Ben X è uno di quei film.
Ben vive nel suo mondo, ed è l'oggetto delle attenzioni di una coppia di pezzi di merda, con la complicità di tanti altri, che purtroppo per Ben sono nella sua classe.
quello che passa Ben è un calvario, deve solo subire, e portare la sua croce.
la sua passione è un gioco al computer, ambientato nel Medioevo, gioco nel quale è bravissimo.
e una ragazza vuole conoscerlo, e questo, come tutto, è difficile da gestire.
conoscete anche voi Ben, non perdetevi questo piccolo capolavoro belga - Ismaele
E' difficile trovare le parole per descrivere le emozioni che questo
autentico capolavoro ha saputo suscitarmi. E' difficile, ma doveroso, perchè
non potrei trovarle a freddo, non sarebbero le stesse, è giusto che vengano
ora, a cuore ancora pulsante, a viso ancora segnato dalle lacrime.
Ben X è uno dei film più toccanti che abbia mai potuto vedere anche se tale
aggettivo rischia di sminuirlo, di limitare alla semplice (ma importantissima)
componente emozionale quella che è una grandezza a prescindere dell'opera.
Cercherò per questo di analizzarlo più completamente che posso anche se le
dita, ancora tremanti, potrebbero portarmi a scrivere cose troppo di parte.
Partiamo dalla recitazione. L' interpretazione di Greg Timmermans (Ben) è
semplicemente memorabile. Certo, il suo personaggio è straordinario, ma in 9
visi su 10 sarebbe risultato esagerato, forzato, macchiettistico. Lui passa da
un registro all'altro, sopra e sotto le righe senza far mai perdere coerenza al
personaggio. E che dire della madre, figura dalla straziante umanità, forza e
debolezza, speranza e rassegnazione, amore sconfinato per un ragazzo che, solo
apparentemente, non sembra ricambiare. E veri, veri, in un cinema che sembra
non conoscere le persone e le dinamiche della vita, veri sono tutti gli altri
personaggi, forse di contorno (perchè tutto in BEN X è di contorno a Ben, alla
sua mente), ma allo stesso tempo tremendamente funzionali…
…il vero punto di forza dell’opera di Balthazar (brillante esordiente
alla regia), capace di caratterizzare in maniera commovente questo ragazzo
incerto, insicuro, sfumato, psicologicamente allo sbando, senza per questo
scadere nella ricerca della facile tragicità un po’ troppo costruita. C’è
sincerità nel personaggio di Ben, e per questo grande merito va
ovviamente anche all’attore esordiente Greg Timmermans.
Riuscitissima anche l’alternanza tra immagini di vita reale e di “gioco
virtuale”, costante necessaria per rappresentare la dualità psicologica
di Ben.
Una dualità che nel finale sfuma sempre più,
diventando indistinto e irreale, fino a toccare punte di lirismo sognante come
in pochi negli ultimi anni hanno saputo regalarci (penso soprattutto al
primo Michael Gondry).
Funzionale l’utilizzo delle interviste, anche se queste sono inevitabilmente il
punto debole della struttura complessiva, che trova invece il suo punto
di forza nella narrazione sciolta e nella focalizzazione sul
protagonista. Ultima nota prima della visione: preparate qualche
fazzoletto.
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