il loro padrone per tanti anni era uno schiavista, sostenitore della dittatura e della politica nazista di quegli anni.
nel film potete vedere la storia di un caso aziendale da manuale, nel quale gli schiavi diventano uomini liberi.
non perdetevelo, chissà che qualche idea non scavi i nostri cervelli.
buona e utile visione - Ismaele
ecco il film completo, con sottotitoli in inglese:
Il film racconta la vita di un gruppo di operai,
uomini e donne, della Patagonia argentina, che lottano contro le morti e gli
incidenti nella fabbrica di ceramiche in cui lavorano.
Il conflitto diviene sempre più complesso e pericoloso, e il loro impegno sempre maggiore. Così accade qualcosa che molti di loro non avrebbero mai immaginato.
Cambia la loro percezione della realtà e del mondo. Diventano uomini nuovi e diversi. E il cambiamento è tale che nulla può tornare come prima.
In un paese povero saccheggiato dai propri governi e dai propri imprenditori, i lavoratori della Cerámica Zanon, quando il proprietario decide di chiudere, prendono la fabbrica nelle loro proprie mani.
Cominciano a produrre di nuovo, ma senza padroni. E' una sfida continua e quotidiana contro un sistema politico ed economico che tenta di boicottarli.
Ma l'ostacolo più grande che devono affrontare non viene dall'esterno, ma nasce dalle loro stesse paure inculcate da questa società.
Il conflitto diviene sempre più complesso e pericoloso, e il loro impegno sempre maggiore. Così accade qualcosa che molti di loro non avrebbero mai immaginato.
Cambia la loro percezione della realtà e del mondo. Diventano uomini nuovi e diversi. E il cambiamento è tale che nulla può tornare come prima.
In un paese povero saccheggiato dai propri governi e dai propri imprenditori, i lavoratori della Cerámica Zanon, quando il proprietario decide di chiudere, prendono la fabbrica nelle loro proprie mani.
Cominciano a produrre di nuovo, ma senza padroni. E' una sfida continua e quotidiana contro un sistema politico ed economico che tenta di boicottarli.
Ma l'ostacolo più grande che devono affrontare non viene dall'esterno, ma nasce dalle loro stesse paure inculcate da questa società.
Zanon es del pueblo! Dopo 9
anni è stato conquistato l’esproprio definitivo della fabbrica
Questo cammino,
percorso dalle operaie e dagli operai della Zanon, non sarebbe stato possibile
senza prima aver strappato alla burocrazia sindacale le nostre rappresentanze
di categoria.
Per prima
cosa, nel 1998, abbiamo recuperato la nostra commissione interna per lottare
contro i licenziamenti, i maltrattamenti, le umiliazioni e per le condizioni di
sicurezza e igiene, contro la polifunzionalità, per i nostri salari, ecc, ma
soprattutto per instaurare una nuova forma di lavoro: la democrazia diretta per
poi, nel 2000, ricuperare il nostro sindacato e metterlo al servizio dei
lavoratori.
In questi
quasi nove anni ne è passata di acqua sotto i ponti, abbiamo valorizzato
profondamente l’appoggio che abbiamo ricevuto in questi anni di lotta. Dalla
[gente della] comunità di Centenario, Neuquén, Plottier, ecc, che sul finire
del 2001 si avvicinava con un pacchetto di spaghetti alle tende che abbiamo
sostenuto per 5 mesi, fino ai lavoratori interni dell’unità n° 11 che si trova
a pochi metri dalla fabbrica, che per 3 giorni hanno donato le loro razioni di
cibo affinché potessimo resistere.
Le Madri di
Plaza de Mayo, associazione regionale di Neuquén, che fin dal primo giorno ci
hanno adottato come loro figli e camminano per le strade assieme a noi, fino ad
oggi, resistendo assieme ad ognuno di noi 5 ingiunzioni di sfratto,
repressioni, minacce.
I compagni e
le compagne docenti dell’ATEN[1], compagni della CTA[2] Neuquén. Fino alla
solidarietà a livello nazionale e internazionale di compagni che mai abbiamo
conosciuto e che, conoscendo la nostra lotta, ci inviavano i loro fondi
sciopero per resistere.
