic attack another movie because "it
smells like dirty feet," Truffaut considered that a compliment, and
thought of Vigo and the pungent life he evoked on a French canal barge.
Truffaut
saw Vigo's life work that afternoon in Paris; it added up to less than 200
minutes. Legends swirled around the director, who died of tuberculosis at 29,
just a few months after the premiere. Already famous for "Zero for
Conduct" (1933), he was so ill when he made "L'Atalante" during
an unusually cold winter that sometimes he directed from a stretcher: "It
is easy to conclude that he was in a kind of fever while he worked,"
Truffaut wrote, and when a friend advised him to guard his health, Vigo replied
that "he lacked the time and had to give everything right away."…
Straordinario... l'ho visto tantissimi anni fa, proiettato insieme a "Un tram che si chiama desiderio". Ma adesso so chi è Vigo. Grazie bel Principio.
RispondiEliminal'ho visto al cinema, era tornato nelle sale negli anni 90 con la colonna sonora originale. devo dire che da allora la canzone di pattismith mi disturba un po'...
RispondiEliminaMichel Simon è di sicuro lassù che ci guarda, accanto a Stan Laurel e Oliver Hardy
:-)
lui e i suoi gatti, e le sue scene con Dita Parlo (quando la va a riprendere e la riporta a casa, il vecchiaccio burbero, Popeye ingrassato...)
Jean Dasté appare anche nel Ragazzo selvaggio di Truffaut