ci sono dinamiche relazionali e umane che condizionano la lavorazione del film, ottimi attori, in ptimis Lou Castel, ottime musiche, insomma un film che non lascia indifferenti, se uno inizia a vederlo.
appare anche Rainer Werner Fassbinder, sempre con la sigaretta accesa.
buona visione - Ismaele
…Con la creazione dell'Antiteater, Fassbinder immaginava di
poter dar vita a un movimento e un gruppo autonomi e liberi da qualsiasi schema
imposto dalle "regole" del cinema e produrre un'arte in modo
democratico.
Poi si accorse di aver creato pellicole, in 5 anni, che avevano disatteso in qualche maniera questa volontà.
La sua era stata solo una chimera, un ideale destinato a scontrarsi con la realtà. Non gli rimase altro che fare i conti con sé stesso, girando questo "Otto e mezzo" sbiadito, non sempre lucido, sofferto e un po' autoreferenziale.
Poi si accorse di aver creato pellicole, in 5 anni, che avevano disatteso in qualche maniera questa volontà.
La sua era stata solo una chimera, un ideale destinato a scontrarsi con la realtà. Non gli rimase altro che fare i conti con sé stesso, girando questo "Otto e mezzo" sbiadito, non sempre lucido, sofferto e un po' autoreferenziale.
Il nocciolo del film, la sua equivocità e il suo
carisma stanno in questa antinomia: riscontrare che un insieme di esseri umani
gretti, sfrenati, irritabili e prepotenti è nella condizione, grazie
all'apporto e al comando di un solo regista, di generare qualcosa di
completamente difforme e contrario al proprio modo di essere.
Il fallimento esistenziale dei singoli può essere conglobato e rinnovato nel loro inverso grazie al cinema, "puttana santa" per eccellenza.
Il fallimento esistenziale dei singoli può essere conglobato e rinnovato nel loro inverso grazie al cinema, "puttana santa" per eccellenza.
Omaggiato dalle musiche di Peer Raben, Gaetano
Donizetti, Elvis Presley, Ray Charles e Leonhard Cohen, Fassbinder tesse una
specie di "Morte a Ischia" indolente e decadente. Anche se una
didascalia dal "Tonio Kroger" di Thomas Mann rivelerà un
desiderio di cambiamento:
"E io ti dico che sono stufo di ritrarre la natura umana senza parteciparvi"…
"E io ti dico che sono stufo di ritrarre la natura umana senza parteciparvi"…
È Fassbinder, ci mancherebbe anche di perderlo.
Un Fassbinder aurorale, anno 1971, molto prima del gran successo di Il matrimonio di Maria Braun, ma già autore
enorme e smisurato. Una troupe sta girando un film a Sorrento. Però mancano i
soldi, la tensione sale, ci si sbrana tra colleghi nel chiuso dell’albergo.
Quasi una citazione del magnifico, indimenticabile Disprezzo di Godard
(quello era ambientato a Capri, poco lontano) e un’anticipazione del miglior
film di sempre di Wim Wenders, Lo stato delle cose (che WW abbia un po’ copiato?). Con Lou Castel, e già
questo lo rende imprescindibile, e poi Hanna Schygulla, Margarethe von Trotta,
Eddie Constantine, Marcella Michelangeli, lo stesso Fassbinder. Per un cinefilo
una sfilza di nomi che è un’emozione. Ah sì, dimenticavo: la puttana santa del
titolo è il cinema. Also sprach Fassbinder.
This whore of a film is
a film within a film about making a film the avant-garde way, perhaps in a more
brutal way than how Warhol worked at the Factory. It could be construed as the
rabid 25-year-old Rainer Werner Fassbinder's more amusing and brutal version of
Godard's "Contempt," as it supposedly tells it accurately about
Fassbinder's bad experiences shooting Whity in Spain. There's a madness, a
serpentine sense of movement, a chaotic despair and self-indulgence to the
fascinating plotless film, that makes it an indescribable film experience with
too many characters to keep track of and not much to draw on to try and piece
things together without being an insider…
…Per tutto il film aleggia un'atmosfera
di disfacimento, un vuoto pneumatico che avvolge tutti i personaggi; Fassbinder
descrive un mondo sfatto, privo di volontà o voglie, in cui non ci sono ideali
(il tema politico alla base del film che Jeff e soci girano è solo un
pretesto); tutti i personaggi si muovono come al rallentatore, persi nelle loro
manie e nelle piccole voglie; tutti sono schiavi dell'attrazione reciproca, che
li porta a soffrire e a piangere, a desiderare più partner come se niente fosse
(Jeff, ma anche il divo Eddie Constantine, che interpreta sé stesso), come a
colmare il vuoto esistenziale che si portano dietro; e l'omosessualità,
all'epoca ancora un tabù nel cinema, viene ritratta dall'autore in modo
spontaneo, senza sensazionalismi: l'attrazione tra Jeff e Ricky e tra gli altri
membri della troupe viene messa in scena in modo diretto, candido, senza
cattiveria né voglia di stupire, atteggiamento che, in futuro, farà la fortuna
dell'autore…
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