domenica 25 febbraio 2018

I quattro dell'apocalisse - Lucio Fulci

un film sorprendente, sembra un western come tanti, e invece è eccezionale.
la sceneggiatura è di Ennio De Concini.
ci sono tante scene memorabili che basterebbero per diversi film.
è un film violento, divertente, terribile, commovente, con un Tomas Milian che diceva di essersi ispirato a Charles Manson, banditi, bari, alcolizzati, cercatori d'oro.
la parte finale, poi, è davvero indimenticabile.
non perdetevi questo piccolo grande film, un gioiellino sottovalutato - Ismaele






QUI il film completo (durata 1h e 44')



Meraviglioso, lirico, fisico, tecnicamente eccelso, I quattro dell'Apocalisse è uno dei grandi titoli crepuscolari del western italiano, genere che nel giro di pochi subisce una netta metamorfisi e sconta la perdita d'interesse da parte del pubblico, come quello americano. Un genere che dalla cenere nasce, che di morte si nutre già dal suo primo passo (il leoniano Per un pugno di dollari), si spegne nostalgicamente, perde i suoi eroi (che senza macchia non sono, pur rimanendo eroi) e si ritrova colmo di violenza insensata, di personaggi mansoniani (il Chaco, impersonato da Milian), di atmosfera infantile/fiabesca (pur se perversa/polverosa). Fulci, di suo, ci mette dei passaggi di pura poesia (il villaggio di soli uomini che adotta il bambino, il nero che parla coi morti e si aggira tra le tombe, sotto la pioggia), luci remingtoniane, tecniche di ripresa sopraffine.

Fulci sembra essere andato fuori tempo massimo per girare un film western. Il genere aveva passato abbondamente l'età dell'oro ed erano abbastanza rari vederli sullo schermo. In effetti è più un road movie di ambientazione western che un film di genere vero e proprio. I quattro protagonisti sono già di per sè perfetti prototipi dei reietti: Un nero folle, un alcolizzato e due rappresentanti delle professioni più antiche del mondo, una prostituta e un baro di professioni. Tra i paesaggi naturali e le musiche della colonna sonora si consuma la fine di una certa controcultura tipica di quegli anni, nel quale Chaco dello straordinario Milian ne rappresenta tutte le aberrazioni possibili immaginabili. Un film particolare a cui Fulci riesce a dare un buon equilibrio tra l'atmosfera crepuscolare, situazioni bizzarre ed esplosioni di violenza inaudita. Certamente non è il solito western.

I QUATTRO DELL’APOCALISSE è uno dei migliori western degli anni settanta. Più tradizionale e meno crepuscolare dello stilizzato e nervoso KEOMA. Benché superiore, a mio avviso, l’opera di Castellari – il film di Lucio Fulci naviga nel mare sicuro del genere canonico, con alcune infiltrazioni. Per esempio nella figura di Chaco si toccano picchi di violenza non indifferenti, ma lo script di Ennio De Concini offre una garanzia. Una sceneggiatura di ferro (scritta da un maestro dei generi) con alto tasso di arte artigianale italiana: un baro, una prostituta, un matto e un ubriacone sopravvissuti ad una strage in quel di Salt Flat intraprendono un viaggio di vita e morte. Stubby è il capo spedizione, rassicurante e cultore della pulizia; Bunny è in attesa di un bambino, quando incontrano una carovana di cristiani metodisti si spacciano per marito e moglie…

I quattro dell’apocalisse è un film del 1975, diretto da Lucio Fulci, con Fabio Testi. Esistono diverse versioni del film. A causa della crudezza di alcune scene all’uscita nelle sale la versione originale del film ricevette il divieto per i minori di 18 anni. Per ottenere un abbassamento del divieto a 14 anni, il produttore fece tagliare molte delle scene più crude, realizzando così la seconda versione, ma il divieto venne lasciato comunque ai minori di 18 anni…

