un cavaliere, mercenario, soldato, chissà, si reincarna(?) in un truffatore che il potente di turno scopre e compra con pochi soldi.
quel potente è Roberto Herliztka (bravissimo), vive appartato, capo riconosciuto di un gruppo di potere locale, ormai al tramonto, in un tempo deve tutto è parodia e inganno, mala tempora currunt.
suor Benedetta, la strega, sopporta le torture di un'Inquisizione senza speranza, e alla fine, strega, diavolo o angelo, chissà, esce dalla prigione (come Roberto Herliztka/Moro in "Buongiorno notte").
un Bellocchio minore, probabilmente, ma le opere minori dei grandi artisti non vanno trascurate - Ismaele
suor Benedetta, la strega, sopporta le torture di un'Inquisizione senza speranza, e alla fine, strega, diavolo o angelo, chissà, esce dalla prigione (come Roberto Herliztka/Moro in "Buongiorno notte").
un Bellocchio minore, probabilmente, ma le opere minori dei grandi artisti non vanno trascurate - Ismaele
Due
storie fra passato e presente. Stesso luogo, ovvero le antiche prigioni di
Bobbio, un tempo sede di un convento. La prima è ambientata nel seicento e
narra la vicende di un giovane uomo d’armi (Pier Giorgio Bellocchio)
che viene sedotto come il suo gemello prete da una suora che ricorda tanto la
monaca del Manzoni, chiamata Suor Benedetta, la quale sarà suo malgrado
costretta a subire prove dolorosissime al fine di accertare o meno il suo patto
con il Demonio. La seconda invece si svolge ai giorni nostri, dove un
misterioso conte/vampiro (Roberto Herliztka), che esce solo di
notte, viene incalzato da un sedicente ispettore ministeriale (sempre
interpretato da Pier Giorgio Bellocchio).
Quello
che mette in scena Marco
Bellocchio nel suo
ultimo personalissimo film è un mondo perduto dove passato e presente si
confondono, un ambiente ostile chiuso in sé stesso fatto di ombre, echi e
rimandi…
Sangue del mio sangue (che spero vivamente possa portarsi a casa un premio
all’interno del Concorso) è una pellicola che rende palpabile l’eternità
dell’esistere nel suo tempo soprannaturale tutto terreno. Un’eternità portata
addosso da esseri-simboli, metafore di tutti gli uomini che ‘attraversano’ i
secoli, schiacciati alla terra dalla finitezza, imbrigliati tra la schiavitù ad
un presunto peccato da cui ci si deve proteggere (perché la morte ci rende
monchi sin da quando nasciamo) e l’anelito alla libertà e alla bellezza, temuti
anch’essi per i limiti che sono capaci di superare.
Eppure la pellicola di Marco Bellocchio è
‘sparpagliata’, frammentata nella genesi e nelle tematiche affrontate,
apparentemente ‘incollata’ nelle porzioni…con buchi (si fa per dire) di nonsense, di ‘confusione’. Questo per chi non è abituato al cinema di Bellocchio.
I suoi seguaci (io lo sono), annusano le tracce che lascia senza esitazione, e
alla fine del viaggio, non possono non commuoversi
…nel
suo complesso, anche se apprezziamo la libertà di espressione cercata
dall’artista, nonostante alcuni interpreti tornino tra i due episodi, la
sensazione di frammentarietà un po’ ci pervade. Ad unire le due epoche e le due
storie è idealmente il Potere e la messa in discussione dello stesso;
parallelamente a stupirci positivamente è il registro di ironia e leggerezza
che talvolta si respira (vedi, su tutto, il dialogo tra il conte e il suo
dentista – Toni Bertorelli). Così, come in un altalena, quando il tono rimuta
con soluzioni narrative inaspettate, lo si avverte ancor più. Vogliamo citare,
in ultimo, la figura del folle a cui dà corpo Filippo Timi, il quale spunta
proprio come tale, come se fosse un Amleto dal tragico sberleffo e guarda caso
proprio nella storia ambientata nell’epoca moderna…
da qui
…Enigmatico, svincolato e sfuggente, Sangue del mio sangue è un film che affronta la Storia e
(ancora una volta) la biografia del suo autore attraverso una declinazione
libera, una rielaborazione del materiale narrativo sganciata da qualsiasi
aderenza o fedeltà. Traslocato di nuovo il suo cinema a Bobbio, estensione di
un corpo individuale, familiare e sociale in procinto di esplodere ieri e di
'risolversi' oggi, Marco Bellocchio non è mai pago di sperimentare e di
sperimentarsi, andando contro o rivedendo il sé che era. Sangue del mio sangue porta addosso i segni di questo
lavoro paziente e faticoso di messa in discussione, sprigionando un'energia
abbagliante, una sintesi di rigore, semplicità, essenzialità, movimento,
fisica, chimica, storia, filosofia, mistero...
Se Marco Bellocchio voleva spiazzarci c’è riuscito in pieno.
Questo è il suo film più fuori-rango, risqué, anarchico, irregolare, di un
autore e di un signore che a settant’anni può permettersi tutto e ha deciso di
rimettersi in gioco e pure divertirsi. E fin qui tutto bene, châpeau. Però, in
questa sua coraggiosa impresa Bellocchio deraglia, infrange ogni regola di
minimo buonsenso e anche minimo buongusto e ci consegna un film sincero e nudo,
urticante nel suo esibito estremismo, ma anche imbarazzantissimo per cose che
mai avresti voluto vedere e sentire. Sincero e insieme impudico. Grideranno
entusiasti, e già hanno applaudito freneticamente in sala alla proiezione
stampa, i ragazzi e i ragazzacci che adorano il cinema di genere o i
Bellocchio-dipendenti che in questa sconclusionata storia di streghe, vampiri,
révenants lassù nella piacentina Val Trebbia, in questo plot confusissimo e con
voragini narrative, hanno ritrovato o hanno creduto di ritrovare il repertorio
delle loro passioni schermiche…
mmm... Bellocchio mi lascia sempre perplesso... quanto meno dagli '80 in poi... Questo promo mi attira poco e il finale con Nothing else matters in versione angelicata ohiomamma.........
RispondiEliminamai fidarsi dei trailer :)
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