Abbiamo
imparato anche ad essere solidali con altri lavoratori, creando un Fondo per lo
Sciopero permanente, abbiamo spinto dicendo che la coordinazione è fondamentale
per il trionfo delle lotte operaie. – Dai minatori di Río Turbio, lavoratori
del petrolio di Las Heras, statali e lavoratori di fabbriche di Neuquén e Río
Negro, Garrahan Subterráneas, Aeronautici, Ferroviari, fino ai movimenti di
lavoratori disoccupati di Tartagal e decine di fabbriche ricuperate.-
Dal
principio abbiamo aperto la fabbrica alla comunità, ricevendo migliaia di
bambini e adulti affinché conoscessero la nostra esperienza di lotta.-
Abbiamo
consolidato l’unità operaio-studentesca, tanto nei giovani studenti medi quanto
con i compagni universitari, che ha avuto e ha espressione nell’accordo quadro
di collaborazione con l’Università.Abbiamo organizzato concerti senza polizia,
con artisti regionali e gruppi nazionali come La Renga, Attaque 77, Bersuit Vergarabat,
León Gieco, Raly Barrionuevo, Dúo Coplanacus, tra gli altri, che hanno
solidarizzato con la nostra lotta lasciando la loro arte e solidarietà alle
operaie e agli operai della Zanon, plasmata nella comunità di Neuquén.
La nostra
lotta si è sempre basata nella pratica della lotta di classe, identificando i
governi, i padroni e le burocrazie sindacali come il nemico dei lavoratori.
Questa
esperienza, che abbiamo costruito lungo questi nove anni e con l’enorme
consenso di cui gode la nostra lotta nella provincia, a livello nazionale e
internazionale ha fatto sì che potessimo ritorcere la volontà politica del
Governo Provinciale del MPN[3] che ha dovuto sostenere e votare il progetto di
legge di esproprio.
Consideriamo
che questa conquista, da parte di tutto l’insieme della classe dei lavoratori,
ha un valore enorme, e che questo governo che oggi vota l’esproprio della
“Zanon bajo gestión obrera[4]” è lo stesso che ha assassinato Teresa
Rodríguez[5]; lo stesso che ha represso noi operaie e operai della Zanon a fine
del 2001 e ha voluto sgomberarci 5 volte; lo stesso che ha fucilato il nostro
compagno ceramista Pepe Alveal, facendogli perdere un occhio, nella repressione
del Barrio San Lorenzo; lo stesso che ci ha assassinato il compagno Carlos
Fuentealba e lo stesso che oggi parla di pace sociale quando in questi momenti
di crisi economica mondiale gli impresari e i loro governi ci dichiarano guerra
con licenziamenti, salari da fame, caro prezzi, ecc.
Le scuole e
gli ospedali sono stati svuotati e l’unica opera pubblica di cui parlano è la
costruzione di carceri per rinchiudere i nostri giovani, mentre ogni giorno
muoiono decine di famiglie negli incendi delle loro precarie casette occupate.
Per questo,
nonostante l’enorme conquista che abbiamo ottenuto, in un contesto di crisi
economica internazionale, strappando l’esproprio a questo governo, cosa che ha
un valore molto maggiore, dalla gestione operaia della Zanon e dal Sindacato
Ceramisti di Neuquén siamo convinti che la nostra lotta non è finita perché, come
fin dal primo giorno, consideriamo che la salvezza non è individuale ma
dell’insieme della classe lavoratrice.
Compagni e
compagne, a tutti e tutte quelli che in qualche modo sono stati parte, hanno
portato il loro granello di sabbia: condividiamo l’allegria di questo grande
passo!!
Ai compagni
che ancora guardano increduli, talvolta timorosi, talvolta scettici diciamo: vi
invitiamo ad essere parte di questa storia che non è né più né meno che
contribuire con un granello di sabbia alla trasformazione della realtà e
riprendere il sogno dei nostri 30 mila compagni[6]: una società senza
sfruttatori né sfruttati!!
¡¡ZANON ES
DEL PUEBLO!!
