Barbareschi fa l'attore e il regista, una specie di Al Pacino (o Daniel Auteil) e Johnny To casalingo, inferiore in entrambi i casi agli originali.
interessante la tematica economico-alimentare, magari si poteva andare più in profondità, ma la storia d'amore ruba spazio e poi non vissero felici e contenti.
non un film memorabile, in certi momenti sembra un compitino diligente, ma si può vedere - Ismaele
…Barbareschi non si inchina a nessuno, ma attinge a
piene mani all'estetica del cinema asiatico (vedi l'uso delle superfici
riflettenti che deve molto ad autori come Edward Yang, e i riferimenti agli yakuza movie, pur senza l'energia
cinetica dei maestri del genere), ma anche al polar
francese (soprattutto nella caratterizzazione di Matteo, che rimanda a
Daniel Auteil) e al film di denuncia hollywoodiano. Barbareschi mantiene però
un saldo controllo autoriale che gli fa scegliere, ad esempio, un giovane
sceneggiatore come Francesco Arlanch, televisivo solo nel background professionale,
per costruire dialoghi credibili privi di inutili sottolineature e ridondanze e
ricchi di pennellate ironiche, che salvano il film dal prendersi troppo sul
serio e tolgono all'impianto melodrammatico il rischio di sconfinare
nell'autoparodia…
…Evidentemente a livello registico si nota un certo
indugio su certi estetismi di maniera, la pioggia, la fotografia saturata, le
luci notturne e le vetrate riflettenti e soprattutto un eccessivo uso del ralenty: il film un po' troppo lungo, quasi perfetto per
una miniserie in due puntate in effetti. Ma soprattutto grazie alla
sceneggiatura ben scritta, nonostante qualche patinatura e qualche cliché, le
situazioni e i personaggi rimangono piuttosto credibili, senza mai sconfinare
troppo nel retorico o nel grottesco…
…Fermo restando il valore imprenditoriale, e dunque
internazionale del progetto che pochi film italiani possono vantare, a Something Good manca un mordente. Non è il
thriller, il cui intreccio si innesca ma non si consolida lasciando il campo
alla love story. Non è la storia d’amore, per la quale il Barbareschi attore non
permette una facile immedesimazione nel personaggio. Non è la denuncia, non
essendo questa l’intenzione originale nonostante il desiderio di sapere
qualcosa di più sui traffici alimentari. Ma il coraggio di ambire, anche con
presunzione, è da elogiare.
…Something Good pare buona televisione, ovvero il riassunto di un serial che l’Italia
qui e ora non si può permettere. Ma in attesa di una tv “normale” questo
assaggio delegato al cinema non guasta.
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