Patrice Leconte si butta nell'animazione, con un film simpatico, con lo stile di Sylvain Chomet.
non resterà nella storia del cinema, ma non dispiace- Ismaele
Cantare la morte per esaltare la vita. Costruire un film
incorniciando una storia dentro un posto che si chiama "La bottega dei
suicidi" in cui si fanno affari d'oro all'insegna del "trapassati o
rimborsati" perché "si muore solo una volta quindi perché non
renderlo indimenticabile?". Ma farlo solo per arrivare a trasformare
quella bottega di morte in una creperie in cui tutto è celebrazione di vita.
Tutto grido di gioia. Tutto perché il grande Patrice Leconte non ha dubbi:
"Musica + amore + crepes e la vita può essere meravigliosa".
Però il tutto è stato vietato nientemeno che ai minori di 18 anni . Solo in
Italia: "Ho saputo solo ieri sera di questo divieto e sono rimasto di
stucco. Io ho una nipotina di 8 anni e, facendo il film, ho pensato continuamente
a lei, perché volevo farlo anche per lei. Quando è finito l'ho fatto vedere a
lei e a dei suoi compagni che si sono ovviamente identificati con l'Alan del
film, perché come lui trovano troppo seri gli adulti, come lui credono che la
vita è bella, perché questo è il messaggio del film: che la vita è
meravigliosa. Mai pensato di fare un film per suggerire alla gente di
suicidarsi e ritengo assurdo che qualcuno possa, anche solo per scherzo,
credere il fil possa indurre qualcuno al suicido". E, invece, c'è chi
pensa di vietarlo in nome di presunti pericoli di emulazione, "perché il
tema del suicido è trattato con estrema leggerezza... per di più la struttura
del cartone animato potrebbe essere più pericolosa per i più giovani...".
Incredibile ma vero…
…una
black comedy, che per definizione dovrebbe avvolgere la sala nel malessere e
suscitare il riso come un esorcismo, lascia il posto ad un elogio nemmeno
troppo giustificato (narrativamente, s'intende) della bellezza di vivere e di
fare le bolle di sapone. I teschi che in Burton
sarebbero diventati simboli di un diritto all'individualità e di uno scomodo
essere "contro", finiscono per dar forma alle dolcissime crêpes dei
Touvache e volume ai loro affari, mentre le tristi canzonette monocordi che non
danno tregua al film cambiano di soggetto ma restano tristi allo stesso modo.
Modificando il finale rispetto al romanzo firmato da Jean Teulé, Leconte rivendica infine apertamente la volontà di cambiare radicalmente disegno alla favola dolceamara di partenza, ma sono troppe le lacune di sceneggiatura perché non ci si senta un po' truffati. Tuttavia, a meno di non trapassare, nessuno si aspetti di venir rimborsato.
Modificando il finale rispetto al romanzo firmato da Jean Teulé, Leconte rivendica infine apertamente la volontà di cambiare radicalmente disegno alla favola dolceamara di partenza, ma sono troppe le lacune di sceneggiatura perché non ci si senta un po' truffati. Tuttavia, a meno di non trapassare, nessuno si aspetti di venir rimborsato.
…La
bottega dei suicidi è un film
delizioso, particolare, poetico, macabro, cinico ed ironico, un film adatto a
tutti, ma non per tutti, che difficilmente potrà essere apprezzato dal grosso
pubblico, soprattutto dopo il divieto ai minori di diciotto anni che
inspiegabilmente la commissione di censura ha deciso di assegnargli, per il
timore che a qualcuno, soprattutto in tenera età, potesse venir voglia di
togliersi la vita.
… Commerciale, aussi,
cette idée saugrenue d’enlever au roman de Jean Teulé tout ce qu’il avait de
politiquement incorrect pour aplanir les reliefs — visuels tout autant que
moraux— et faire en sorte que « ça passe bien ». En dépit d’un
sujet qui s’y prêtait pourtant énormément, Leconte a fait le choix de ne pas
déranger le spectateur ; mieux vaut le brosser dans le sens du poil. Mais
à douze ans passés, on s’ennuie ferme. Quant au dénouement de l’histoire… Trop
optimiste pour être cohérent, pas suffisamment brutal pour faire opérer le
second degré, il laisse pantois…
…L’animation est correcte, sans plus. On
regrettera une certaine lenteur et une certaine répétitivité mais l’ensemble
reste digeste et drôle, notamment dans certaines scènes politiquement
incorrectes, comme faire fumer son fils pour s’en débarrasser plus vite, etc…
De même, le visuel rétro de l’ensemble est cohérent avec des personnages aux
looks caricaturaux.
Bref, ce Magasin des Suicides est une bonne
surprise : film étonnant pour un réalisateur comme Patrice Leconte, le rendu
Burtonien de l’ensemble est pertinent et les chansons ne sont pas très
dérangeantes car bourrées de jeux de mots improbables. Il est donc préférable
d’aller au cinéma voir ce long-métrage que de faire le grand saut!
…Sinceramente
la pellicola per il sottoscritto è stata una grande delusione. L’atmosfera “gotica” usata dal
regista e dal suo staff conferisce all’opera fin dall’inizio un “vuoto”
contenutistico, producendo una involuzione narrativa dovuta al
continuo privilegiare concetti
filosofici propri della vita (come
il bene e il male) incastonati (però) in situazioni
stereotipate, a scapito proprio dell’approfondimento psicologico dei
personaggi.
Pur
essendo l’idea di partenza sicuramente accattivante, il film Leconte però, a
causa di scelte discutibili (intermezzi canori francamente stucchevoli, a
tratti quasi irritanti; la fin troppo prevedibile distinzione tra grigiore
quotidiano e calore/colore dell’amore) restituisce un prodottofin
troppo semplice per il genere cui appartiene (ad esempio il Tim Burton di Nightmare Before Christmas)
non tanto a livello iconografico (la scelta dello stile “disegnato” è anche
apprezzabile), quanto a livello narrativo.
Un film d'animazione sostanzialmente incomprensibile. Non è
per bambini, non vedo come possano divertirsi, non è per adulti, troppo
infantile, ha una tecnica d'animazione brutta e vecchia e un doppiaggio
italiano orrendo, che ti fa odiare, istantaneamente, il bambino felice, che
segherei in due dopo dieci secondi. Prova a rimandare a Tim Burton, ma
neppure il peggior Burton riesce a mettere insieme una schifezza simile. E'
insulso, inutile, ha qualche battutina felice, ma dopo un'ora fa venire voglia
di suicidarsi. Appunto, forse lo scopo è quello. Ma siccome ho resistito 59
minuti, mi sono salvato. E poi è anche francese, con tutti i difetti del caso.
Brutto.
Lo iniziai a vedere un annetto fa, preso dal soggetto davvero molto bello.
RispondiEliminaDopo mezz'ora mi aveva preso poco, poi dovetti interrompere e non ci sono più tornato.
Prima o poi devo finirlo.
Certo Chomet è su altri livelli ;)
dopo Chomet c'è un'aria di deja vu, ecco.
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