lunedì 12 agosto 2019

NON SAPEVO DI ESSERE RAZZISTA - Drenny DeVito




Di recente è stata annunciata l'attrice che interpreterà Ariel nel live action Disney de La Sirenetta e già dal fatto che molti abbiano confuso Halle Bailey (la futura Ariel) con Halle Barry, si doveva dedurre che ci sarebbe stato da ridere. O da piangere.
Ma magari ci fosse solo questo da dire sulla vicenda.
Magari.
Il web infatti si è scatenato - come spesso è accaduto e comunque accadrà di nuovo - nel più ignorante dei becerismi, dimostrando una conoscenza storica, ma non solo, pari a zero.
Non si contano le generazioni cresciute col DVD (o il VHS addirittura) de La Sirenetta, e nell'immaginario collettivo Ariel era così: bianca e con i capelli rossi.
La tragicommedia la si è vista crescere con commenti tipo
"Allora facciamo un biopic su Giulio Cesare usando un attore asiatico" oppure 
"Mi chiedo come si sviluppi la melanina in fondo al mare", con questi wannabe Alberto Angela che improvvisavano basi storico-scientifiche su una creatura che... non esiste.
Proprio il paragone fra Ariel, personaggio immaginario, e Giulio Cesare, personaggio esistito, mi fa riflettere.
E sorridere.
E innervosire.
Dal punto di vista artistico qui non si sta parlando di fare un film biografico cambiando l'etnia di Giulio CesareRay CharlesBruce Lee, etc.: si parla di rivisitare una fiaba che - e per chiunque abbia passato con successo la terza elementare dovrebbe essere un fatto risaputo - ha come protagonisti personaggi di fantasia.
In questo caso specifico parliamo della fiaba scritta da Hans Christian Andersen nel 1837.
E indovinate un po'? Anche il film Disney si prese molteplici "licenze poetiche" nello stravolgere il racconto originale.
Nella fiaba infatti, tra le numerosissime differenze abbiamo la parte romantica che è molto diversa, il finale che è totalmente diverso e soprattutto non ci sono granchi, pesci e gabbiani parlanti.
Riflettete su questo: un'attrice di colore, no, sacrilegio.
Un granchio odioso, sì.
Anzi vi sto sentendo: "ma non è odioso!".
Lo è.
A questo punto è doveroso fare un grosso passo indietro provando a spiegare con calma perché la gente e le sue polemiche, in queste occasioni, sono solamente inutili.
Prendiamo in esame l'intrattenimento nel 1900.
Ovviamente parlo di Hollywood, anche se sappiamo che non è una realtà circoscritta agli USA ma che, anzi, ha influenzato il mondo intero.
Vi faccio un quiz velocissimo: ditemi il nome di un attore e di un'attrice della vecchia Hollywood... di colore.
Intendo attori contemporanei a Humphrey BogartMarilyn MonroeClark GableElizabeth TaylorCary GrantPaul NewmanKatharine o Audrey HepburnJames Stewart… 
Che nomi giganteschi, eh?
Delle icone, delle divinità del Cinema. Ne ho pure omessi tantissimi. 
Se invece vi dicessi Paul RobesonDorothy DandridgeSidney PoitierLena HorneOscar Micheaux Ruby Dee sarei curioso di sapere in quanti riuscirebbero ad associare loro un volto e almeno un paio di film (io no, lungi da me fare lo splendido).
Se qualcuno non riesce almeno ad intuire le implicazioni di una cosa del genere, mi trovo costretto a fare un ulteriore passo indietro e allontanarmi per un po' dal cinema.
Pensate ai vostri bisnonni o magari ai vostri trisnonni.
Chi erano? Cosa facevano?
Qualcuno di voi non ne avrà idea, qualcuno stasera telefonando alla nonna chiederà informazioni e lo scopriranno, altri di voi magari lo sanno benissimo, un trisnonno era un contadino, un altro era un sarto, una trisnonna magari era una mondina, un'altra un'insegnante, uno era militare e magari ha pure il suo nome inciso nel monumento ai caduti di un qualche paesino italiano.
Ma in ogni caso, salvo qualche eccezione, difficilmente si può scavare troppo indietro nel nostro passato, sapendo in che situazione fossero coloro da cui discendiamo.
Se invece la tua pelle è nera e sei nato negli Stati Uniti d'America, questa esplorazione genealogica è piuttosto rapida e semplice.
In 99 casi su 100 i tuoi antenati sono stati strappati dal loro paese d'origine in Africa ed eventualmente dai familiari non ritenuti degni di essere portati negli USA, dove una volta arrivati sarebbero stati prezzati, venduti, trattati peggio degli animali, sfruttati, torturati, violentati, picchiati ed eventualmente uccisi.
[Ho letto molti chiedersi quali siano i privilegi dell'uomo bianco. Cominciamo da "poter sfogliare un libro di storia e vedendo immagini del genere non dover pensare al proprio trisavolo"]
