unico film italiano al festival di Berlino del 2018, è quindi insieme il migliore e il peggiore dei film italiani.
Alba Rohrwacher fa la sua parte di donna perduta, un po' alcolizzata, un po' puttana, Valeria Golino fa la parte della brava donna.
all'inizio c'era stato un accordo fra le due donne, ma il tempo e le cose creano problemi.
toccherà a Sara provare a salvare le madri (come tutti i bambini adottati, anche se non lo sa, ma lei lo sa, ha due madri) e se stessa, è l'unica che ne ha la forza, anche morale.
Sara da bambina oggetto deve diventare un soggetto, un ruolo che fa tremare i polsi.
sfondo del film è una Sardegna povera, sottosviluppata, non è roba per turisti.
Sara (la bambina Vittoria nel film), ha una certa somiglianza con un'altra Sara (Cate, la protagonista di Bellas Mariposas, di Salvatore Mereu), per chi se lo ricorda.
buona (e terribile) visione - Ismaele
Alba Rohrwacher fa la sua parte di donna perduta, un po' alcolizzata, un po' puttana, Valeria Golino fa la parte della brava donna.
all'inizio c'era stato un accordo fra le due donne, ma il tempo e le cose creano problemi.
toccherà a Sara provare a salvare le madri (come tutti i bambini adottati, anche se non lo sa, ma lei lo sa, ha due madri) e se stessa, è l'unica che ne ha la forza, anche morale.
Sara da bambina oggetto deve diventare un soggetto, un ruolo che fa tremare i polsi.
sfondo del film è una Sardegna povera, sottosviluppata, non è roba per turisti.
Sara (la bambina Vittoria nel film), ha una certa somiglianza con un'altra Sara (Cate, la protagonista di Bellas Mariposas, di Salvatore Mereu), per chi se lo ricorda.
buona (e terribile) visione - Ismaele
…Stavolta mi pare che hai fatto un lavoro con le bambine che non
sono la protagonista un po’ più difficile, mi parevano un po’ impacciate. Come
è andata?
LAURA BISPURI: “Ti premetto che di solito
quando vedo i film con i bambini al cinema non mi piacciono mai. Soprattutto i
film italiani. Poi certo ci sono eccezioni e casi eclatanti ma la norma è che
esco terrorizzata. Quindi ero preoccupata per questo casting. Ho girato
soprattutto la Sardegna (ma non solo) per 8 mesi battendo tutte le scuole, alla
ricerca della protagonista e poi le amiche le ho scelte tra le migliori che per
un motivo o per l’altro ho dovuto scartare, è un gruppo di cui sono molto
soddisfatta. Forse ti riferisci però alla scena in cui stanno in gruppetto e guardano
il video sul cellulare facendo le antipatiche, quella è stata la scena in
assoluto di cui abbiamo dovuto fare più ciak di tutto il film. Non era facile
per niente e c’erano anche battute accavallate, inoltre non facevano che
guardare in macchina. Se non lo faceva una, lo faceva l’altra, lì mi sono un
po’ alterata e ho dovuto urlare ad un certo punto, è stato un momento non
facile…”
Invece Sara, la protagonista,
visivamente è perfetta. Fisico, capelli, colori…
LB: “Secondo me lei è proprio un fenomeno.
Ho girato anche stavolta tutto il film con lunghi piani sequenza, e le
coreografie erano particolari, più complesse che in passato. A lei chiedevo
cose complicatissime dalla scena con il tappeto [in cui mette sua madre svenuta
su un tappeto per poterla trasportare tirandola con le sue forze ndr] ad altre
molto complicate, le chiedevo molto insomma, ma faceva tutto e non abbiamo
dovuto ripetere nemmeno un ciak. Davvero è un talento”…
…il lungometraggio della
Bispuri è davvero una ventata di aria fresca, di cui a questo punto si
avvertiva la necessità. Con Figlia
Mia dimostra di essere cresciuta e di poter competere con vigore
all'interno del circuito festivaliero. Forte di un cast perfettamente calato
nella parte, in cui alla bionda Alba
Rohrwacher tocca il ruolo della madre irresponsabile e alla
mora Valeria Golino quello
di Tina, si addentra con abilità nell'umana tragedia, e nella difficile
posizione di una figlia confusa, senza mai confondere lo spettatore.
Non ci ammorba con discorsi contorti sul bene e sul male. Non fa
subdolamente leva sui nostri sentimenti per indurci alla lacrima o, per lo
meno, a parteggiare per una o per l’altra. Al contrario, percorre la via del
melodramma e lascia sempre aperta la porta ad un futuro migliore. Non ci sono
vittime ma persone con le loro complicazioni, i limiti e le cadute. Vediamo
attraverso i loro occhi, siamo con loro ma non cerchiamo un colpevole. Abbiamo
la certezza si rialzeranno anche quando la ricaduta è imminente.
Figlia Mia è una storia ambientata in Italia,
ma non è per forza italiana. Fa riflettere senza suggerire un’opinione. È una
fotografia lucida che si lascia ammirare evitando di divenire indigesta. Ha
tutte le qualità che deve possedere un dramma per riuscire a farsi amare e
trasformarsi in cinema d’autore.
