venerdì 7 dicembre 2018

Non ci resta che vincere (Campeones) – Javier Fesser

Javier Fesser è il regista di quel gran film, tabù in Italia, che è Camino.
adesso è nelle sale italiane con Non ci resta che vincere (titolo spagnolo Campeones), protagonisti i giocatori di una squadra di handiccapati veri che giocano a basket, con un bravo allenatore che fa quello che deve.
non è un film strappalacrime, ed è un film che fa bene a tutti gli spettatori, promesso.
buona visione - Ismaele





Respecto al guion, podemos decir que si bien transita por algunos lugares reconocibles dentro de este tipo de films, el diseño de este grupo variopinto de personajes hace que la historia se vea enriquecida, facilitando varios momentos cómicos de gran nivel, al igual que un arco de transformación interesante en el protagonista. Por el lado de la factura técnica no queda nada que reprochar en un film prolijamente realizado donde se destaca la sensitiva y delicada banda sonora de Rafael Arnau.
Somos Campeones es una película enternecedora, sensible y auténtica que no busca la manipulación emocional del espectador sino que intenta entretener de manera honesta y al mismo tiempo buscar la reflexión de la audiencia. Una comedia para disfrutar en familia.

…Gli attori non interpretano persone con disabilità, sono davvero persone con disabilità: può sembrare scontato, ma è la vera chiave del progetto. Raccontare la disabilità al cinema è sempre stato arduo perché – in più di un’occasione – si è preferito chiamare gli interpreti a dover rifare sullo schermo una particolare condizione fisica o psichica. Per questo, la resa non era sempre fedele: risultava o troppo pacchiana, oppure eccessivamente pietistica.

Non ci resta che vincere, al contrario, conserva l’autenticità di ogni particolare portando alla ribalta – tra il serio e il faceto – ogni menomazione o differenza, mettendo chiunque sullo stesso piano interpretativo e sociale: siamo davanti ad un vero – e riscontrabile – esempio di integrazione. Molte scene sono state girate fuori copione, si potrebbero definire improvvisate, ma sarebbe riduttivo: questi campioni, nella vita e sul set, hanno mostrato se stessi facendo della propria diversità un punto di forza.

Per questo è stato possibile persino garantire una sana ironia. Vengono smontati coscienziosamente e con maestria i pregiudizi dei normodotati, attraverso la sagacia dei protagonisti coinvolti.

Una vera e propria lezione, in cui il cinema diventa veicolo d’uguaglianza: hanno provato a fare lo stesso in Italia, con scarsi risultati. Forse perché, da noi, la disabilità viene concepita come un tabù sdoganato da cui attingere con distacco: quasi nessuno ha voglia – né tantomeno interesse – di sporcarsi le mani con qualcosa di raro e peculiare. Meglio affidarsi a ricostruzioni, mediate su più livelli, da cui trarre giovamento. Invece Fesser non fa sconti a nessuno e ci catapulta in un mix scenico fra pantomima e realtà che lascia di stucco con disinvoltura, pur non avendo proposto niente di così trascendentale.

…'Campeones' es una comedia que funciona como en su momento lo hizo 'Intocable' (Olivier Nakache, Eric Toledano, 2011), bajo esa apariencia de simpleza e intranscendencia, se esconde un film que no sólo te lo hace pasar bien, si no que propone algunas reflexiones y enseñanzas sobre la vida que más de uno deberían aplicarse en este mundo tan lleno de ruido y odio injustificado que nos rodea. La película nos habla de integración y aceptación, pero también de asumir responsabilidades o de como el crecimiento personal y profesional van unidos a la madurez interior como personas. Y lo hace con la medida justa de azúcar, porque era fácil pasarse y convertir la película en un ejercicio edulcorante pasteloso, sabe sortear los peligros de este tipo de comedias, aunque sí que echo en falta un poco más de mala leche o acidez, a veces no querer molestar a nadie también puede hacerte instaurar en cierta comodidad creativa. 'Campeones' una película recomendable para toda la familia y para todo tipo de edades, veremos si a los académicos hollywoodienses les gusta.
da qui

