venerdì 6 febbraio 2015

La raison du plus faible (La ragione del più debole) - Lucas Belvaux

un film di perdenti come pochi, dove non c'è spazio per speranza e bontà.
il colpo della vita, semplice e geometrico, una cosa da nulla, illude tutti e non c'è via d'uscita.
una Liegi dove stranamente c'è il sole, per una storia scura, dove l'industria lascia solo macerie.
un film cugino di "Los lunes al sol", altro gran film avente per soggetto e oggetto gli scarti umani, che il rullo compressore dell'economia produce senza sosta e senza ostacoli.
cercatelo, un film che merita, sapendo che non c'è niente da ridere - Ismaele





Ci si sorprende ad accogliere con riconoscenza i film che, rivendicando un certo classicismo umanista, non rinunciano a separarsi dal grigiore e a ritagliare dei racconti fermi, dei personaggi consistenti. Meurtrière il mese scorso, La Raison du plus faible quest’estate : senza fronzoli visivi né drammatici, solo con la padronanza di una frontalità senza tempo, Grandperret e Belvaux guardano l’epoca in cui viviamo dritta in volto. Allora, ultimo giro di danza di personaggi in via di estinzione, picchetto d’onore d’un classicismo quasi dimenticato ? No, dimostrazione della piena contemporaneità di questo tipo di cinema, della sua intatta capacità di redigere lo stato del mondo, e di esporne le fratture.

Chiariamolo subito: La Raison du plus faible non è film adatto a chi ama identificarsi con i vincenti della vita.
Nel film del belga Lucas Belvaux c’è spazio solo per i più deboli, per le loro sofferenze e i loro diritti (che, da quelle parti, sono più che sinonimi…): i "diritti dei più deboli", dunque, vengono portati allo scoperto da questa pellicola, forse immatura e improbabile, ma certamente aspra e cinica come poche…

…The Right Of The Weakest is one of those impassioned yet carefully spoken political dramas that France is so good at, its politics themselves hidden under a blanket of action and of deliberately awkward personal stories. It makes no concessions to the usual demands of cinematic narrative - people don't feel anger or remorse or love when they ought to - they just behave like people. Well acted all round, it takes its time to build and it may well disappoint fans of conventional crime cinema, but it certainly has something to say.

La Raison du plus faible capte admirablement le désarroi de la classe ouvrière désoeuvrée, surtout à travers une prise en compte intéressante de l'architecture urbaine et industrielle et d'interprétations d'une grande solidité.

The build-up is emotive and quietly involving: it's hard not to be moved by the tears of Patrick's young son, heartbroken when the much-anticipated lottery draw fails to deliver. This is a portrait of a bleak society: breadline folk living in the shadow of the steel factory that laid them off after decades of service. It's a searing social comment that offers no easy answers, save perhaps to promote friendship and family as a coping structure…

Atout majeur du réalisateur : son œil social qui, tel un Ken Loach, capte l’air du temps, la conjoncture économique du moment, le climat social actuel. Les portraits qu’il tire de ces faibles sont justes, tel l’ex-taulard (« Je serai toujours vu comme un braqueur »), l’ancien ouvrier (« Je l’aimais mon entreprise, aussi parce qu’elle me faisait bouffer ») ou le jeune couple (« De toute façon après 40 ans, l’homme se barre ! »). Et en quelques tirades magiques Belvaux rehausse le niveau d’un film qui n’atteint pas le sommet des tours qui lui servent de décors…

"Dai fasti di Versailles allo squallore della periferia di Liegi. Dalla vita di corte alle vite bruciate di un gruppo di proletari, un disoccupato, un pensionato, un handicappato, un rapinatore in libertà vigilata, che improvvisano una improbabilissima banda criminale per fare un colpo e cambiar vita. In America ne avrebbero fatto un thriller. In Italia una commedia stile 'Soliti ignoti'. Il francese Lucas Belvaux ne fa un film curioso e molto interessante, 'La raison du plus faible'. Un po' elegia per un mondo scomparso. Un po' commedia proletaria (produce Guédiguian, e si sente). Un po' tragedia contemporanea, una tragedia annunciata fin dalle prime immagini, con quegli operai tristissimi al di là delle sbarre che vedono smantellare pezzo per pezzo l'acciaieria in cui sono vissuti e talvolta morti i loro padri. Aspettando di vedere cosa ha fatto su un tema analogo Gianni Amelio, il film di Belvaux si impone per il tono aspro e appassionato, purtroppo non esente da qualche svolazzo retorico." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 maggio 2006)"Un noir alla Thompson o alla Leonard, ma ahimé di nazionalità belga, diretto e interpretato da Lucas Belvaux, che parte sui toni de 'I soliti ignoti', vira rapidamente alla denuncia sociologica in stile fratelli Dardenne e poi s'imballa nell'enfatica e farraginosa cronaca di una rapina destinata a finire tragicamente. Succede che lo scenario della città di Liegi induca di per sé al peggiore pessimismo e non abbia alcun bisogno dei tagli di una regia piatta e deprimente; se è il caso d'aggiungerci l'handicap di attori tanto appropriati e volenterosi quanto totalmente sprovvisti di fascino, ne consegue il risultato prossimo allo zero." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 25 settembre 2006)
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