un film sorprendente, sembra un western come tanti, e invece è eccezionale.
la sceneggiatura è di Ennio De Concini.
ci sono tante scene memorabili che basterebbero per diversi film.
è un film violento, divertente, terribile, commovente, con un Tomas Milian che diceva di essersi ispirato a Charles Manson, banditi, bari, alcolizzati, cercatori d'oro.
la parte finale, poi, è davvero indimenticabile.
non perdetevi questo piccolo grande film, un gioiellino sottovalutato - Ismaele
la sceneggiatura è di Ennio De Concini.
ci sono tante scene memorabili che basterebbero per diversi film.
è un film violento, divertente, terribile, commovente, con un Tomas Milian che diceva di essersi ispirato a Charles Manson, banditi, bari, alcolizzati, cercatori d'oro.
la parte finale, poi, è davvero indimenticabile.
non perdetevi questo piccolo grande film, un gioiellino sottovalutato - Ismaele
Meraviglioso,
lirico, fisico, tecnicamente eccelso, I quattro dell'Apocalisse è uno dei grandi titoli
crepuscolari del western italiano, genere che nel giro di pochi subisce una
netta metamorfisi e sconta la perdita d'interesse da parte del pubblico, come
quello americano. Un genere che dalla cenere nasce, che di morte si nutre già
dal suo primo passo (il leoniano Per
un pugno di dollari), si spegne nostalgicamente, perde i suoi eroi
(che senza macchia non sono, pur rimanendo eroi) e si ritrova colmo di violenza
insensata, di personaggi mansoniani (il Chaco, impersonato da Milian), di atmosfera
infantile/fiabesca (pur se perversa/polverosa). Fulci, di suo, ci mette dei passaggi di pura poesia (il villaggio
di soli uomini che adotta il bambino, il nero che parla coi morti e si aggira
tra le tombe, sotto la pioggia), luci remingtoniane, tecniche di
ripresa sopraffine.
Fulci sembra essere andato fuori tempo massimo
per girare un film western. Il genere aveva passato abbondamente l'età dell'oro
ed erano abbastanza rari vederli sullo schermo. In effetti è più un road movie
di ambientazione western che un film di genere vero e proprio. I quattro
protagonisti sono già di per sè perfetti prototipi dei reietti: Un nero folle,
un alcolizzato e due rappresentanti delle professioni più antiche del mondo,
una prostituta e un baro di professioni. Tra i paesaggi naturali e le musiche
della colonna sonora si consuma la fine di una certa controcultura tipica di
quegli anni, nel quale Chaco dello straordinario Milian ne rappresenta tutte le
aberrazioni possibili immaginabili. Un film particolare a cui Fulci riesce a
dare un buon equilibrio tra l'atmosfera crepuscolare, situazioni bizzarre ed
esplosioni di violenza inaudita. Certamente non è il solito western.
I QUATTRO DELL’APOCALISSE è uno dei migliori
western degli anni settanta. Più tradizionale e meno crepuscolare dello
stilizzato e nervoso KEOMA. Benché superiore, a mio avviso, l’opera di
Castellari – il film di Lucio Fulci naviga nel mare sicuro del genere canonico,
con alcune infiltrazioni. Per esempio nella figura di Chaco si toccano picchi
di violenza non indifferenti, ma lo script di Ennio De Concini offre una
garanzia. Una sceneggiatura di ferro (scritta da un maestro dei generi) con
alto tasso di arte artigianale italiana: un baro, una prostituta, un matto e un
ubriacone sopravvissuti ad una strage in quel di Salt Flat intraprendono un
viaggio di vita e morte. Stubby è il capo spedizione, rassicurante e cultore
della pulizia; Bunny è in attesa di un bambino, quando incontrano una carovana
di cristiani metodisti si spacciano per marito e moglie…
I
quattro dell’apocalisse è un film del 1975, diretto da Lucio Fulci, con Fabio
Testi. Esistono diverse versioni del film. A causa della crudezza di alcune
scene all’uscita nelle sale la versione originale del film ricevette il divieto
per i minori di 18 anni. Per ottenere un abbassamento del divieto a 14 anni, il
produttore fece tagliare molte delle scene più crude, realizzando così la
seconda versione, ma il divieto venne lasciato comunque ai minori di 18 anni…
…Lucio Fulci è un genio. Da ragazzo ha parato un rigore a Mazzola
(Valentino) ed è universalmente riconosciuto come uno dei maestri dell'horror e dello
splatter. Nel 1975, anno in cui esce nelle sale
"I quattro dell'Apocalisse", ha smesso di fare commedie e
musicarelli. "I quattro dell'Apocalisse" è uno spaghetti western (Lucio
Fulci ha già diretto nel 1968 il cruento "Le colt cantarono la morte e
fu... tempo di massacro" con Franco Nero che, per l'occasione, indossa
le "vestigia" del "biondo" Clint
Eastwood). La sceneggiatura è di Ennio De Concini e si basa su quattro racconti
di Francis
Brett Harte. Pistole, deserti, villaggi di minatori e villaggi
fantasma. Puttane, ubriaconi. Reverendi che giocano a poker e i soliti,
immancabili, mormoni (o meglio "la chiesa felice del Cristo
vivente") svizzeri. Ma nel 1975 il genere stava morendo e Lucio
Fulci, che si considerava un "terrorista dei generi",
decide di arricchire la trama con il suo personalissimo stile.