…Figlia Mia costituisce però un bel salto in avanti rispetto a
Vergine Giurata anche perché possiede (cosa rarissima nel genere) un intreccio
forte che coinvolge soldi chiesti, non prestati, cercati, un tesoretto da
recuperare in una necropoli per non essere costretti a partire verso “il
continente”, Udo Kier (!!) e soprattutto ha una maniera vincente di mescolare
le acque. La madre naturale e quella che invece ha voluto la bambina si
scambiano quasi i ruoli, il film le fa passare dal torto alla ragione con una
naturalezza e una disinvoltura ammirabili, per non dare ragione a nessuno. Per
tutto ciò Laura Bispuri deve ringraziare se stessa (e Francesca Manieri che ha
co-scritto il film) ma soprattutto Alba Rohrwacher…
…Privo di un fascino misterico e claudicante sotto il profilo
strettamente narrativo, Figlia mia scoperchia
davanti agli occhi del pubblico i problemi di un cinema studiato in provetta,
costruito a tavolino senza che vi pulsi dentro la vita. Non c’è reale dolore,
né partecipazione, nella messa in scena di Figlia
mia, così come il fin troppo abusato pedinamento zavattiniano
mostra la sua incapacità – in mani immature – a trasformare l’immagine in
senso, e a farsi una volta per tutte sguardo. Ha l’aria di un film conflittuale
l’opera seconda di Laura Bispuri, ma in realtà nasconde al proprio interno una
visione comoda del cinema, sia come macchina dell’immaginario sia, ed è ancora
più grave, come racconto dell’umano. Tutto appare al contrario sterilizzato,
pulito là dove dovrebbe grondare sudore, sangue, volgo. Anche la vita sbandata di Alba Rohrwacher (poco
ispirate sia lei che una stanca Valeria Golino: l’unica a risollevare le sorti
è la giovanissima Sara Casu) sembra totalmente controllata da Bispuri, e
assoggettata al suo volere. In un percorso metaforico didascalico e fin troppo
facile perfino nella conclusione (si può avere una madre borghese e una madre
imbastardita, e imparare da entrambe…), Figlia mia prosciuga
ogni sintomo di vita, e lo riduce a immagine preconfezionata e buona per l’uso.
Anche per l’esportazione. Al secondo capitolo della sua carriera da regista
Laura Bispuri inizia a mostrare con forza le prove di una visione preoccupante,
o per lo meno poco interessante, del cinema e della vita.
…Premesse ambiziose e molto coraggiose, decisamente
controcorrente, alle quali fa riscontro un film che parla con immagini crude ma
conformiste nel loro sforzo eccessivo di tagliare ruoli netti alle
protagoniste. Immagini manieriste nel loro simbolismo, girate nella Sardegna di
oggi, ma non nella parte turistica e mondana dell’isola, bensì in un villaggio
di pescatori e di operai che dalla pesca traggono il loro scarso sostentamento.
Nella prima metà della proiezione si assiste a scene giustapposte delle quali è
difficile dare una descrizione perché non sono legate da una trama
memorizzabile. Da lì in poi il film inizia a prendere una direzione, che svela
il motivo del legame tra le tre protagoniste: Tina (una Valeria Golino poco
convincente), operaia devota alla madonna e alle opere pie nella locale
parrocchia, ha una strana relazione che l’amica/rivale Angelica (Alba Rohrwacher
che sembra una pallida imitazione della cattiva madre Nastassja Kinski di Paris
Texas), relazione che si impernia su Vittoria, la figlia contesa, che nel film
compie dieci anni ed è la migliore protagonista di questo film, la bravissima,
espressiva e intensa Sara Casu…
…Nella prima parte, fno a quando il film si mantiene nella sua
fase di introduzione dei personaggi e di esplorazione dei loro ambienti, Figlia mia funziona bene. Bispuri ha un bel
tocco, rispettoso, delicato, che ricorda quello di un’altra giovane regista
italiana, Alice Rohwacher. Utilizza la camera senza pomposità, mettendola, e
mettendosi, al servizio di storia e personaggi. Una camera di cui non avverti
quasi la presenza, un cinema fluido e trasparente. E quella parte di Sardegna,
quei paesaggi, quella necropoli calcinata produttrice di paure e incubi, non
vengono mai degradati dallo sguardo dell’autrice a cartolina. Un film che
sembra sintonizzato sul respiro dei suoi personaggi. Purtroppo il cinema è
anche narrazione, e qui Figlia mia collassa.
Se decidi di ri-raccontare la storia del figlio di due madri devi poi
costruirla drammaturgicamente, renderla interessante e portarla da qualche
parte, verso sviluppi non così prevedibli e un credibile finale. Qui no. Quando
Tina e Angelica cominciano a contendersi Vittoria – perché fino ad allora un
tacito patto tra le due aveva mantenuto l’equilibrio – Figlia mia sbanda, prende le parti ora dell’una
ora dell’altra, e nel voler essere equanime e corretto rinuncia a scegliere
depotenziando ogni possibile storia. Quando poi la ragazzina prende, dopo tanto
silenzio, la parola, ecco uscire dall’innocente frasi rotonde e sentenziose,
apparecchiate e fintissime con incorporata la moralina finale. Disastro,
davvero…
ciao Francesco...non ho capito se ti è piaciuta o meno questa terribile visione...
RispondiEliminaper un film come questo la categoria del "piacere" è di difficile applicazione, se la domanda potesse tradursi in "vale la pena di vedere questo film al cinema" la risposta è sì :)
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