nel film non ci sono supereroi, solo una vita difficile, mostrata senza trucchi.
anche i soldi per la scuola stanno finendo, la scuola privata pretende i suoi crediti.
tutti cercano Genna, ma solo per soldi, lei prova a evitarli, ma fino a quando?
un'opera prima che vale molto - Ismale
Una donna fragile e disorientata, schiacciata dai problemi
della vita quotidiana. Privata dei suoi beni, deve chiudere il suo negozio, e
l'avvenire dei suoi figli diviene incerto. La vitalità dei ragazzi contrasta
con l'apatia della madre che poco a poco cade in una profonda depressione. I
ragazzi si rendono conto che la madre non ha né la maturità né la forza per
affrontare tutti i suoi problemi, e dovranno essere loro a prendere in mano la
situazione...
Svegliarsi, uscire di casa, accompagnare i figli a scuola,
andare a lavoro, aspettare la sera, preparare la cena, mangiare, dormire,
ricominciare. Finché il meccanismo della monotonia delle azioni quotidiane si
inceppa per il sopraggiungere di un evento temuto e atteso da respingere come
una lontana certezza: la perdita di una sicurezza apparente che consisteva
nell'occupazione di uno spazio, un posto invisibile, estraneo e inespugnabile
come una fortezza nel deserto.
Le abitudini si sgretolano sotto il peso di giornate che non possono cominciare, i gesti si succedono nell'evidenza del progressivo e inarrestabile svuotamento di senso che non alleggerisce e inchioda gli arti a un'immobilità senza scampo. La Madre abdica al suo ruolo, l’affezione degenera in morbo incurabile, in infezione contagiosa che necessita l’isolamento assoluto e brutale dal mondo. Lei è il melanconico pianeta in attesa della collisione con la terra, il residuo di un corpo (in-)curato, arreso all’entropia, teso verso una linea di massima pendenza che annulla tutti gli spazi possibili fuori da quel tetro locale soffocato da accessori per l’estetica. I trucchi non bastano a rifarsi una maschera convincente per affrontare la desolazione di un reale non più gestibile, solo l’apparizione di un raro cliente lascia sperare che la svolta sia finalmente vicina; ma l’immobilismo resta totale e terrificante e costringe ad aspettare nient’altro che la sera. Nessuna disposizione d’animo affettuosa la lega ai suoi due bambini, l'affezione è semmai il sintomo di un organismo oppresso dalla malattia, infezione appunto, che presagisce l’assorbimento entropico, la morte termica dell'universo stesso…
Le abitudini si sgretolano sotto il peso di giornate che non possono cominciare, i gesti si succedono nell'evidenza del progressivo e inarrestabile svuotamento di senso che non alleggerisce e inchioda gli arti a un'immobilità senza scampo. La Madre abdica al suo ruolo, l’affezione degenera in morbo incurabile, in infezione contagiosa che necessita l’isolamento assoluto e brutale dal mondo. Lei è il melanconico pianeta in attesa della collisione con la terra, il residuo di un corpo (in-)curato, arreso all’entropia, teso verso una linea di massima pendenza che annulla tutti gli spazi possibili fuori da quel tetro locale soffocato da accessori per l’estetica. I trucchi non bastano a rifarsi una maschera convincente per affrontare la desolazione di un reale non più gestibile, solo l’apparizione di un raro cliente lascia sperare che la svolta sia finalmente vicina; ma l’immobilismo resta totale e terrificante e costringe ad aspettare nient’altro che la sera. Nessuna disposizione d’animo affettuosa la lega ai suoi due bambini, l'affezione è semmai il sintomo di un organismo oppresso dalla malattia, infezione appunto, che presagisce l’assorbimento entropico, la morte termica dell'universo stesso…
…La
influencia precipita nella storia di solitudine e depressione di
Genna, madre indolente di due ragazzini, schiacciata dal fallimento economico
del negozio di cosmetici che gestisce, rassegnata all’impossibilità di un
qualsiasi riscatto. La parabola di disfacimento psico-fisico è ormai a picco,
Genna è colta nel suo accanimento terapeutico alla vita, la dipendenza da
farmaci, che le diano almeno una parvenza ambulante, presenza riconoscibile,
anche se muta e apatica. Messo in scena è infatti il lentissimo sbiadire
dell’esistenza nel darsi quotidiano, nelle azioni di routine, nell’automatismo
dei piccoli gesti, quanto basta a non infierire bruscamente sulla normalità
familiare, fatta di cene insipide e laconiche tra mura desolate, stracolme di
giocattoli e assordate dalla Tv. Genna s’aggrappa alla meccanicità casalinga
come mimesi del suo perdersi, scolorire per sparire tono su tono. Metafora
affatto astratta, che improvvisamente si concreta nella lunga carrellata
laterale che segue Genna camminare per strada costeggiando una parete
dall'intonaco slavato del medesimo colore dei suoi abiti anonimi e scialbi: un
grigio ghiaccio sporco, che dissimula il corpo in movimento, di contrasto al
procedere del volto pallido e scarno…
La
ópera primera de Pedro Aguilera es un duro cuento acerca del proceso
depresivo de una madre soltera, que va cayendo en la pobreza a paso veloz hasta
terminar en una situación insostenible, arrastrando con ella a sus dos hijos.
Aguilera
parece querer detenerse en el contraste de la vitalidad de ambos niños frente a
la apatía incorregible de su madre, y fortalecer el optimismo mostrando esas
diferencias en gestos cotidianos que se hacen poderosos vistas a través de la
lente del director. Su estilo de rodaje, de imagen limpia y cristalina y de significado
críptico, se enclava en el corazón mismo del cine moderno, atesorando mil
virtudes en su pequeña y humilde proporción…
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