Oliver Stone negli ultimi anni si è dato al documentario, o gira dei film da storie più che vere, quasi documentari con gli attori, come Snowden.
il film su Chavez è un altro sui "diavoli" che gli Usa vorrebbero o avrebbero voluto morti e sepolti da moltissimo tempo, il come sarebbe stato un dettaglio.
Oliver Stone va a trovare non solo Chavez, ma anche gli altri presidenti sudamericani a rischio golpe, come è successo in Paraguay.
sapendo che non è il più bel documentario della tua vita (lo dico solo per evitare delusioni a qualcuno, magari non troppo bolivariano), sappi comunque che la visione ne vale davvero la pena, visione su un mondo e su presidenti che la nostra tv non ha mai amato - Ismaele
il film su Chavez è un altro sui "diavoli" che gli Usa vorrebbero o avrebbero voluto morti e sepolti da moltissimo tempo, il come sarebbe stato un dettaglio.
Oliver Stone va a trovare non solo Chavez, ma anche gli altri presidenti sudamericani a rischio golpe, come è successo in Paraguay.
sapendo che non è il più bel documentario della tua vita (lo dico solo per evitare delusioni a qualcuno, magari non troppo bolivariano), sappi comunque che la visione ne vale davvero la pena, visione su un mondo e su presidenti che la nostra tv non ha mai amato - Ismaele
…A
livello puramente registico, “Hugo Chavez – L’ultimo comandante” è
indubbiamente un prodotto ottimo, dal ritmo incalzante, che tiene alto
l’interesse dello spettatore.
Purtroppo
durante la visione dell’ultima fatica di Stone si ha però a tratti
l’impressione che il regista abbia voluto, come si suole dire, “mettere troppa
carne al fuoco”. Quando Stone si cimenta nell’excursus storico sulla crisi che
ha colpito Argentina o Colombia e sugli eventi che hanno portato alla vittoria
di personaggi come Evo Morales o Christina Kirchner, il risultato è un po’
traballante. La storia di Paesi così difficili e distanti da noi, di cui gran
parte degli spettatori sa poco o nulla, viene riassunta in pochi minuti, in
un’alternanza rapida di immagini e opinioni discordanti che finiscono con il
confondere lo spettatore…
Il
film si approccia a questi "eroici" nuovi condottieri con la stessa
informalità e rispetto che dimostrati per Fidel Castro in
"Comandante" nel 2002, "Looking for Fidel" nel 2003 e
"Castro in Winter" nel 2012, ma con una maggiore attenzione alla
lettura e storpiatura mediatica esterna: conta l'aspetto narrativo di una
realtà storica in evoluzione. Stone nelle sue domande fa spesso riferimento ai
"film", alla percezione esterna della realtà e della finzione:
programmatico a tempi alterni, il regista è interessato a questo, al punto
esatto in cui straordinari uomini di carisma e potere si staccano dalla realtà
e diventano personaggi leggendari - il mitico condottiero Bolivar viene
menzionato spessissimo. Non è una coincidenza che per Nixon e Bush il percorso
sia stato inverso, benchè sia comune la volontà di svelare un meccanismo, di
dare giustizia alla verità (la serie HBO "The Untold Story of the United
States" da lui firmata). Ma è in queste ellissi e mancanze che il
documentario perde respiro e diventa a tratti quasi propagandistico, nonostante
il volto impassibile di Oliver.
In
calce, Stone lascia le briciole di un'utopia: che le ondate di emigrazione
verso gli Stati Uniti provenienti da questi paesi "neosocialisti"
riescano a erodere le mire assolutistiche degli States…
…Dall’intervista che Stone ha fatto al presidente
venezuelano Chávez parte il progetto di incontrare, uno per uno, tutti i capi
di Stato dei paesi sudamericani che hanno abbracciato un nuovo corso storico.
Sfuggendo a qualsiasi incasellamento ideologico precostituito, il regista fa
del ritratto di questi Capi di Stato (tra cui spicca quello del venezuelano,
per forza di cose maggiormente approfondito e discusso, con una descrizione dei
controversi avvenimenti che hanno caratterizzato il suo insediamento e la sua
permanenza al potere) l’occasione per analizzare l’atteggiamento dei media
statunitensi nei loro confronti. Dunque il tratteggio di queste personalità e i
brevi cenni storici relativi alla loro ascesa al potere, se da un lato informa
lo spettatore sullo stato di fatto esistente in Sudamerica, soddisfacendo
l’abituale istinto del regista americano alla biografia e all’analisi delle
modalità di esercizio del potere, dall’altro sembra concentrarsi soprattutto
sull’azione manipolatrice esercitata dai mezzi di informazione U.S.A. che, per
chiari interessi economici (l’estinzione dei debiti contratti col Fondo
Monetario Internazionale non rende più ricattabili questi Stati), hanno
demonizzato e continuano a demonizzare la svolta abbracciata dal Sudamerica. In
questi termini il lavoro di Stone è un efficacissimo esempio di
controinformazione, appassionato e sincero, che punta all’affermazione della
necessità di esprimere il sacrosanto rispetto nei confronti di questi Paesi e
delle loro scelte di autonomia.
Nessun commento:
Posta un commento