sabato 9 marzo 2019

Sotto la sabbia - François Ozon

cosa succede quando dopo una vita insieme ci si trova soli, questo è il tema del film.
Marie, in conseguenza del fatto che il corpo non si trova, si comporta come se il marito fosse ancora vivo, se non c'erà in quel momento è perché era appena uscito.
Marie vive con un fantasma, c'è e non c'è, vivere soli liberi autonomi è praticamente impossibile.
il film non è pesante né fa annoiare, Ozon (e Charlotte Rampling, sono bravissimi.
da non perdere - Ismaele



SOTTO LA SABBIA non è certo un film spensierato, di sano intrattenimento o leggero (che dir si voglia) perchè colpisce al cuore, riflette la vita vera e l¹esperienza di chi ha deciso di non accettare la la fine, di una vita, dell'amore, dei sentimenti, dei sogni. Allo stesso tempo il film non rischia di essere uno dei "soliti deprimenti, incomprensibili film d'essai", perchè la forza magnetica di un'attrice come Charlotte Rampling non ci permette di staccare un attimo lo sguardo dallo schermo. E forse anche perchè Ozon è un regista giovane ed è sicuramente una promessa del nuovo cinema francese…

Gli attori sono straordinari, ma la Rampling è il perno di tutto il film, e la sua misuratissima recitazione lo rende ancora più drammatico. Il dolore della perdita è lucidamente folle, incomprensibile, quasi surreale: non cè spazio per le lacrime, se non nellultima scena su quella stessa spiaggia. Tutto è molto curato, non ce una pausa morta e la costruzione è elegante, come lo sono anche molte scene. Di notevole bellezza il contrappunto musicale reso da September, che sottolinea e fa da raccordo tra la rinascita sensuale di Marie e l'annuncio del ritrovamento del corpo. Inizialmente un po' lento, ma funzionale al plot, il film lancia indizi ed interessanti spunti. Intelligente, e fortunatamente non scontato, dal finale irrisolto (che potrebbe infastidire). Il giudizio: Ottima costruzione. Onesto ed elegante.  

Quanto fa male l'abbandono? Forse uno dei dolori più terrificanti e inconsolabili. Io li odio gli adii, detesto il disfattismo sentimentale, quelli - per intenderci-  del "nulla dura per sempre", " non faccio promesse", tutta questa paura di amare e farsi male anche per amore, mi nausea fortemente. Perchè dobbiamo lasciare che il tempo ci separi dalle nostre amiche e dai nostri amici? Perchè lasciare che l'amore finisca ,visto che deve finire?
La Resistenza esiste anche nella nostra vita privata e nelle scelte che facciamo. Mi piace tantissimo quella frase di Moretti: " io non divento amico del primo che passa, io scelgo di chi diventare amico. E una volta che ho scelto è per sempre"
Ecco, per me questa è la vita. Ho scelto te come amica o amico, ho scelto di amarti. Alti e bassi, modificazioni, cambiamenti, ma va avanti. Come la nostra vita.
Aggiungi a questo dolore, quella di una scomparsa senza motivazioni e un corpo che non trovi.
Troppo per la nostra mente e infatti Marie giustamente si inventa una vita quotidiana matrimoniale, che non ha più.
E diventa talmente pesante quella mancanza che nessuna verità sarà vera, meglio abbandonarsi a una visione di salvezza e correre incontro a essa. Perdersi nella follia, per sempre
Grandissimo film, davvero eccezionale, con una Charlotte Rampling assolutamente magnifica, emozionante, memorabile. Questo è il cinema che mi piace, questo è quello che voglio vedere.

… Il plot di Sotto la sabbia è semplicissimo, tanto che si ha l’impressione - specie nella prima parte della pellicola - che non accada nulla e mentre già scorrono i titoli di coda rimaniamo a domandarci che cosa è realmente accaduto. Marie (Charlotte Rampling) e Jean (Bruno Cremer) Drillon sono un’affiatata coppia di coniugi di mezza età: sposati da venticinque anni, partono come ogni anno per trascorrere le vacanze nella loro residenza al mare. Il viaggio, l’arrivo nel luogo di villeggiatura, la riapertura della casa, i primi momenti di riposo costituiscono un rituale rassicurante e ormai fin troppo consueto, sino ad arrivare alla noia, a quella silenziosa monotonia di gesti e di parole in cui trascolora dopo anni la felicità coniugale; la cinepresa si aggira lentamente fra loro, quasi senza stacchi, indagatrice e muta testimone dei loro atti, isolando le due figure in uno spazio assurdamente teatrale, emblematico. L’effetto straniante, lo stridore di un “nonsense” esistenziale si avverte fin da qui, dalla rappresentazione quasi documentaristica di un’estate tranquilla, dalla inspiegabilmente fastidiosa scoperta da parte di Jean di un covo di formiche nel tronco di un albero, durante una passeggiata nel bosco. L’imprevisto, il conturbante, l’inaspettato - pare voglia dirci Ozon - hanno in realtà radici assai profonde nella solo apparente impassibilità delle nostre esistenze: sono parte, a volte anche fondamento della nostra vita e a noi non resta che accettarlo o lasciarcene sommergere. Proprio come sceglie di fare Marie quando, in un giorno di sole come tutti gli altri sulla spiaggia, si risveglia e si rende conto con sgomento che Jean è sparito nel nulla, durante una nuotata. Senza senso e senza spiegazione…

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