il film è il terzo (qui e qui gli altri due) della trilogia western di Sergio Sollima, nel 1968, quando i western italiani erano i più belli del mondo.
l'aria di rivoluzione si respira nel film, Cuchillo è bravissimo e simpatico, onesto a suo modo.
non perdetevelo, non ve ne pentirete - Ismaele
Il ritorno di Cuchillo coincide con il terzo western in
pochissimo tempo della coppia Milian/Sollima.Se il primo film di questa ideale
trilogia era quasi un pamphlet politico per quanto era rivolto alla situazione
politica dell'attualità,qui siamo più dalle parti del western picaresco.Non
mancano comunque i riferimenti alle lotte rivoluzionarie che sono insiti nel
personaggio di Cuchillo.Pur essendo inserito nel calderone dello spaghetti
western si distingue per una certa cura realizzativa che non era così comune
quando il genere era all'apice della popolarità e per una sceneggiatura un pò
più profonda di quanto imponga il genere.Sollima era poi regista sicuramente
con una marcia in più rispetto a tanti anonimi mestieranti del genere pur non
raggiungendo le vette dei western di Leone…
Un ladruncolo di buon cuore si lascia possedere dallo spirito
della rivoluzione messicana. Inizia così una gara in astuzia e in velocità che
giunge sino alla terra dei gringos dove è nascosto un cospicuo tesoro. La fuga
con i suoi contrappunti, i sorpassi, le pause, i raddoppi è diretta con grande
perizia da Sollima che ha saputo imprimere un ritmo spumeggiante a una
partitura inventiva e spiritosa…
…sigla
iniziale, con dei disegni notevolissimi che sembrano (purtroppo, e non sono
esagerati) tanti "Guernica" dedicati alla rivoluzione citata oltre ad
alcune immagini virate in diversi colori di grande fascino. Parte alla grande
insomma, e poi prosegue ancora meglio, azione a grandi livelli, scene in campo
aperto quasi da colossal per numero di personaggi. Bellissima poi la coralità,
sono tanti i personaggi che appaiono a più riprese e ognuno fortemente
caratterizzato…
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