Obreras
obreros de Zanon - Sindicato Ceramistas de Neuquén
…El film tiene tres virtudes, siendo una de ellas la puesta
en escena. En efecto, hay que destacar la estética concebida por sus
directores. Se aprecia claramente, a lo largo de todo el rodaje, la utilización
de interesantes recursos fílmicos, metáforas, un buen manejo de la fotografía y
la música y el intento de construir un producto artístico que no se limite a
filmar entrevistas. Esto resulta importante ya que logran operar sobre las
emociones, elemento fundamental en cualquier obra y que muchas veces está
ausente en los documentales, sobre todo en muchos de los producidos por la
izquierda.
La segunda virtud hace referencia al contenido. En primer
lugar, es importante resaltar que los directores presentan la lucha de Zanón
como un episodio más en la lucha de la clase obrera argentina. A lo largo de la
película, este conflicto aparece permanentemente vinculado con otras luchas y
hechos contemporáneos, como los reclamos de los docentes de Neuquén (mostrando
las terribles imágenes donde Fuentealba es asesinado), las justas exigencias de
los obreros del subte, los aeronáuticos, los trabajadores de la salud y los
piqueteros. Un ejemplo de esta vinculación, muy acertado por cierto, puede
percibirse en una de las escenas en las que los obreros de Zanón cuentan cómo
se preparan para el primer intento de desalojo. Mediante un juego metáforas, se
van intercalando estos relatos con las imágenes de Kosteki y Santillán
asesinados en la estación Avellaneda. Es imposible no emocionarse ante la
firmeza con la que aseguraban los protagonistas que no se darían por vencidos y
que lucharían hasta las últimas consecuencias, del mismo modo en que ocurrió en
aquella estación del sur bonaerense.
Por otra parte, los directores relacionan la lucha de
Zanón, no sólo con el presente sino también con el pasado, al hacer un
recorrido a lo largo de toda la historia argentina. Así, hacen referencia a la
represión lanzada por Irigoyen en la Semana Trágica, aparecen imágenes de
varias huelgas obreras de principios del siglo XX, se muestran escenas del
Cordobazo, (en donde participó uno de los obreros de Zanón, que cuenta cómo se
formaban políticamente con lecturas de Marx y de Lenin), se retratan los
inicios del movimiento piquetero en las luchas de Cutral-Co, entre otros hitos
de la historia argentina. Incluso se evidencia el papel jugado por la dictadura
de 1976, mostrando a Don Zanón en el acto de agradecer a las Fuerzas Armadas
por el “ambiente de seguridad” logrado luego de su intervención, que permite la
inauguración de la fábrica en noviembre de 1980.
Todos estos hechos dejan en evidencia la continuidad de la
lucha de la clase obrera a lo largo de la historia del capitalismo argentino.
Continuidad que revela que no existen “nuevos movimientos sociales” y que el
sujeto de la lucha sigue siendo el mismo, la clase obrera, así como sus
métodos: asambleas, cortes, piquetes, movilizaciones, es decir la acción
directa. Esta continuidad también se expresa en el film, como parte de la lucha
más general del movimiento obrero internacional, inscribiendo estos hechos en
la tradición revolucionaria a nivel mundial. Fotos de Marx y de Lenin, imágenes
del movimiento obrero europeo del siglo XIX y pinturas de la Comuna de París
aparecen a lo largo del rodaje, dando un marco internacional e histórico a la
lucha de Zanón.
Otra virtud del film es la importancia que tiene la
organización en la lucha que llevan adelante los obreros, destacando la unidad
de los trabajadores ocupados y desocupados. También se desliza una crítica
hacia el gobierno de Kirchner en dos ejes: por un lado, avalando las
represiones de las distintas luchas y, por otro, como responsable del aumento
del trabajo en negro, la precarización laboral y el ataque a la clase obrera
ocupada luego de la recuperación económica.