Vero, oggi fortunatamente tutto ciò è un ricordo [anche se è comunque più recente la fine della schiavitù negli USA che l'Unità d'Italia ndr], ma quel ricordo è ciò che unisce la "comunità nera", sia che si parli di un bimbo povero del Bronx, sia che si parli delle figlie dell'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama: la loro discendenza è - con altissime probabilità - quella.
Quindi: a tutti gli ignoranti dalla pelle chiara, tipo un maschio caucasico che molto simpaticamente si è proposto di interpretare Mulan, voglio far notare che la "comunità bianca" non ha nessun elemento ad accomunarli, né positivo né negativo.
Noi al limite ci uniamo ogni tanto contro ciò che ci spaventa e che non ci conosciamo rigurgitando odio, ma in assenza di ciò torniamo a scannarci tra noi su problemi esistenziali come "Arancino o arancina?""Balotelli in Nazionale sì o no?" o "Nella carbonara ci va la pancetta o il guanciale?" (comincio a citare la carbonara un po' troppo spesso nei miei esempi).
Per questo i paragoni sono insensati e ignoranti, sia quelli egocentrici verso noi stessi che quelli con altre minoranze, vere o presunte.
Come dice il detto?
"Prima di giudicare una persona cammina per due giorni con le sue scarpe".
Ecco. In questo caso non si tratta di una persona sola e quelle scarpe non si possono indossare.
Torniamo all'intrattenimento, siamo su un sito di Cinema. 
Ora, immaginate di essere bambini di colore.
5-6 anni, non di più, ma negli anni '90.
Famiglia benestante, ma non troppo. I vostri genitori, come tanti, vi hanno riempito gli scaffali di ClassiciDisney.
A voi piacciono un sacco e in poco tempo vi ritrovate ad averli visti tutti una decina di volte almeno.
Non so quanto consciamente, ma vi assicuro che crescerete - oltre che con sguardi maligni, pregiudizi, insulti, emarginazione e col gradevolissimo ricordo degli antenati precedentemente citato - assorbendo il concetto che tutto ciò che è bello e figo e giusto e vincente ha la pelle diversa dalla tua.
A meno che tu sia uno sportivo, ma non è cinema.
E non solo nei Classici Disney, ma praticamente nel Cinema mainstream tout court. 
Marty McFly? Bianco.
Cenerentola? L'esatto opposto di tua mamma.
L'icona hollywoodiana per eccellenza, Marilyn Monroe? Come Cenerentola.
Superman? Alieno, ma bianco.
Nella maggior parte dei casi, se vedevi qualcuno al cinema o in tv con la pelle nera come la tua, era o uno schiavo, o un delinquente o al massimo un personaggio secondario.
Oppure un musicista jazz, oppure appunto uno sportivo, perché evviva gli stereotipi, no?
Proprio per questo il film Black Panther ha un'importanza che chi non è nero non può capire fino in fondo nemmeno impegnandosi, anche se CineFacts.it ha già provato a facilitare la cosa con un articolo risalente ai tempi della discussa nomination agli Oscar.
Quindi non mi dilungherò troppo su quel film, se n'è già parlato abbastanza.
Tuttavia bisogna pensare come bambini.
Leggendo certi commenti a volte mi riesce difficile pensare che alcune persone lo siano state, ma è l'infanzia la parte cruciale di questo discorso.
Il cinema è già strapieno di prodotti costruiti sui bianchi per i bianchi, e oggi ci può pure stare lo storcere il naso per il casting di un attore o attrice di colore per ruoli che per mera abitudine o infantile affezione pensiamo siano esclusivamente per gente bianca, ma deve finire lì, con un naso storto e niente più.
So che per l'homo sapiens è impossibile vedere ad una spanna dal proprio naso: basti vedere il negazionismo sul surriscaldamento globale e conseguente menefreghismo collettivo (off topic, scusate), ma guardando al domani bisogna pensare oggi a costruire una filmografia globale libera da costrutti sociali arcaici che dovrebbero essere morti e sepolti da tempo, ma che vengono invece mantenuti vivi da piccoli ma in qualche modo incisivi fattori, tra i quali gli inutili e ignoranti commenti malcelatamente razzisti di molti, troppi.
E il discorso sarebbe tranquillamente collegabile alla carenza storica di personaggi omosessuali, ma non solo. 
Il regista Jordan Peele, non troppo tempo fa, si rese autore di una dichiarazione forse un po' forte, ma che racchiude questo concetto: 
"Non mi ci vedo ad ingaggiare un tizio bianco per interpretare il protagonista di un mio film.
Non che abbia qualcosa contro i bianchi, ma ho già visto quel film."   
Ed è assolutamente vero: di quei film ce n'è a bizzeffe, è inconfutabile, ora però bisogna cambiare. 
Può sembrare una cosa improvvisa, drastica, a volte forzata - i cambiamenti sono così - e possiamo stare qui a discutere sulla buona o cattiva fede della Disney - o chi per essa - e chiederci se sia spinta da ragioni sociali o economiche, ma rimane una rivoluzione da fare. 