"Uno degli unici tre western prodotti sino ad oggi nel mondo che sia vietato ai minori di 18 anni per la sua drammatica, feroce, violenza." Così recitava la frase di lancio. Il limite fu poi abbassato ai 14 anni. Ma alcune scene vennero tagliate. Marco Giusti, autore televisivo e critico cinematografico che nel 2007 ha curato la retrospettiva dedicata al western all'italiana per la Mostra del cinema di Venezia, lo ha definito un "western sadico". E' un western sadico e un road movie allucinato e psichedelico. I protagonisti sono quattro perdenti. Un baro, una puttana, un ubriacone e un matto che viaggiano attraverso il deserto. Come il capitano Willard che risale il fiume Nung fino in Cambogia. Come Capitan America e Billy che viaggiano attraverso gli Stati Uniti a bordo delle loro motociclette. Chaco è vestito come un hippy di Woodstock. E le bellissime musiche - da segnalare, alle percussioni, la presenza di Tony Esposito - di Bixio, Frizzi (Fabio) e Vince Tempera giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche della storia. Tomas Millian, in quello che è e resterà il suo ultimo western, è perfetto nel ruolo di Chaco e dichiarerà poi di essersi ispirato, nella caratterizzazione del suo crudele personaggio, al serial killer statunitense Charles Manson. Fabio Testi è ancora un attore.
"Uno degli unici tre western prodotti sino ad oggi nel mondo che sia vietato ai minori di 18 anni per la sua drammatica, feroce, violenza." Così recitava la frase di lancio. Il limite fu poi abbassato ai 14 anni. Ma alcune scene vennero tagliate. Marco Giusti, autore televisivo e critico cinematografico che nel 2007 ha curato la retrospettiva dedicata al western all'italiana per la Mostra del cinema di Venezia, lo ha definito un "western sadico". E' un western sadico e un road movie allucinato e psichedelico. I protagonisti sono quattro perdenti. Un baro, una puttana, un ubriacone e un matto che viaggiano attraverso il deserto. Come il capitano Willard che risale il fiume Nung fino in Cambogia. Come Capitan America e Billy che viaggiano attraverso gli Stati Uniti a bordo delle loro motociclette. Chaco è vestito come un hippy di Woodstock. E le bellissime musiche - da segnalare, alle percussioni, la presenza di Tony Esposito - di Bixio, Frizzi (Fabio) e Vince Tempera giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche della storia. Tomas Millian, in quello che è e resterà il suo ultimo western, è perfetto nel ruolo di Chaco e dichiarerà poi di essersi ispirato, nella caratterizzazione del suo crudele personaggio, al serial killer statunitense Charles Manson. Fabio Testi è ancora un attore.
"I
quattro dell'Apocalisse" è un film violento. Ci sono
vendicatori con il volto coperto che compiono massacri. Sceriffi corrotti e
sceriffi scuoiati vivi. Stupri e banditi che si fanno di peyote. Cannibalismo.
E vendette al sapore di schiuma da barba.
Grande
western sadico di Fulci, che non lo considerava completamente riuscito perché
non aveva un gran rapporto con De Concini, lo sceneggiatore imposto dalla
produzione. "De Concini fece una brutta sceneggiatura. Io tentai di
rifarla, ma era difficilissimo, perché De Concini ci credeva e non voleva
variazioni di sorta" (Segno Cinema). Detto questo Fulci si scatena citando
i quadri di Frederic Remington, fa omaggio a Leone, gira un grande finale
("credo che la cosa migliore siano gli ultimi 800 metri") e,
soprattutto, costruisce dei grandi personaggi con attori che lui stesso impone
al produttore. [...] Malgrado tutta l'energia spesa da Fulci il film non andò
bene. "Quando uscì, non gliene fregò un c*zz* a nessuno, fece un
insuccesso totale [...], Frizzi, il produttore, mi disse: 'Be', allora ho perso
un po' di tempo...', infatti fu una brutta botta perché il film costò 500
milioni!" (Segno Cinema). Grande colonna sonora di Frizzi-Bixio-Tempera.
Il gruppo Cook & Benjamin Franklin, che nasconde ovviamente i tre musicisti
più Toni Esposito, Franco Di Lello e Massimo Luca, esegue "Movin'
On", "Bonnie (Let's Stay Together)", "Was It All in
Vain", "Let Us Pray", "Stubby (You're Down and Out)".
Per la versione televisiva vennero tagliate le scene più sadiche, lo
scuoiamento e lo stupro. Frase di lancio: "Uno degli unici tre western
prodotti sino ad oggi nel mondo che sia vietato ai minori di 18 anni per la sua
drammatica, feroce violenza".
STRACULT
di Marco Giusti
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