la storia di un ladro diventa l'oggetto di un film di Robert Bresson, e, pur essendo stato censurato in Finlandia per insegnare troppo realisticamente le tecniche del borseggiatore, è un film da non perdere.
una donna lo ama, nonostante tutto, un amico cerca di farlo desistere dai suoi deliri di onnipotenza, quella piccola di un borsaiolo, e un commissario di polizia cerca di riportarlo sulla retta via, ma Michael ama troppo il rischio, l'adrenalina del ladro, quasi un cleptomane.
e come tutti i film di Bresson, le parole servono a poco, Pickpocket bisogna vederlo e basta - Ismaele
una donna lo ama, nonostante tutto, un amico cerca di farlo desistere dai suoi deliri di onnipotenza, quella piccola di un borsaiolo, e un commissario di polizia cerca di riportarlo sulla retta via, ma Michael ama troppo il rischio, l'adrenalina del ladro, quasi un cleptomane.
e come tutti i film di Bresson, le parole servono a poco, Pickpocket bisogna vederlo e basta - Ismaele
Pickpocket di Bresson è un piccolo grande
capolavoro, piccolo perché la narrazione non supera i 68 minuti, una narrazione
semplice dal taglio documentaristico quasi neorealista, con l'unica peculiarità
di essere raccontata tramite un diario.
Perchè questo film può essere considerato un capolavoro, innanzitutto per l'assoluta perfezione della caratterizzazione del personaggio protagonista, le dinamiche, i meccanismi psicologici sugli eventi di un ragazzo che vuol fare il ladro sebbene non sia la sua strada è raccontata con una precisione e fedeltà introspettiva che non mi stupirebbe lo sceneggiatore, o l'aiuto sceneggiatore, fosse dedito al taccheggio prima di darsi al cinema.
Inoltre il regista getta uno sguardo sociale ed esistenziale, "sarò il migliore?", "ha senso vivere?", "ha senso lavorare, a che serve?", "non è inutile la vita, non è meglio morire?", "è forse l'amore l'unica possibilità di redenzione?"..in questo caso, come parabola drammaturgica ideale, sarà proprio l'amore la svolta definitiva e necessaria.
Per qualcuno, può essere impossibile non rimanere secchi d'innanzi a questa pellicola.
Perchè questo film può essere considerato un capolavoro, innanzitutto per l'assoluta perfezione della caratterizzazione del personaggio protagonista, le dinamiche, i meccanismi psicologici sugli eventi di un ragazzo che vuol fare il ladro sebbene non sia la sua strada è raccontata con una precisione e fedeltà introspettiva che non mi stupirebbe lo sceneggiatore, o l'aiuto sceneggiatore, fosse dedito al taccheggio prima di darsi al cinema.
Inoltre il regista getta uno sguardo sociale ed esistenziale, "sarò il migliore?", "ha senso vivere?", "ha senso lavorare, a che serve?", "non è inutile la vita, non è meglio morire?", "è forse l'amore l'unica possibilità di redenzione?"..in questo caso, come parabola drammaturgica ideale, sarà proprio l'amore la svolta definitiva e necessaria.
Per qualcuno, può essere impossibile non rimanere secchi d'innanzi a questa pellicola.
…“Pickpocket” is
about a man who deliberately and self-consciously tries to operate outside
morality (“Will we be judged? By what law?”). Like many criminals, he does it
for two conflicting reasons: because he thinks he is better than others, and
because--fearing he is worse--he seeks punishment. He avoids Jeanne because she
is wholly good, and therefore a threat to him. “These bars, these walls, I
don't even see them,” he tells her. But he does, and is healed by the touch of
her hand. (The famous last line: “Oh, Jeanne, what a strange way I had to take
to meet you!”)
There is incredible
buried passion in a Bresson film, but he doesn't find it necessary to express
it. Also great tension and excitement,tightly reined in. Consider a sequence in
which a gang of pickpockets, including Michel, works on a crowded train. The
camera uses closeups of hands, wallets, pockets and faces in a perfectly timed
ballet of images that explain, like a documentary, how pickpockets work. How
one distracts, the second takes the wallet and quickly passes it to the third,
who moves away. The primary rule: The man who takes the money never holds it.
The three men work the train back and forth, at one point even smoothly
returning a victim's empty wallet to his pocket. Their work has the timing,
grace and precision of a ballet. They work as one person, with one mind. And
there is a kind of exhibitionism in the way they show their moves to the camera
but hide them from their victims.
Bresson films with a
certain gravity, a directness. He wants his actors to emote as little as
possible. He likes to film them straight on, so that we are looking at them as
they look at his camera. Oblique shots and over-the-shoulder shots would place
characters in the middle of the action; head-on shots say, “Here is a man and
here is his situation; what are we to think of him?”
…Humain, spirituel ou
moral, Pickpocket est un parcours, un voyage. Le
dernier vol de Michel répond au premier. Même lieu, juste une inversion de la
position de Michel qui passe de derrière sa victime à devant, position à
l’image qui enferme le héros dans le temps du film. Position également qui rend
inéluctable son cheminement dans le film mais qui dans le même temps lui confère
un statut à part, parenthèse dans la vie de Michel. Celle-ci va véritablement
reprendre à la fin du film au moment où débute son histoire avec Jeanne. Pickpocket est un simple préliminaire, un rêve,
un songe.
La mia generazione non ha potuto mai vedere un film di
Bresson in sala, tranne nei club che dedicavano al Maestro una retrospettiva,
un cineforum, una rassegna. Ecco, allora, che la visione di Pickpocket è
rimasta un fatto privato: il cinema ascetico visto, esplorato, analizzato da
asceti. Qualche anno fa, però, un piccolo locale napoletano ebbe la bella idea
di inserirlo nella programmazione tradizionale, senza neanche pensarci troppo.
Recatomi al cinema, pensando di trovare la sala vuota, resto esterrefatto:
posti in piedi !...
un capolavoro da guardare con attenzione - dato che non lo vedo da molto troppo tempo, mi hai fatto pensare a cosa è diventata Rai3... un'altra rete tv, l'ennesima, senza identità e senza anima. Sulle reti Rai si vedeva di tutto, da Rambo a Bresson a Busby Berkeley - oggi o ti piacciono le serietv e i talent e i cookies, altrimenti non esisti. A proposito, che fine ha fatto Fuori Orario? così a occhio, è diventato così poca cosa che tra poco lo cancellano...
RispondiElimina(mi spiace soprattutto per le nuove generazioni, che difficilmente conosceranno Bresson e tutti i grandi. Oltretutto, per me erano già cose "vecchie", e a me faceva piacere sapere cosa c'era stato prima di me. Non so se sia così anche per gli altri.)
il tuo blog di cinema era ed è un museo vivo del cinema che non si vede più, che molti non sanno e non sapranno che è esistito, ed esiste ancora.
Eliminal'ultima parte di "1984" (di George Orwell) diventa drammaticamente di attualità anche per il cinema.
ecco a cosa serviva il tuo blog, un blog di resistenza (all'oblio) :)