Quindi ben venga Ariel di colore. 
Ben venga Achille di colore, un altro che scatenò una grossa polemica, ma ricordo che anche lui è un personaggio immaginario il cui aspetto varia moltissimo in ogni sua rappresentazione.
E lo ha ideato un cieco. 
Lo so, sento i sopracitati wannabe Alberto Angela che sghignazzano bofonchiando
"Ma i Greci non sono neri". 
Inchinandomi dinnanzi a cotanta sapienza, vorrei ricordare che i Greci non diventano invincibili se le loro mamme li immergono da neonati nel fiume Stige.
E soprattutto che non esiste nessun fiume Stige.
E che una freccia nel tallone non ti uccide.
Fa un male cane, può renderti zoppo a vita, ma non muori.
Ma ehi, guai se lo fate nero eh! 
E ben venga persino Niccolò Machiavelli di colore. 
Che poi, inizialmente avevo storto anche io il naso per questo, poi col contributo di uno strumento di nome Google, molto utile per le ricerche e ve lo consiglio, ho scoperto che Leonardo è una serie per bambini che narra avventure fittizie di un Leonardo da Vinci giovanissimo in uno stile molto all'Indiana Jones.  
Perciò nulla di realistico, didattico né tantomeno biografico. 
E soprattutto nessuno, guardando Futurama (S06E05), si è lamentato quando Leonardo da Vinci era un alieno e Vinci il suo pianeta di provenienza, vero? 
Ben venga qualsiasi remake o reboot con cambi del genere, che Spike Lee rifaccia pure tutti i film di Bud Spencer e Terence Hill ambientandoli a New Orleans e interpretati da due attori di colore (tranquilli è solo un esempio, nulla di vero, non cominciate a fare post su Facebook lamentandovi a riguardo), che tra 20-30 anni possa un bambino di colore crescere come io sono cresciuto con Carlo Pedersoli immedesimandomi in lui ed emozionandomi con lui.
La mia infanzia e i miei ricordi non verrebbero minimamente scalfiti da una cosa del genere.
E nemmeno i vostri, lo giuro.
Se fate fatica a crederci e continuate a sentirvi minacciati da una sirenetta nera, la ragione è semplice: siete razzisti.
Probabilmente razzisti in denial, dormienti, probabilmente non sarete mai protagonisti di atti di violenza, fisica o verbale, nei confronti di uno straniero (almeno fuori dal web), ma è quello che siete.
La prova l'avrete quando il politicante di turno commenterà negativamente sui social - se non l'ha già fatto - il ruolo di Halle Bailey e voi direte che non siete mai stati d'accordo con lui, non lo avete votato, ma... questa volta siete proprio d'accordo con lui.
Bene: per alcuni con questo articolo sarò certamente sfociato nel "politically correct", inteso ovviamente con accezione negativa, ma che al sottoscritto darà una discreta soddisfazione.
Poiché, a parte il fatto che al limite più che "politically" in questo caso si dovrebbe parlare di "socially", solo l'homo sapiens potrebbe dare un'accezione negativa al concetto di "correct".
Perché alla fine la rivoluzione da fare è proprio su quello che deve vertere, sulla correttezza, sull'equità, sull'equilibrio, sulla parità di prodotti (da un punto di vista puramente numerico) che per decenni è stata semplicemente inimmaginabile per ragioni assurde e ingiuste.
Perciò, se proprio non si riesce ad appoggiarla, quantomeno si smetta di ostacolarla.
Specie quando, all'atto pratico, il colore della pelle di Ariel non danneggia in alcun modo la vostra esistenza, che ci crediate o no.
E il modo migliore per iniziare ad attuarla, nonché il più veloce, potente e immediato dal giorno della sua nascita, è proprio il Cinema.
E voi amate il Cinema, no?

4 commenti:

  1. Son d’accordo con tutto quello che hai scritto.
    A me Ariel di colore non fa né caldo né freddo e non ho sicuramente storto il naso per questo.
    Anzi mi sembra l’attrice pure una bella ragazza che sa cantare bene.
    Caratteristica fondamentale per una sirena no?
    Altro che colore della pelle!
    Ciao

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    1. anch'io sono d'accordo con Drenny DeVito, visto che ha scritto lui:)

      è vero che spesso siamo troppo distratti dalle apparenze, anziché guardare la sostanza

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  2. Ah ..ma te sei l’Ismaele di cui leggo spesso i commenti da Armellini ;)
    Complimenti .
    Non conosco sto DeVito ma se hai condiviso il post condividi il suo pensiero.
    A sto punto cambia poco se non sei te l’autore😂
    Ciao

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    1. grazie dei complimenti!

      vedo che visiti dei blog molto interessanti ;)

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