Por último hay que mencionar el mensaje final del
documental que se extrae de una de las últimas escenas de la película: uno de
los obreros dirigentes de Zanón cuenta que solía leerle a su hija párrafos de
La Historia de la Revolución Rusa y de El Manifiesto Comunista. Ella
manifestaba cierto escepticismo diciendo que “todo esto es muy lindo pero nunca
se va a dar”. Actualmente ella está militando (aunque no se dice dónde) y el
padre muestra orgulloso una foto en donde se la ve marchando con sus
compañeros. Esta es la herencia más importante que alguien puede cobrar y es
una excelente forma de trasmitir la necesidad de la lucha y de la militancia.
Errores imperdonables
Si bien este llamado a la militancia está presente en la
película, aquí es donde empieza a fallar el posicionamiento político de los
directores, llevándolos a mostrar el proceso que intentan documentar de manera
desvirtuada, incompleta y mezquina. En efecto, la obra es deficiente en dos
aspectos que nos parece necesario resaltar. Por un lado, no se hace referencia
al papel de los partidos políticos de izquierda, salvo en una ocasión y para
desprestigiarlos. En ningún momento se muestra la participación de las
distintas organizaciones políticas de izquierda que estuvieron presentes en el
proceso desde sus inicios. Cabe recordar que éstas colaboraron en su difusión,
participaron de todas las marchas, movilizaron a muchos de sus compañeros,
dando apoyo financiero, aportando discusión y clarificación política y
contribuyendo a gestar esa fuerza social que logró la continuidad de los
trabajadores en sus puestos de trabajo. Este autonomismo de los directores, que
se acerca incluso a un profeso antipartidismo, queda claro en la única escena
en la que se mencionan explícitamente a los militantes de distintos partidos
políticos de izquierda (PO, PTS, MST). Se trata de una reunión en la que estos
militantes discuten con obreros de Zanón sobre la organización de una marcha.
Aparecen aquí como gente que se pelea y discute sin llegar a ningún acuerdo,
sin entenderse demasiado por qué están discutiendo. Es notorio que el film
transmite en esta escena un clima tenso y problemático, seguido luego por una
sensación de desánimo de algunos trabajadores de Zanón, que dicen que “nosotros
tenemos nuestra forma de ver las cosas, sería contraproducente meternos con
algún partido (…) porque los partidos solo quieren sacar rédito de esto”.
De este modo, se desprestigia la organización partidaria y
la intervención política, que son los pilares que sostienen toda lucha. Hacer
un documental sobre Zanón y no destacar el rol dirigente del PTS es, lisa y
llanamente, falsear la historia. Aunque la película muestra la importancia de
la lucha y la organización de los trabajadores, es decir el corazón de un
movimiento, desdibuja el rol que cumplen en ella los partidos para avanzar
exitosamente. Como diría el Trotsky que uno de estos mismos obreros leía a su
hija hoy militante:
“Sin una organización dirigente la energía de las masas se
disiparía, como se disipa el vapor no contenido en una caldera. Pero sea como
fuere, lo que impulsa el movimiento no es la caldera ni el pistón, sino el
vapor.”
Esta relación dialéctica entre masas y partido es lo que no
aparece en el film, dejando la impresión de que no es necesario e incluso, sería
contraproducente la intervención del partido en este o cualquier otro proceso,
negando de este modo la lucha más general por el poder.
Por último, la segunda objeción que consideramos necesario
destacar, y que se desprende de este mismo autonomismo, es la omisión de la
problemática económica en la cual está inmersa Zanón como gestión obrera que
debe sostener su producción dentro del capitalismo. Esta cuestión es esencial,
ya que expresa la contradicción en la que está metida Zanón, inmersa en el sistema
capitalista aunque esté gestionada por sus obreros y no haya patrones. Es
decir, que sigue sujeta a las leyes de su dinámica y, por lo tanto, presa de la
competencia. Por esta razón, como cualquier otra empresa, necesita lograr una
alta productividad para poder sobrevivir en el mercado. En el film no se dice
nada sobre este marco más general, no aparecen reflejados los problemas de la
empresa para subsistir, la relación con la competencia, a quién le venden, cómo
se sostienen, etc. Esto hace que la película tenga una tendencia a idealizar la
situación por la que atraviesan la mayoría de las fábricas ocupadas del país,
dejando de lado que esta lucha solamente tiene sentido en el marco de la más
general, hacia el socialismo…
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