domenica 20 settembre 2015

Inside Out - Pete Docter, Ronnie del Carmen

dal Minnesota (quello di Fargo) pieno di neve e freddo alla California (San Francisco), come cambiare pianeta. 
Riley ha 11 anni, pratica l'hockey su ghiaccio, uno sport non proprio da femminucce, e sta crescendo, e Pete Docter, Ronnie del Carmen inquadrano la sua vita, e la sua psicologia.
tutto è bellissimo, pieno di idee, praticamente perfetto.
ma qualcosa non mi torna, in troppi momenti la sceneggiatura sembra tratta e adattata da un libro di psicologia, niente di male, anzi, solo che mi è sembrato un po' troppo meccanico, un film per gli adulti, meglio se genitori, per adolescenti, molto meno per bambini.
ripensando al film mi è venuto in mente Nel paese delle creature selvagge, di Spike Jonze (film bellissimo, per i miei gusti), anche lì un bambino che cresce, ma i turbamenti del giovane Max sono resi in un modo meno meccanico.
ecco, questa è la critica che mi viene in mente, il film è ambizioso, straordinario, ma c'è quella nota stonata.
ps: fra tutti i personaggi Tristezza e Bing Bong sono quelli che mi sono piaciuti di più - Ismaele





Si son lette recensioni strabilianti di questo nuovo Pixar movie dopo la prima mondiale di Cannes lo scorso maggio. Per molti il miglior film del festival e il migliore film di sempre di casa Pixar. Dissento. Il concept è straordinario, di una raffinatezza e complessità come poche volte nel cinema di massa. Ma non tutto funziona, anzi. Storia di una ragazzina di nome Riley di undici anni, e delle emozioni di base che regolano il suo cervello, il suo umore, la sua vita. Emozioni che diventano personaggi, e che vediamo agire alla console di un quartiere centrale cerebrale determinando con le loro decisioni quello che capita a Riley e come lei lo percepisce. Idea semplicemente pazzesca, che pure diventa un film di massima godibilità…
Diciamo che siamo, in versione Pixar, tra Il mago di Oz e Inception. Con un aspetto molto, molto inquietante. Che la povera Riley è una marionetta priva di libero arbitrio, il cui agire dipende solo da quel che fanno le Emozioni alla console. E questo, consentitemi, è agghiacciante, è il frutto di una visione meccanicistica e veterodeterministica del funzionamento della mente umana. Tant’è che se nel film al posto delle Emozioni ci fossero, poniamo, delle figure che rappresentano ciascuna uno psicofarmaco, il risultato sarebbe lo stesso. Sopravvalutato.

Gli artisti e gli sceneggiatori del film hanno voluto portare sul grande schermo una storia ricca di fantasia ma in cui la rappresentazione della mente umana, della memoria e delle emozioni fosse realistica.
Per farlo è stata chiesta la collaborazione di molti esperti in materia, tra cui Dacher Keltner, co-direttore del Greater Good Science Center e professore di psicologia all'Università della California, a Berkeley.
I suoi studi ventennali hanno contribuito a delineare le cinque emozioni umane da inserire nella storia e il modo in cui mostrare come queste influenzano i comportamenti di ognuno di noi…

Riley ha 11 anni e una vita felice. Divisa tra l'amica del cuore e due genitori adorabili cresce insieme alle sue emozioni che, accomodate in un attrezzatissimo quartier generale, la consigliano, la incoraggiano, la contengono, la spazientiscono, la intristiscono, la infastidiscono. Dentro la sua testa e dietro ai pulsanti della console emozionale governa Joy, sempre positiva e intraprendente, si spazientisce Anger, sempre pronto alla rissa, si turba Fear, sempre impaurito e impedito, si immalinconisce Sadness, sempre triste e sfiduciata, arriccia il naso Disgust, sempre disgustata e svogliata. Trasferiti dal Minnesota a San Francisco, Riley e genitori provano ad adattarsi alla nuova vita. Il debutto a scuola e il camion del trasloco perduto nel Texas, mettono però a dura prova le loro emozioni. A peggiorare le cose ci pensano Sadness e Joy, la prima ostinata a partecipare ai cambiamenti emotivi di Riley, la seconda risoluta a garantire alla bambina un'imperturbabile felicità. Ma la vita non è mai così semplice. 
Il segreto della Pixar non risiede nell'abilità tecnica, sempre raggiungibile o perfezionabile, ma nella forza drammatica delle loro storie. Storie che non abdicano mai l'originalità narrativa. Prima un bel soggetto, a seguire la scelta grafica, sempre coerente con quella narrativa che tende a semplificare la superficie e mai la sostanza. 
La bellezza delle loro sceneggiature è costituita poi dai risvolti teorici, che dopo aver esplorato il mondo oggettuale e indagato i sogni delle cose, reificano le emozioni umane, in altre parole prendono per concreto l'astratto. Inside Out visualizza ed elegge a protagonisti della vicenda la gioia, la tristezza, la rabbia, la paura e il disgusto, emozioni che guidano le decisioni e sono alla base dell'interazione sociale di Riley, che a undici anni deve affrontare sfide e cambiamenti…

