vengono in mente tanti altri film, guardando 7 cajas, Fargo per primo.
ma come fanno i bravi registi, Juan Carlos Maneglia e Tana Schembori sono fra quelli, si ispirano, citano, ma non copiano, quello che ho visto è un film che non ti lascia riposare, fa finta di rallentare, ma poi riparte senza freni.
se questo film lo avessero girato a Hollywood avrebbe incassato quanto i film di Tarantino, e anche di più, ma è un piccolo (enorme) film del Paraguay, un gioiellino di serie A.
non fatevelo sfuggire, vedere per credere - Ismaele
It’s in Spanish, Guaraní and Jopará.
Most of the film is in Spanish but a lot of the characters
speak in the indigenous language Guaraní or Jopará, a locally used mixture of
Guaraní and Spanish. In case you didn’t already know, Guaraní is one of
Paraguay’s official languages and is spoken by the majority of the population.
It’s also one of the most-widely spoken indigenous languages in the Americas.
Here’s your chance to hear what it sounds like.
Victor è un adolescente attratto dai film hollywoodiani che, per comprarsi
un cellulare, si trova convolto in una vicenda da thriller mozzafiato:
un'inusuale proposta di portare sette scatole attraverso il mercato numero 4 si
trasforma in un rompicapo. Opera prima interamente girata nel gigantesco
mercato della capitale, dove vivono più di cinquanta persone e altre 2000 ci
lavorano, rivisita con ironia e humor tutti gli elementi del cinema americano
classico.
7 Cajas non è un horror, ma un action-thriller che non dà un attimo di
tregua, grazie anche a uno stile ipercinetico per cui la cinepresa si muove
impazzita tra le favelas e il mercato, alternando grandangoli, occhi di bue e
inquadrature impossibili. Una sorta di Fuori orario shakarato coi Guerrieri
della notte con la giusta dose di humour per allentare la tensione quando
serve. Di sicuro un ottimo biglietto da vista per Hollywood.
Marco
Cacioppo, nocturno.it
…la verdadera atracción lo articulan las 7 cajas y las peripecias de Víctor
tras su fijación cinematográfica. Y es como si todo fuera un cúmulo de
pretextos que alientan el estado de alerta, gracias a un inteligente
guion, de Juan Carlos Maneglia asistido por Tana Schembori y por Tito Chamorro,
que solo quieren ponernos los pelos de punta y al borde del colapso, con
excelentes ideas que proporcionan giros, idas y venidas e imprevisibilidad,
teniendo algunas imágenes rocambolescas como las persecuciones que se dan en la
discoteca del mercado o en el estacionamiento de autos. Además, sobresalen los
artificios de cámara, ángulos extremos que invocan ritmo y una lograda
vertiginosidad que hace lo que en los hermanos Dardenne proporcionaba
incomodidad en el movimiento de Rosseta (1999).
Si algo tiene de bastante sobresaliente el conjunto es que el filme se pasa
en un santiamén, de lo que genera atención y adrenalina, poniendo fuerza y
velocidad en el metraje sin dejar de lado el drama con la busca del marido de
la cocinera embarazada o la risa como con el transexual, el guardia aprendiendo
a usar el celular y el arresto, en un thriller que sabe explotar muy bien el
género y compartir momentos con lapsos de otros. Un filme completo y que
muestra el buen nivel del cine latinoamericano “comercial”…
dal Sudamerica ripartiamo con gli occhi
cerchiati di lacrime, commossi dal capolavoro che
è 7 Boxes (titolo originale 7 Cajas, regia di Juan
Carlos Maneglia & Tana Schémbori). Un’opera da esportazione negli intenti
dichiarati dai registi, una sorta di Manetti Brothers sudamericani:
realizzata con un budget ovviamente risicato,
attori inevitabilmente approssimativi, con un plot che segue le regole
sacrosante del noir-action-crime-social-dark comedy-drama. E nonostante tutto
ciò, è un’opera immensa, candidata fin d’ora ad entrare nella top ten del nostro 2014.
TIEMPOS VIOLENTOS
Fare il nome di Tarantino è
diventato irritante, lo so, ma è inevitabile citarlo perchè la sceneggiatura,
semplice e fortissima, con diversi twist geniali che ci hanno lasciato a bocca
aperta per la suspense indotta, rimanda al suo stile, ed in parte anche alla
scrittura di Inarritu. Anche Guy Ritchie viene
in mente, sopratutto guardando i primi minuti di film. La coppia di cineasti ha
dato al film un ritmo indemoniato, riprese acrobatiche efficacissime, con le
telecamere appiccicate a qualsiasi cosa si muova, e capaci di far dimenticare
al pubblico la limitatezza dei mezzi a disposizione. Ci siamo letteralmente
inginocchiati in adorazione davanti ad una delle migliori scene di inseguimento di sempre, nella quale il fuggiasco e
i suoi inseguitori non sono a bordo di auto truccate o moto acrobatiche, ma:
si, guidano rudimentali carriole.
Uno di questi carretti è il mezzo di
sostentamento principale di Victor, pischello che gironzola per il Mercado 4 di Asuncion (che
è teatro principale della vicenda, straripante di corpi e vite intrecciate, si
conoscono tutti) alla ricerca di consumatori dalle borse della spesa pesanti,
offrendo di trasportare per loro la merce sul carrello. E guadagnando così
qualche soldo.
Pochi, troppo pochi, per
l’acquisto di un telefonino con videocamera incorporata, il sogno di Victor (e
non solo suo: siamo nel 2005, in Paraguay l’oggetto in questione era una
lussuosa novità). Che poi è il sogno del cinema: Victor si
ferma imbambolato davanti ad ogni tipo di schermo, dalle telecamere per la
sorveglianza ai televisori che in mezzo al mercato proiettano i dvd pirata dei film americani, recitando le
battute a memoria.
Ma niente paura, qui di metacinema non c’è traccia.
Tutti hanno fame di soldi: il rivale di
Victor è un padre disperato, disposto a tutto pur di comprare le medicine per
il suo figlioletto malato; un macellaio losco traffica (anche) il cadavere di una vittima accidentale; un
commerciante arabo organizza il rapimento della
propria moglie per chiedere il riscatto ai suoi ricchi genitori; il ristoratore
coreano pretende massima efficienza dalle sue dipendenti locali, che ovviamente
non capiscono una parola e lo deridono.
Ascoltiamo la telefonata tra Victor e un
suo coetaneo, che ha appena rubato il cellulare al losco macellaio che ha
ingaggiato Victor per una losca consegna:
-Hello.
-Hello, Mr. Dario?
-Questo non è più il numero di Mr.
Dario.
-Cosa intendi con non è più il suo
numero?
-Beh, è stato appena derubato del suo
cellulare.
-E tu chi sei?
-Io sono il ladro.
-Ah, ok. …Io devo parlargli, è questione
di vita o di morte.
-E’ parcheggiato in Dr. Francia Avenue,
ha un camioncino verde e bianco, vicino ad un chiosco di hot-dog.
-Grazie, grazie mille amico. Ok, ciao.
In patria ha ovviamente battuto
ogni record d’incassi, in questi mesi è nei cinema
statunitensi e continua a girare per i festival di
mezzo mondo. In Italia uscirà il…ahahahahahahahahahah!
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