lunedì 11 novembre 2013

Prisoners - Denis Villeneuve

c’è chi pensa che Villeneuve sia un stato un grande pilota di Formula 1, amato da Enzo Ferrari, e si ferma lì, sappia che da qualche anno c’è un altro grande Villeneuve canadese che si è fatto notare.
Denis Villeneuve è uno dei più grandi registi in circolazione, e dopo “Polytechnique”, mai uscito in Italia, purtroppo (cercatelo comunque), e “La donna che canta” (un capolavoro assoluto, il dvd ti aspetta), ogni suo film è molto atteso.
“Prisoners” è girato negli Usa, anziché in Canada, un po’ mi ha ricordato “Zodiac” (e non solo per la presenza di Jake Gyllenhaal, bravissimo), è una corsa contro il tempo, con una sceneggiatura che non ti fa rilassare.
da non perdere mi sembra il minimo, non leggete niente prima, vi toglierebbe la sorpresa, andate al cinema, nessuno, tranne i deboli di cuore, se ne pentirà. - Ismaele




Seppur obbiettivamente troppo estesa, con evidenti ricadute sul ritmo generale e sulla tenuta d’insieme, la pellicola si dipana egregiamente, scorre forte e sicura nel solco di una violenza e una tensione sempre crescenti, portando lo spettatore a un vero e proprio processo di pathòs identificativo che si fa plurimo, rivolgendosi al contempo al padre Keller, al poliziotto Loki e persino al (presunto) maniaco/vittima Alex. Un processo ai limiti della schizofrenia filmica, che rende Prisoners un film potente e, almeno nella struttura narrativa, perfetto.
da qui

Traversé d’images terribles et de morceaux de bravoure sidérants, "Prisoners" se révèle donc être un authentique film d’épouvante réaliste et amoral. Au terme d’une projection qui laissera les plus sensibles sur les rotules, il n’est pas interdit de voir là la révélation (si besoin en était) d’un cinéaste de premier plan, et dont on attend le prochain cauchemar ("Enemy", une histoire de double, encore avec Jake Gyllenhaal) avec une impatience non feinte. Le privilège des plus grands.

En lo referido al ritmo, cada vez que el relato corre el riesgo de caer en la trampa de lo ya visto, incorpora un nuevo giro, un nuevo elemento que reaviva el interés de la trama, por ejemplo el acechador, la tortura, el descubrimiento de las serpientes… y sobre cada uno de esos giros, siempre la misma duda acuciante: ¿qué pensar de la tortura? ¿Qué haríamos nosotros?
Las secuencias entre Jackman y Gyllenhaal son auténticos duelos de personalidad con una notable química entre los actores, aunque tengo que aclarar que en mi opinión, todos esos duelos los gana Gyllenhaal. Baste la del encuentro en el interior del coche como ejemplo.
El tema de la película es en definitiva la destrucción del bien a manos del mal, la creación de monstruos a manos de otros monstruos. La venganza. Y un mal que puede ser tanto activo como pasivo, tan pasivo como el de los personajes que afirman en un diálogo de la película: “no vamos a pararle pero tampoco vamos a ayudarle. Nos desentendemos”, que en mi opinión es con diferencia el momento más inquietante de la película, al menos desde el punto de vista moral.
Un notable ejercicio de cine de intriga que sabe manipularnos con astucia para convertirse en una prueba moral para el espectador.
Y con un final que sabe pararse a tiempo para no caer en la trampa del tópico.

2 commenti:

  1. Ho l'impressione che me ne dimenticherò troppo presto. Preso come thriller funziona, ma avrei preferito approfondisse meglio il tema della paura atavica degli statunitensi, che nella seconda parte si perde quasi completamente in un eccesso di colpi di scena e corse contro il tempo. Strizza troppo l'occhio a Fincher, peccato. Anche a me ha ricordato in parte Zodiac. Villeneuve ormai si affida solo a sceneggiature di altri, sembra un dato di fatto. In uscita immediata o quasi un altro film con Gyllenhaal ancora protagonista. Polytechnique per me resta di gran lunga la sua opera migliore, quella sì indimenticabile.

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    1. per forza "Prisoners" è da meno di "Polytechnique" e "La donna che canta", è solo da 9 e gli altri sono da 10.
      guardando "Polytechnique", le volte che l'ho visto, ho sofferto molto, ma anche qui non si resta indifferenti, veniamo coinvolti, non è cinema per indifferenti.

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