lunedì 4 novembre 2013

Kinatay – Brillante Mendoza

Pochi film hanno avuto valutazioni che vanno dal pessimo al capolavoro. “Kinatay”, che ha vinto il premio alla regia al Festival di Cannes nel 2009, è uno di quei film. Roger Ebert, che mi ha fatto scoprire tanti bei film e le cui recensioni spesso condividevo (lui ormai non c’è più, porca miseria), ne parla come “il peggior film della storia del Festival di Cannes”, per capire cosa si intende per un cattivo giudizio.
per questa volta non sono d’accordo con Roger Ebert.
è un film che turba, una discesa agli inferi, dove regna la banalità del male.
il film inizia di mattina, come una storiella di sorrisi e simpatia, poi Peping, che da allievo di polizia fa già pratica con il pizzo, viene promosso a un’azione terribile, lui ancora non lo sa.
la mattina dopo (il film abbraccia un tempo di 24 ore) tornerà a casa dalla brava mogliettina e dal bellissimo bambino, non sapremo come li guarderà, la sua vita sarà cambiata per sempre.
per i miei gusti è un gran film, anche se non per tutti - Ismaele



There are few prospects more alarming than a director seized by an Idea. I don't mean an idea for a film, a story, a theme, a tone, any of those ideas. I'm thinking of a director whose Idea takes control of his film and pounds it into the ground and leaves the audience alienated and resentful. Such a director is Brillante Mendoza of the Philippines, and the victim of his Idea is his Official Selection at Cannes 2009, "Kinatay." Here is a film that forces me to apologize to Vincent Gallo for calling "The Brown Bunny" the worst film in the history of the Cannes Film Festival…

Una città che potrebbe essere dovunque ed un giorno come tutti gli altri: il formicaio di persone che si riversa sulle strada senza un ordine apparente enfatizza la casualità di una storia che non sa di essere tale e per questo nasce e si sviluppa seguendo il flusso di quella moltitudine. La telecamera di Brillante Mendoza diventa una lente di ingrandimento che ci permette di distinguere i fatti e le persone, un giorno di festa come quello in cui incontriamo il protagonista in procinto di sposarsi per legittimare il bambino che sta nascendo e poi a seguire, con uno scarto annunciato da un oscurità invadente e tenebrosa, il progressivo deteriorarsi delle certezze che lo stesso regista ci aveva dato rispetto a quel personaggio (solare ed ispirato da sani principi, come la voglia di famiglia ed un futuro lavoro in polizia) coinvolto prima come parte in causa e poi come colpevole spettatore ad una carneficina che dovrebbe essere un regolamento di conti ed invece assomiglia ad uno “snuff movie”, per le efferatezze che la vittima (una prostituta che non ha rispettato i patti) deve subire prima di spirare, e per il modo in cui il regista c’è le mostra, senza il minimo compiacimento ma allo stesso tempo senza risparmiarci nulla i termini di verità e di dolore…

…Un horror metropolitano, un'iniziazione violenta e repentina (tutto in una notte) alla vita.
Brillante opta per uno stile asciutto, la camera quasi tutta a spalla che segue, al limite del documentaristico, la vicenda. E noi spettatori, esattamente come il protagonista, ci troviamo invischiati nella terribile storia e siamo impossibilitati ad uscirne. Mendoza non mostra quasi niente, preferisce celare la violenza e farcela solo intuire, a noi tocca sbirciare qualcosa insieme a Peping (il giovane protagonista) e con lui immaginare.
Un film diviso nettamente a metà, con una prima parte sorridente, luminosa e caotica, e una seconda buia, lenta e letale…

Mendoza gira in tempo reale, quasi a moltiplicare l'angoscia che si consuma in un'attesa insopportabile di un orrore che tarda a manifestarsi ma che avverti già implacabile nell'aria malsana e soffocante che circola nell'abitacolo dell'autovettura della morte. Ogni azione inizia e si conclude col realismo e la tempistica materialmente necessari per compierla, sia essa l'atto di squartare senza pietà il corpo appena massacrato della vittima, sia invece la semplice sostituzione di una gomma del taxi che conduce verso casa il nostro sconvolto protagonista alla fine del film. Sta proprio in questo particolare agghiacciante e stordente la genialità di Brillante Mendoza, una vetta tra le più irraggiungibili dell'attuale panorama registico mondiale.

