martedì 26 novembre 2013

Drogowka - Wojciech Smarzowski

Wojciech Smarzowski è uno bravo, anche qui convince molto.
il film inizia come un documentario, pensi di aver sbagliato film, in realtà è il tessuto su cui è costruita una seconda parte senza respiro, a ritmo elevatissimo.
quando Król capisce, dopo una vita passata a pensare e fare il proprio squallido tornaconto, che qualcuno più sopra fa un gioco durissimo, di cui lui è la pedina sacrificale, allora cerca la verità, che non si può né cercare né dire.
il prezzo sarà altissimo, ed è quello che dappertutto un sistema mafioso, tutto il mondo è paese, fa pagare a chi alza la testa.
il film è politicamente scorretto, qui non esistono buoni, non esiste chi può dirsi non coinvolto.
un film da non perdere, nessuno si aspetti una fine felice - Ismaele 





Ma a tenere in piedi il comunque solido progetto di fondo è la tendenza ad un mockumentary (così detto tecnicamente) serio ma non serioso, dal montaggio serrato ma fine (con qualche insospettabile jump cut stile Godard), e improntato dal regista-sceneggiatore ad un giusto e cauto débrayage, pratica filmica che volutamente distanzia l’istanza enunciatrice da una qualsivoglia emissione di giudizi di valori…

…L’estetica di questo film è simile al furioso rollio di una nave che affonda: un’oscillazione bagnata nel torbidume dell’abisso, che produce una vertigine priva di ebbrezza, e carica dell’affanno di una concitata agonia. La trama è una matassa che si dipana vorticosamente per poi subito riavvolgersi: il mostro indistruttibile, ferito ma non vinto, si morde la coda e la spirale di morte si chiude.  La Polonia occupa una della prime posizioni nella classifica mondiale dei paesi più corrotti: la superano solo nazioni come la Bielorussia o il Botswana. Un avvilente dato statistico che questo film traduce in una tenebrosa ballata da capogiro, una danza che si agita all’eccesso e perde rovinosamente l’equilibrio; intanto, in sottofondo, il ritmo è battuto dal cupo ticchettio di una fine che si avvicina sempre più.

Protagonist Król (Bartlomiel Topa) is perhaps one of the least corrupt regarding abuse of his police power, but is still the sort of man prone to violent rage and death threats towards a colleague conducting an affair with his wife, despite the fact that he himself is cheating on her with fellow officer Madecka (Julia Kijowska). After one particularly eventful group night out, Król awakens in a parked car by a river. A body is later fished out of that river, not far from where Król was parked, that of the colleague that was sleeping with his wife. Understandably the number one suspect, and without an alibi due to little recollection of much of the prior night’s events, Król must go on the run and attempt to uncover a potential conspiracy that has led to him being set up. It’s a particularly difficult task considering there are very few trustworthy sources he can turn to for help…

…I think that Smarzowski, in his urge to denounce this dark side of his own country, took some scenes to extreme levels, especially those depicting the police officers partying. In the other hand, its sarcastic and sturdy vision on the matter has the goal to open the people’s eyes for a problem with great impact in society. The structure is not always clear in its orientation, and sometimes we need to make an extra-effort to understand all the connections. The hasty and abrupt editing is another factor that may not be for everyone’s taste. Even somewhat faulty in its very own poignant and gloomy way, “Traffic Department” uses a strong determination to make us aware of a brutal reality.
da qui

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