Se l'idea alla base, forse, questa volta non è delle più originali, il modo in cui viene sfruttata è qualcosa di realmente unico. Non è solo la trovata della sala di comando del corpo umano gestita dalle cinque emozioni (gioia, tristezza, paura, rabbia, disgusto), è il modo in cui questo spunto di partenza viene utilizzato a definire un film fenomenale per intelligenza, forza espressiva, intensità, capacità di commuovere e dire cose intelligenti e profonde all'insegna dell'estrema semplicità. Le dinamiche fra le emozioni, la maniera in cui il loro comportamento e i rapporti cambiano a seconda dell'età e delle persone che le ospitano, l'impatto che esse stesse hanno sui ricordi e su come questi vanno a definire la persona svanendo o restando impressi, mutando di significato con lo scorrere del tempo... la quantità di esperienze, emozioni e cambiamenti al centro di questo film ha dell'incredibile e lascia il segno. E lo lascia anche la bravura con cui i vari "personaggi" vengono utilizzati per fare da allegoria di quel che accade, è accaduto e accadrà nella testa di ciascuno di noi. Sulla superficie, viene raccontato un mondo pazzerello e alieno, ma all'atto pratico Inside Out sfrutta i propri personaggi per mostrare un'esperienza attraverso cui, prima o poi, passiamo tutti…

A volte ci si può soltanto arrendere.
Certo, resistere è lecito, tentare quasi doveroso, ma di fondo, il risultato sarà scontato, deciso, devastante.
Pete Docter, oltre ad essere uno dei cervelli dietro l'ascesa della Pixar, una delle realtà più importanti del Cinema - non solo d'animazione - della nostra epoca, e l'autore dietro i due film più importanti della stessa casa di produzione - Monsters&Co e Up! -, deve essere un profondo conoscitore della parte bambina dell'animo umano, essere lui stesso rimasto un "fanciullino" o riuscire ad empatizzare incredibilmente non solo con quello che portiamo dentro - indubbiamente viziato - noi adulti, ma anche e soprattutto con i più piccoli.
Se non fosse che si tratta di uno dei registi più importanti che l'animazione abbia in scuderia in questo momento, sarei felice se potesse essere l'insegnante del Fordino, perchè ho come l'impressione che ne avrebbe solo ricordi costruttivi ed importanti.
Ma a prescindere da lui, si parlava di resa.
Incondizionata, nello specifico.
Perchè Inside out porta a questo.
Con leggerezza e colore, semplicità e lampi di genio che fanno invidia perfino alle porte di Sully e Mike o all'apertura fulminante legata alla vita di Carl ed Ellie.
Inside out, oltre a mostrare uno spaccato della nostra testa e dei sentimenti che farebbe invidia ad artisti e psicologi, è come un bimbo…

Eppure prima o poi doveva accadere.
L'unico approdo possibile era questo.
Perchè se sei una fabbrica di emozioni, come la Pixar è da anni, ad un certo punto non ti accontenti più soltanto di regalarle queste emozioni ma fai un passo successivo, provi a descriverle, farcele vedere, capirne i meccanismi, renderle protagoniste dei tuoi cartoni.
E' quasi un'operazione di auto analisi quella degli autori, come se tutti quei geni che questi anni hanno scritto e disegnato quelle storie indimenticabili adesso avessero voluto entrarvi dentro con un bisturi per capirne le dimamiche emozionali.
Come se quella bimba fossimo noi e loro quelli alla torre di controllo.
E hanno tirato fuori un film geniale, labirintico, emozionante e profondo, un'opera di animazione che con gambe ferme e schiena dritta si piazza sulla strada della storia del genere, specie di pietra miliare per il proseguio del cammino.
Inside Out è la summa di tutti i Pixar precedenti, ha dentro tuttto il loro genio, il loro coraggio, le loro emozioni.
Inseriti in una struttura talmente impressionante che tutta la meraviglia dell'architettura di Monster & Co, ad esempio, a sto punto sembra solo un passatempo…

…Inside Out è una folgorazione, è un’opera raccontata al femminile e questo ci piace tantissimo, ancor più ci piace la sovversione e la destrutturazione definitiva della fiaba tradizionale, con il principe azzurro che non è unico ma infinitamente replicabile usato come oggetto, e la salvezza che arriva da un amico immaginario, asessuato e alieno da sovrastrutture sociali, ma forse è solo perché una childhood, e gli ormoni non sono ancora presenti nè raccontati qui, forse in un sequel auspicabilissimo. Capolavoro assoluto, uno dei segni indelebili di questo 2015 grandioso per il cinema, dentro e fuori i confini della animazione digitale.

…Es evidente que los genios detrás de Intensamente se hicieron asesorar de la mejor manera en temas como la neurociencia y la psicología emocional. Todas las escenas de los pensamientos de Riley tienen una manera diferente de explicar cómo funciona nuestra mente o porqué ocurren ciertas cosas. Detrás de cada gags y parlamento se esconden profundos conceptos sobre el subconsciente y el verdadero camino tras la búsqueda de la felicidad, siendo la película capaz de empaparnos con su mensaje sin dejar de lado la entretención y la emoción, con personajes adorables que terminan extrañándose una vez terminada la cinta, y sorprendentemente sin ningún mega villano como antagonista.
Intensamente en definitiva NO ES una película hecha para niños, los que podrán entretenerse con facilidad, pero difícilmente comprenderán todo lo que se esconde detrás de cada uno de los entrañables personajes.
Intensamente es un mensaje sincero, con la mirada de un adulto que juega a serlo, que nos enseña que crecer es disfrutar las alegrías, pero también aceptar las tristezas y enfrentar los peligros. Una clase de educación emocional a la que todos debiéramos asistir, y vivirla intensamente.

4 commenti:

  1. L'accostamento col film di Jonze è una mezza genialata, complimenti.
    Mi è piaicuto molto anche quello ma qui siamo, per me, su altri livelli.
    Capisco perfettamente la tua critica (e anche quella, molto interessante, di Locatelli), ma io non ho avvertito nè l'uno nè l'altro problema.
    Per me questo è un capolavoro che posso dire anche senza denti stretti ;)

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    1. mica è un brutto film, però...
      e grazie per la genialata :)

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    2. Propongo questa condivisibile rifelssione: http://tlon.it/insideout/

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    3. fondamentalmente sono d'accordo

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