Speaking of monsters--the police officers are not presented as complex characters capable of change; instead, they are presented the way theyare: weary and so desensitized by this job they need to buy beer and boiled duck eggs along the way to keep themselves entertained (a horrifying detail, I thought, that sets this particular vigilante execution apart from those set in, say, Mexico). If we are to find their closest cinematic equivalent we'll find them not in the films of Fernando Meirelles but in those of Michael Mann--lonely professionals toiling away at demanding work, perhaps not as supercompetent, but certainly as burnt-out and inexpressive and tired. Mendoza may have made Peping the film's heart, but its soul definitely takes cue from the police officers, from their crude, off-the-cuff way of handling things, even emergencies…

…c’est horrible, oui l’homme est vil et tordu, or ce qui devrait être le véritable enjeu de l’histoire (la fin de l’innocence et la lâcheté humaine) est trop anecdotique pour être crédible. Kinatay rassemble ici un ramassis de fantasmes malsains, et ne lésine sur rien, tout en voulant faire passer cela pour un tableau tristement réaliste. Sans intérêt.

Kinatay no es un plato de fácil digestión, es de esas películas que crean división. Es una apuesta muy sencilla pero a la vez muy arriesgada, una apuesta distinta, una larga y oscura pesadilla que se desarrolla a lo largo de un día que nunca acaba y de la que ni su protagonista, Peping, ni el espectador pueden escapar. Por desgracia también es la realidad de muchas personas en su día a día.
Lo mejor: Una dirección perfecta
Lo peor: Es un film difícil y no todo el mundo se sumergirá en su historia

…lo que narra la película es la corrupción moral del joven miembro de la pandilla. El operativo es mostrado como un maléfico rito iniciático, diabólicamente preparado para tomar de improviso al novato, luego del cual no podrá volver del infierno y formará irremediablemente parte de muchos operativos más.
El gran merito de Kinatay es mostrar en detalle esta degradación, que sucede en el transcurso de una noche. El descenso moral de Peping es visto en tiempo real. Antes de esa noche, Peping era incapaz de los hechos aberrantes que se cometen, ni estaba interesado más que en mantener a su familia. Al terminar la pesadilla, el joven se convirtió en otra herramienta feroz al servicio de la mafia. Esta transformación ocurre en solo 12 horas.

Per non farsi mancare nulla, nella ricerca del maggior contrasto, Mendoza filma il giorno in pellicola e la notte in digitale, evitando di ricorrere all'illuminazione extra-diegetica e facendosi piuttosto bastare i fari delle macchine, nelle scene girate nel pulmino, e le luci presenti nella casa, per la lunga sequenza del massacro. 
L'intento, autoevidente, è quello di utilizzare l'autenticità in sede di ripresa perché il narrato stesso appaia il più veritiero possibile, ma l'equivalenza non è scontata e qui, di fatto, non si realizza. Incrinata dall'esibizionismo del regista, dal suo gusto per l'osceno, dal piacere sottile che si arroga di costringere lo spettatore a una visione faticosa per tempi e modi, senza che ci sia scambio, senza che lui ci offra un motivo per farlo e per divenire suoi complici.
da qui

4 commenti:

  1. Dannazione, che film! Preso subito in DVD appena uscito, immenso, superiore al successivo "Lola" IMHO. In Italia, nei cinema, pareva dovesse uscire anche "Captive", ma non se n'è saputo più niente :(

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    1. peccato per "Captive":(

      intanto “Kinatay” è indimenticabile

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    2. Peccato sì, pareva riprendere diversi temi di questo Kinatay...

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    3. cerco altro di Brillante Mendoza, "Captive" già l'ho trovato, ma aspetto un po'.

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