Lucio Fulci è un genio. Da ragazzo ha parato un rigore a Mazzola (Valentino) ed è universalmente riconosciuto come uno dei maestri dell'horror e dello splatter. Nel 1975, anno in cui esce nelle sale "I quattro dell'Apocalisse", ha smesso di fare commedie e musicarelli. "I quattro dell'Apocalisse" è uno spaghetti western (Lucio Fulci ha già diretto nel 1968 il cruento "Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro" con Franco Nero che, per l'occasione, indossa le "vestigia" del "biondo" Clint Eastwood). La sceneggiatura è di Ennio De Concini e si basa su quattro racconti di Francis Brett Harte. Pistole, deserti, villaggi di minatori e villaggi fantasma. Puttane, ubriaconi. Reverendi che giocano a poker e i soliti, immancabili, mormoni (o meglio "la chiesa felice del Cristo vivente") svizzeri. Ma nel 1975 il genere stava morendo e Lucio Fulci, che si considerava un "terrorista dei generi", decide di arricchire la trama con il suo personalissimo stile.
"Uno degli unici tre western prodotti sino ad oggi nel mondo che sia vietato ai minori di 18 anni per la sua drammatica, feroce, violenza." Così recitava la frase di lancio. Il limite fu poi abbassato ai 14 anni. Ma alcune scene vennero tagliate. Marco Giusti, autore televisivo e critico cinematografico che nel 2007 ha curato la retrospettiva dedicata al western all'italiana per la Mostra del cinema di Venezia, lo ha definito un "western sadico". E' un western sadico e un road movie allucinato e psichedelico. I protagonisti sono quattro perdenti. Un baro, una puttana, un ubriacone e un matto che viaggiano attraverso il deserto. Come il capitano Willard che risale il fiume Nung fino in Cambogia. Come Capitan America e Billy che viaggiano attraverso gli Stati Uniti a bordo delle loro motociclette. Chaco è vestito come un hippy di Woodstock. E le bellissime musiche - da segnalare, alle percussioni, la presenza di Tony Esposito - di Bixio, Frizzi (Fabio) e Vince Tempera giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche della storia. Tomas Millian, in quello che è e resterà il suo ultimo western, è perfetto nel ruolo di Chaco e dichiarerà poi di essersi ispirato, nella caratterizzazione del suo crudele personaggio, al serial killer statunitense Charles Manson. Fabio Testi è ancora un attore.
"I quattro dell'Apocalisse" è un film violento. Ci sono vendicatori con il volto coperto che compiono massacri. Sceriffi corrotti e sceriffi scuoiati vivi. Stupri e banditi che si fanno di peyote. Cannibalismo. E vendette al sapore di schiuma da barba.

Grande western sadico di Fulci, che non lo considerava completamente riuscito perché non aveva un gran rapporto con De Concini, lo sceneggiatore imposto dalla produzione. "De Concini fece una brutta sceneggiatura. Io tentai di rifarla, ma era difficilissimo, perché De Concini ci credeva e non voleva variazioni di sorta" (Segno Cinema). Detto questo Fulci si scatena citando i quadri di Frederic Remington, fa omaggio a Leone, gira un grande finale ("credo che la cosa migliore siano gli ultimi 800 metri") e, soprattutto, costruisce dei grandi personaggi con attori che lui stesso impone al produttore. [...] Malgrado tutta l'energia spesa da Fulci il film non andò bene. "Quando uscì, non gliene fregò un c*zz* a nessuno, fece un insuccesso totale [...], Frizzi, il produttore, mi disse: 'Be', allora ho perso un po' di tempo...', infatti fu una brutta botta perché il film costò 500 milioni!" (Segno Cinema). Grande colonna sonora di Frizzi-Bixio-Tempera. Il gruppo Cook & Benjamin Franklin, che nasconde ovviamente i tre musicisti più Toni Esposito, Franco Di Lello e Massimo Luca, esegue "Movin' On", "Bonnie (Let's Stay Together)", "Was It All in Vain", "Let Us Pray", "Stubby (You're Down and Out)". Per la versione televisiva vennero tagliate le scene più sadiche, lo scuoiamento e lo stupro. Frase di lancio: "Uno degli unici tre western prodotti sino ad oggi nel mondo che sia vietato ai minori di 18 anni per la sua drammatica, feroce violenza".
STRACULT di Marco Giusti

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