mercoledì 15 febbraio 2017

La La Land – Damien Chazelle



ha scritto una volta Groucho Marx : “Grazie, ho trascorso una serata veramente meravigliosa. Ma non è questa.
a me è capitato di aver visto un film meraviglioso, ma non è La la land.
gli attori sono bravi, il film è pieno di citazioni, si capisce che Damien Chazelle ha visto un sacco di film, ma La la land è un film innocuo, fatto per l’Oscar, bellino, la ricetta fatta di musica, due bei protagonisti davvero puri (non bevono, non fumano, non dicono parolacce), un po’ d’amore, i sogni, Parigi, il mondo dello spettacolo, citazioni dei bei tempi andati, ingredienti ben mescolati, lievitati quanto basta, cotti un paio d’ore, ed ecco La la land, un film che col tempo scenderà le classifiche.
a quasi tutti è piaciuto molto, almeno, lo so, ma è così prevedibile, noioso, quasi un esercizio di stile.
spero solo di non essere trattato come Aziz Ansari:




se non l'avete già visto, fateci un salto, se ve la sentite, vedrete il film  che vincerà un sacco di Oscar, La la land è carino… ma anche noioso”, buona visione - Ismaele









Le reazioni contrastanti nei confronti del film hanno forse raggiunto il loro apice quando il popolare programma comico americano Saturday Night Live (SNL) ha trasmesso uno sketch in cui un uomo (interpretato dall’attore e comico statunitense di origini indiane Aziz Ansari, conduttore della puntata) viene interrogato dalla polizia perché il suo giudizio su La La Land è che sia “carino… ma anche noioso”. «La La Land è un film perfetto», gli urla contro una poliziotta «Ryan Gosling non ha imparato a suonare il pianoforte da zero perché un coglioncello potesse mettersi a cercare il pelo nell’uovo»…


Un rapido resumé finale ci dice come sarebbe stata felice la vita di Mia e di Sebastian se a dirigerli fosse stato un regista che non considera il cinema un gesto atletico né una marea di citazioni irriverenti... non si esce dalla sala dove proiettano Gioventù bruciata, anche se a bruciare è (digitalmente) un fotogramma.
Il mondo posticcio di Chazelle, però, piace per la sua innocente visione del cinema, che fa brillare Los Angeles e Hollywood di una luce ancor più sinistra del Maps to the Stars di Cronenberg. E in quanto ex jazzista fallito (“perciò sono passato al cinema”), il regista si prende la rivincita e spara il suo jazz light, ammiccante, melodico e canzonettistisco, come il suo cinema. Niente a che fare con il pluri-evocato, dannato Thelonious Monk.

bisogna riconoscere a Chazelle la diabolica capacità, merce piuttosto rara, di piacere, di sedurre lo spettatore, di ghermirlo e non mollarlo più. E di avere, e di comunicare al pubblico, una straripante energia giovanile e una freschezza indiscutibile, di saper muovere la macchina da presa virtuosisticamente, di usare il montaggio come un’arma letale, nel senso di micidiale efficacia, infilando in una manciata di secondi una quantità di frame. Ma Chazelle ha anche il torto della piacioneria, che è una degenerazione e una forma patologica della naturale, sacrosanta tendenza a piacere, qualcose che porta a titillare quasi pornograficamente il pubblico, ad assecondarlo e gratificarlo a prescindere…
Chazelle è talentuoso quanto astuto. Ha il talento della seduzione istantanea. Passeggia nel museo del cinema e prende quello che gli garba e serve il tutto con energia e una certa simpatica sfrontatezza. In un’esibizione muscolare come quella del protagonista del suo Whiplash. Sempre però restando alla superficie, senza mai un progetto coerente. Producendo un film che è frenetico e ipercinetico esteriormente quanto inerte e immobile nel suo fondo…

 Che tipo di riflessione indisciplinata ha stimolato nello Spettatore?
Credo che sia un complesso e affascinante esperimento estetico-concettuale-intellettuale, fatto da uno studioso. Un saggio sul potere del sogno, inteso come impegno assoluto, costanza, gavetta.  Non tanto sull'illusione romantica, rappresentata dai pochi momenti più musicali e "romantici". La Vecchia Hollywood ci donava illusioni, che sono utili se servono per c ostruire un sogno che diventi obiettivo, oppure rimangono momenti sospesi di grande felicità. Però essa è evanescente.
Non puoi avere amore e gloria insieme. Qualcosa devi sacrificare
Ecco questo film che rielabora la musica al cinema in tutte le sue forme, il discorso del Sogno Americano, la sane illusioni danzerecce hollywoodiane, non celebra ma smaschera. Il finale lo dimostra apertamente, quando mai un musical sarebbe finito in quel modo?
Questo film è l'opera di un "secchione" il quale ha studiato bene la materia e ci tiene a farlo vedere, ma non si limita a questo. Vuole reinterpretarla usando i codici in vigore in quel periodo da lui studiato, per dire altro.

dopo le 14 nomination (eguagliando i record di Titanic e Eva contro Eva) e l’arrivo in sala, è esploso l’entusiasmo sui social ma subito dopo è emerso un altro sentimento, riassumibile in una formula precisa: la dittatura del consenso social. Se un film è talmente bello ed emozionante da far piangere – come scrivono con trasporto tanti utenti su Fb – e se merita davvero tutte le nomination, perché mai potrebbe non piacere? Anzi, possiamo metterne in dubbio la potenza dello storytelling, la poeticità di un amore nostalgico in salsa hollywoodiana? E allora, dagli addosso al criticone! Lesa maestà e tutti a letto senza internet.
A ben vedere anche questa settimana si è aperta con diversi articoli di giornalisti che, oltre a inneggiare a La La Land hanno, soprattutto, richiamato all’ordine gli spettatori non entusiasti, colpevoli di non capire proprio nulla. Alternando lezioni di cinema a puntate polemiche. Perché va bene avere una propria opinione ma se è conforme alla loro, è decisamente meglio. La dittatura del consenso social ha stufato eppure è sotto i nostri occhi




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