Perché questo è un film che non sfrutta i disabili per far ridere pur consentendoci di divertirci (e non poco) dinanzi alle loro reazioni. C'è un profondo rispetto nei loro confronti perché li si racconta come sono e, attraverso la figura di Marco, si portano sullo schermo i pregiudizi che i cosiddetti normodotati nutrono (talvolta negandolo a se stessi) nei loro confronti. Lo schema della sceneggiatura ha un sapore di deja vu ma viene declinato con grande originalità consentendosi anche svolte inaspettate perché si percepisce quanto, anche le situazioni più ''cinematografiche' siano innervate da una sensibilità molto attenta anche ai dettagli…


LA SQUADRA DEGLI AMICI

 SERGIO OLMOS
Sergio ha 28 anni e lavora in un garage a Arganda, un paesino vicino a Madrid. Vive in un centro per disabili con altre otto persone di cui due aiutanti a domicilio. Lo sport è ciò che preferisce nella vita e in modo particolare il calcio e il basket.
FRAN FUENTES
Fran ha 51 anni e lavora presso l'AFADE, una fondazione che ha per finalità di migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità mentale. Vive in un centro per disabili con quattro persone. Il suo più grande desiderio è di essere operato per guarire dal suo strabismo: ciò gli permetterebbe di imparare a leggere e di migliorare la sua maniera di parlare.
ROBERTO SANCHEZ 
Roberto ha 34 anni. È professore alla Special Olympic a Madrid, un'organizzazione sportiva per bambini ed adulti affetti da un deficit intellettuale. È anche allenatore di basket per bambini disabili.
JÉSUS VIDAL
Jésus ha 42 anni e ha una deficienza organica: la sua vista da un occhio è molto debole ed è cieco dall'altro. Tuttavia Jésus è completamente autonomo e in questo momento sta lavorando come attore nello spettacolo "Cascaras Vacias" scritto e diretto da Laura Ripoli e Magda Labarga. Attualmente è in tourné in Spagna.
JESUS LAGO SOLIS
Jésus ha 26 anni, lavora a Mostoles, a sud di Madrid in un centro del gruppo Amas. Vive con i genitori e con dodici fratelli adottivi che sua madre biologica ha accolto in casa. Per dodici anni ha giocato a ping pong e ha viaggiato attraverso la Spagna con la sua squadra fino a quando hanno vinto il campionato nazionale di sport paralimpico.
JOSE DE LUNA 
José ha 32 anni e lavora alla fondazione Fuente Agria. Recita in teatro e il suo prossimo ruolo sarà quello di Romeo. Ha da sempre voluto fare l'artista e, per questo motivo, durante le riprese del film era un po' spaventato. José suona anche le percussioni in un'orchestra.
STEFAN LOPEZ 
I suoi genitori l'ho hanno adottato quando aveva quattro anni, adesso ne ha diciannove. Suo padre è spagnolo e sua madre inglese. Viaggia dunque molto tra Madrid e Londra. Va a scuola e si prepara a lavorare come giardiniere. Molto sportivo, a quindici anni è stato campione di Spagna di Corsa Campestre - 1000 metri nella sua categoria. 
JULIO FERNANDEZ
Julio ha 30 anni ed è magazziniere da quando aveva 11 anni. Quello che ama veramente è giocare a calcio e a basket. Ha anche un gruppo di amici con cui va regolarmente al cinema e al museo.
ALBERTO NIETO 
Alberto ha 42 anni. Ha una compagna e due figli che lo rendono infinitamente felice. Vive a Madrid e lavora come magazziniere. Gioca regolarmente in una squadra di basket.
GLORIA RAMOS
Gloria ha 23 anni, è la più piccola di quattro fratelli e sorelle. Ha già praticato il calcio, lo judo, l'equitazione, il nuoto, il pattinaggio artistico e la danza contemporanea.

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