Di recente è stata annunciata l'attrice che interpreterà Ariel nel live action Disney de La Sirenetta e già dal fatto che
molti abbiano confuso Halle Bailey (la
futura Ariel) con Halle Barry, si doveva dedurre che ci
sarebbe stato da ridere. O da piangere.
Ma magari ci
fosse solo questo da dire sulla vicenda.
Magari.
Il web
infatti si è scatenato - come spesso è accaduto e comunque accadrà di nuovo -
nel più ignorante dei becerismi, dimostrando una conoscenza storica, ma non
solo, pari a zero.
Non si
contano le generazioni cresciute col DVD (o il VHS addirittura) de La Sirenetta, e nell'immaginario
collettivo Ariel era
così: bianca e con i capelli rossi.
La
tragicommedia la si è vista crescere con commenti tipo
"Allora facciamo un biopic su Giulio Cesare usando un attore
asiatico" oppure
"Mi chiedo come si sviluppi la melanina in fondo al mare", con questi wannabe Alberto Angela che improvvisavano basi storico-scientifiche
su una creatura che... non esiste.
Proprio il
paragone fra Ariel,
personaggio immaginario, e Giulio
Cesare, personaggio esistito, mi fa riflettere.
E sorridere.
E
innervosire.
Dal punto di
vista artistico qui non si sta parlando di fare un film biografico cambiando
l'etnia di Giulio Cesare, Ray Charles, Bruce Lee, etc.: si parla di
rivisitare una fiaba che - e per chiunque abbia passato con successo la
terza elementare dovrebbe essere un fatto risaputo - ha come protagonisti
personaggi di fantasia.
In questo
caso specifico parliamo della fiaba scritta da Hans Christian Andersen nel 1837.
E indovinate
un po'? Anche il film Disney si
prese molteplici "licenze poetiche" nello stravolgere il
racconto originale.
Nella fiaba
infatti, tra le numerosissime differenze abbiamo la parte romantica che è molto
diversa, il finale che è totalmente diverso e soprattutto non ci sono granchi,
pesci e gabbiani parlanti.
Riflettete
su questo: un'attrice di colore, no, sacrilegio.
Un granchio
odioso, sì.
Anzi vi sto
sentendo: "ma non è
odioso!".
Lo è.
A questo
punto è doveroso fare un grosso passo indietro provando a spiegare con calma
perché la gente e le sue polemiche, in queste occasioni, sono solamente
inutili.
Prendiamo in
esame l'intrattenimento nel 1900.
Ovviamente
parlo di Hollywood, anche
se sappiamo che non è una realtà circoscritta agli USA ma che, anzi, ha
influenzato il mondo intero.
Vi faccio un
quiz velocissimo: ditemi il nome di un attore e di un'attrice della
vecchia Hollywood... di
colore.
Intendo
attori contemporanei a Humphrey
Bogart, Marilyn Monroe, Clark Gable, Elizabeth Taylor, Cary Grant, Paul Newman, Katharine o Audrey Hepburn, James Stewart…
Che nomi
giganteschi, eh?
Delle icone,
delle divinità del Cinema. Ne ho pure omessi tantissimi.
Se invece vi
dicessi Paul Robeson, Dorothy Dandridge, Sidney Poitier, Lena Horne, Oscar Micheaux o Ruby Dee sarei curioso di sapere
in quanti riuscirebbero ad associare loro un volto e almeno un paio di
film (io no, lungi da me fare lo splendido).
Se qualcuno
non riesce almeno ad intuire le implicazioni di una cosa del genere, mi trovo
costretto a fare un ulteriore passo indietro e allontanarmi per un po' dal
cinema.
Pensate ai
vostri bisnonni o magari ai vostri trisnonni.
Chi erano?
Cosa facevano?
Qualcuno di
voi non ne avrà idea, qualcuno stasera telefonando alla nonna chiederà
informazioni e lo scopriranno, altri di voi magari lo sanno benissimo, un
trisnonno era un contadino, un altro era un sarto, una trisnonna magari era una
mondina, un'altra un'insegnante, uno era militare e magari ha pure il suo
nome inciso nel monumento ai caduti di un qualche paesino italiano.
Ma in ogni
caso, salvo qualche eccezione, difficilmente si può scavare troppo
indietro nel nostro passato, sapendo in che situazione fossero coloro da cui
discendiamo.
Se invece la
tua pelle è nera e sei nato negli Stati Uniti d'America, questa esplorazione
genealogica è piuttosto rapida e semplice.
In 99 casi
su 100 i tuoi antenati sono stati strappati dal loro paese
d'origine in Africa ed eventualmente dai familiari non ritenuti degni di essere
portati negli USA, dove una volta arrivati sarebbero stati prezzati, venduti, trattati
peggio degli animali, sfruttati, torturati, violentati, picchiati ed
eventualmente uccisi.
[Ho letto molti chiedersi quali siano i privilegi dell'uomo bianco.
Cominciamo da "poter sfogliare un libro di storia e vedendo immagini del
genere non dover pensare al proprio trisavolo"]
Vero, oggi
fortunatamente tutto ciò è un ricordo [anche se è comunque più recente la fine della schiavitù negli USA che
l'Unità d'Italia ndr], ma quel ricordo è ciò che unisce la "comunità nera", sia che si
parli di un bimbo povero del Bronx, sia che si parli delle figlie dell'ex
presidente degli Stati Uniti Barack
Obama: la loro discendenza è - con altissime probabilità - quella.
Quindi: a
tutti gli ignoranti dalla pelle chiara, tipo un maschio caucasico che molto simpaticamente si è
proposto di interpretare Mulan, voglio
far notare che la "comunità
bianca" non ha nessun elemento ad accomunarli, né positivo né
negativo.
Noi al
limite ci uniamo ogni tanto contro ciò che ci spaventa e che non ci conosciamo
rigurgitando odio, ma in assenza di ciò torniamo a scannarci tra noi su
problemi esistenziali come "Arancino
o arancina?", "Balotelli
in Nazionale sì o no?" o "Nella carbonara ci va la pancetta o il guanciale?" (comincio
a citare la carbonara un po' troppo spesso nei miei esempi).
Per questo i
paragoni sono insensati e ignoranti, sia quelli egocentrici verso noi
stessi che quelli con altre minoranze, vere o presunte.
Come dice il
detto?
"Prima di giudicare una persona cammina per due giorni con le sue
scarpe".
Ecco. In
questo caso non si tratta di una persona sola e quelle scarpe non si possono
indossare.
Torniamo
all'intrattenimento, siamo su un sito di Cinema.
Ora,
immaginate di essere bambini di colore.
5-6 anni,
non di più, ma negli anni '90.
Famiglia
benestante, ma non troppo. I vostri genitori, come tanti, vi hanno riempito gli
scaffali di ClassiciDisney.
A voi
piacciono un sacco e in poco tempo vi ritrovate ad averli visti tutti una
decina di volte almeno.
Non so
quanto consciamente, ma vi assicuro che crescerete - oltre che con sguardi
maligni, pregiudizi, insulti, emarginazione e col gradevolissimo ricordo degli
antenati precedentemente citato - assorbendo il concetto che tutto ciò che è
bello e figo e giusto e vincente ha la pelle diversa dalla tua.
A meno che
tu sia uno sportivo, ma non è cinema.
E non solo
nei Classici Disney, ma praticamente nel Cinema mainstream tout court.
Marty McFly? Bianco.
Cenerentola? L'esatto
opposto di tua mamma.
L'icona
hollywoodiana per eccellenza, Marilyn
Monroe? Come Cenerentola.
Superman? Alieno, ma
bianco.
Nella
maggior parte dei casi, se vedevi qualcuno al cinema o in tv con la pelle nera
come la tua, era o uno schiavo, o un delinquente o al massimo un personaggio
secondario.
Oppure un
musicista jazz, oppure appunto uno sportivo, perché evviva gli stereotipi, no?
Proprio per
questo il film Black Panther ha
un'importanza che chi non è nero non può capire fino in fondo nemmeno
impegnandosi, anche se CineFacts.it ha
già provato a facilitare la cosa con un articolo risalente ai tempi della discussa nomination agli Oscar.
Quindi non
mi dilungherò troppo su quel film, se n'è già parlato abbastanza.
Tuttavia
bisogna pensare come bambini.
Leggendo
certi commenti a volte mi riesce difficile pensare che alcune persone lo
siano state, ma è l'infanzia la parte cruciale di questo discorso.
Il cinema è
già strapieno di prodotti costruiti sui bianchi per i bianchi, e oggi ci può
pure stare lo storcere il naso per il casting di un attore o attrice di colore
per ruoli che per mera abitudine o infantile affezione pensiamo siano
esclusivamente per gente bianca, ma deve finire lì, con un naso storto e niente
più.
So che per
l'homo sapiens è impossibile vedere ad una spanna dal proprio naso: basti
vedere il negazionismo sul surriscaldamento globale e conseguente menefreghismo
collettivo (off topic, scusate), ma guardando al domani bisogna pensare oggi a
costruire una filmografia globale libera da costrutti sociali arcaici che
dovrebbero essere morti e sepolti da tempo, ma che vengono invece mantenuti
vivi da piccoli ma in qualche modo incisivi fattori, tra i quali gli inutili
e ignoranti commenti malcelatamente razzisti di molti, troppi.
E il
discorso sarebbe tranquillamente collegabile alla carenza storica di personaggi
omosessuali, ma non solo.
Il
regista Jordan Peele, non
troppo tempo fa, si rese autore di una dichiarazione forse un po'
forte, ma che racchiude questo concetto:
"Non mi ci vedo ad ingaggiare un tizio bianco per interpretare il
protagonista di un mio film.
Non che abbia qualcosa contro i bianchi, ma ho già visto quel film."
Ed è
assolutamente vero: di quei film ce n'è a bizzeffe, è inconfutabile, ora però
bisogna cambiare.
Può sembrare
una cosa improvvisa, drastica, a volte forzata - i cambiamenti sono così - e
possiamo stare qui a discutere sulla buona o cattiva fede della Disney - o chi per essa - e
chiederci se sia spinta da ragioni sociali o economiche, ma rimane una rivoluzione da fare.
Quindi ben
venga Ariel di colore.
Ben
venga Achille di
colore, un altro che scatenò una grossa polemica, ma ricordo che anche lui è un
personaggio immaginario il cui aspetto varia moltissimo in ogni sua
rappresentazione.
E lo ha
ideato un cieco.
Lo so, sento
i sopracitati wannabe Alberto Angela che sghignazzano
bofonchiando
"Ma i Greci non sono neri".
Inchinandomi
dinnanzi a cotanta sapienza, vorrei ricordare che i Greci non
diventano invincibili se le loro mamme li immergono da neonati nel fiume Stige.
E soprattutto
che non esiste nessun fiume Stige.
E che una
freccia nel tallone non ti uccide.
Fa un male
cane, può renderti zoppo a vita, ma non muori.
Ma ehi, guai se lo fate nero eh!
E ben venga
persino Niccolò Machiavelli di
colore.
Che poi,
inizialmente avevo storto anche io il naso per questo, poi col contributo di
uno strumento di nome Google,
molto utile per le ricerche e ve lo consiglio, ho scoperto che Leonardo è una serie per bambini
che narra avventure fittizie di
un Leonardo da Vinci giovanissimo in
uno stile molto all'Indiana Jones.
Perciò nulla
di realistico, didattico né tantomeno biografico.
E
soprattutto nessuno, guardando Futurama (S06E05),
si è lamentato quando Leonardo da
Vinci era un alieno e Vinci il suo pianeta di provenienza, vero?
Ben venga
qualsiasi remake o reboot con cambi del genere, che Spike Lee rifaccia pure tutti i
film di Bud Spencer e Terence Hill ambientandoli a New
Orleans e interpretati da due attori di colore (tranquilli è solo un esempio,
nulla di vero, non cominciate a fare post su Facebook lamentandovi a riguardo),
che tra 20-30 anni possa un bambino di colore crescere come io sono cresciuto
con Carlo Pedersoli immedesimandomi
in lui ed emozionandomi con lui.
La mia
infanzia e i miei ricordi non verrebbero minimamente scalfiti da una cosa del
genere.
E nemmeno
i vostri, lo giuro.
Se fate
fatica a crederci e continuate a sentirvi minacciati da una sirenetta nera, la
ragione è semplice: siete razzisti.
Probabilmente
razzisti in denial, dormienti, probabilmente non sarete mai protagonisti di
atti di violenza, fisica o verbale, nei confronti di uno straniero (almeno
fuori dal web), ma è quello che siete.
La prova
l'avrete quando il politicante di turno commenterà negativamente sui
social - se non l'ha già fatto - il ruolo di Halle Bailey e voi direte che non siete mai stati d'accordo
con lui, non lo avete votato, ma... questa volta siete proprio d'accordo con
lui.
Bene: per
alcuni con questo articolo sarò certamente sfociato nel "politically correct",
inteso ovviamente con accezione negativa, ma che al sottoscritto darà una
discreta soddisfazione.
Poiché,
a parte il fatto che al limite più che "politically" in questo
caso si dovrebbe parlare di "socially", solo l'homo sapiens potrebbe
dare un'accezione negativa al concetto di "correct".
Perché alla
fine la rivoluzione da fare è proprio su quello che deve vertere, sulla
correttezza, sull'equità, sull'equilibrio, sulla parità di prodotti (da un
punto di vista puramente numerico) che per decenni è stata semplicemente
inimmaginabile per ragioni assurde e ingiuste.
Perciò, se
proprio non si riesce ad appoggiarla, quantomeno si smetta di ostacolarla.
Specie quando,
all'atto pratico, il colore della pelle di Ariel non danneggia in alcun modo la vostra esistenza, che ci
crediate o no.
E il modo
migliore per iniziare ad attuarla, nonché il più veloce, potente e immediato
dal giorno della sua nascita, è proprio il Cinema.
E voi amate
il Cinema, no?
Son d’accordo con tutto quello che hai scritto.
RispondiEliminaA me Ariel di colore non fa né caldo né freddo e non ho sicuramente storto il naso per questo.
Anzi mi sembra l’attrice pure una bella ragazza che sa cantare bene.
Caratteristica fondamentale per una sirena no?
Altro che colore della pelle!
Ciao
anch'io sono d'accordo con Drenny DeVito, visto che ha scritto lui:)
Eliminaè vero che spesso siamo troppo distratti dalle apparenze, anziché guardare la sostanza
Ah ..ma te sei l’Ismaele di cui leggo spesso i commenti da Armellini ;)
RispondiEliminaComplimenti .
Non conosco sto DeVito ma se hai condiviso il post condividi il suo pensiero.
A sto punto cambia poco se non sei te l’autore😂
Ciao
grazie dei complimenti!
Eliminavedo che visiti dei blog molto interessanti ;)