pesantemente
perseguitato dalla censura, per uscire anche solo con VM18 furono fatti tagli,
e nella "civile" Inghilterra, per un periodo è stato un film
"bannato" (qui,
in buona compagnia).
un film che
ha una componente di critica sociale, dove la violenza è a tratti
insostenibile, ma necessaria all'economia della storia.
bravissimi Macha
Méril (la Signora) e Flavio Bucci, che non è un bravo diavolo come in
"Ligabue" o "Il Marchese del Grillo", tutti gli
altri attori sono bravi.
musica di
Morricone, e la canzone sui titoli è di Demis Roussos (ascolta)
mi ha
ricordato Cani
arrabbiati, di Mario Bava, anche quello un film maledetto e violento, e
sorprendente, anche per come termina.
non è un film per tutti, ma se siete di quelli che possono vederlo, non vi deluderà, promesso - Ismaele
non è un film per tutti, ma se siete di quelli che possono vederlo, non vi deluderà, promesso - Ismaele
…Complessivamente L’ultimo treno
della notte è ben costruito ed equilibrato su tutte le sue tre parti. Difficile
non associarlo al massacro del Circeo avvenuto nello stesso anno, qualche mese
più tardi e difficile non ignorare come l’annata del 1975 sia stata eccessivamente
violenta anche al cinema in Italia: basta ricordare il Salò di Pasolini,
Profondo rosso, I 4 dell’apocalisse, Appuntamento con l’assassino, Roma
violenta.
Buone le
musiche di Morricone e ottime le prove attoriali della già citata Macha Méril e
di un acerbo Flavio Bucci.
…L'ultimo
treno della notte è una
pellicola molto violenta, sia in quello che palesemente mostra, sia in quello
che dà ad intendere. Le ragazze vengono percosse, stuprate, terrorizzate, una
viene deflorata con un coltello; e poi la morte, ovviamente. Allo spettatore
non viene risparmiato nulla e mentre una delle due ragazze muore, le immagini
si alternano fra lo scompartimento e la festa nella casa paterna: un giro di
valzer vorticoso e beffardo descrive la morte delle ragazze e nello stesso
tempo l'amore dei due genitori che ritrovano la serenità, fra treno buio e
violento e casa luminosa ed educata. Lado attacca direttamente lo spettatore
proiettandolo nella pellicola con il ruolo ben preciso del voyeur (il
"curioso" interpretato da Fraco Fabrizi): un uomo anonimo che guarda
morbosamente il crimine, vi partecipa attivamente per poi, a danno fatto, farsi
cogliere dal rimorso e denunciare l'accaduto. I due balordi che danno il via
alle violenze non sono identificati con precisione, sono dei semplici sbandati,
essenzialmente pedine manovrate dalla Signora Perbene (Macha Méril sensitiva in Profondo Rosso, 1975),
due maniaci che lo spettatore sa bene che pagheranno il fio dei loro atti. Il
colpo di genio del regista è stato proprio l'inserimento del personaggio della
Signora Perbene, una bionda algida di mezza età che parla di perdita dei valori
con un politico democristiano ma che nasconde foto pornografiche nella
borsetta. Il vero "cattivo" del film è proprio questa donna che
richiama alla memoria una delle aguzzine di Salò (1975), "angelo della morte
destinato a rimanere impunito"*. Lado conferma: la Signora perbene è
il simbolo del potere, e qui si innesta la critica socio-politica. "I personaggi
interpretati da Macha Méril e da Enrico Maria Salerno simboleggiano le due
facce di una classe sociale che detiene il "potere". Il potere in
generale - non mi riferisco a "colori" specifici - e che quindi ha
potere, di vita e, soprattutto, di morte. Il personaggio di Macha Meril [...]
sfrutta gli emarginati e li spinge a commettere degli atti che lei non ha il
coraggio di fare, pur desiderandolo. [...] E l'altro, Salerno, [...] riconosce
in lei il suo "simile" e non la ammazza, a differenza di quanto ha
fatto con i due emarginati”
… Lo stato di adorazione che il film vanta in un paese come
il Giappone chiarisce, a priori, la natura squisitamente exploitation di
rape'n'revenge alla base dell'operazione. Una forma narrativa rodata che
tuttavia non sminuisce la forte critica socio-politica che il regista avanza
all'Italia del tempo: la violenza e la prepotenza aleggiano indistinte tanto
sulle classi povere che su quelle più abbienti, con la differenza sostanziale
dell'impunità sistematica che vantano le seconde, le cui devianze vengono ben
digerite da una società borghese e cattolic(icizzat)a. Una tesi non
propriamente anacronistica avvalorata da un casting riuscito, in cui spiccano
le interpretazioni sorprendenti di Macha Méril (perfida e spietata reazionaria)
ed Enrico Maria Salerno, ricco chirurgo che scoprirà (suo malgrado) l’istinto
ferino di angelo sterminatore. Chi lo considera un prodotto fotocopia de L'ultima casa a sinistra di Craven lo sminuisce
immeritatamente: Aldo Lado dà cuore (e pancia) ad una storia che non scade mai
nel bozzettismo bidimensionale del parallelo americano, elargendo allo
spettatore più di un brivido politico lungo la schiena…
…Il
film fu accolto male dalla critica dell'epoca. Sul quotidiano Il Giorno del 23 maggio 1975 fu scritto: «Il regista Aldo Lado dimostra di
saperci fare, quando non esagera. Tiene sospesa l'attenzione con mezzi
semplicissimi, ma non va oltre il fatto, non riesce a dare uno spessore alla
storia. [...] Gli attori giovani che danno corpo alle immagini di due violenti
finiscono con l’occupare tutto lo schermo, ed è un difetto della struttura,
perché così la lezione presunta si trasforma in esaltazione della violenza».
Sul Corriere della sera del 25 maggio 1975 Renato Palazzi scrisse: «Filtrato senza difficoltà
attraverso le maglie larghe di una censura assai più propensa a colpire
l’esposizione dei sessi piuttosto che la bassa macelleria, L’ultimo treno della
notte mortifica la ragione e offende il “comune sentimento del pudore” delle
persone di buon senso, per gli eccessi di quella “pornografia della violenza”
che raggiunge qui espressioni davvero fastidiose».
Il critico Morando Morandini sul suo dizionario assegna al film una
stella, scrivendo: «Il film è
un drammatico sovraccarico di efferatezze varie, senza alcun rispetto per la
logica e la verosimiglianza...».
Come per altri film ambientati su un treno (vedi
Cassandra Crossing) sono stati fatti grossolani errori nelle riprese esterne e
interne: ad ogni inquadratura cambia la tipologia delle carrozze, dei
locomotori, dei compartimenti...addirittura stazioni italiane (con nomi
cancellati) con segnali italiani e apparecchiature italiane durante la sosta
del treno in Austria…
…L’ultimo treno della notte è un film altamente violento
(sicuramente il più violento del regista) e assolutamente scioccante nelle sue
scene di maggiore forza: colpisce soprattutto la scena notturna sul treno,
nella quale in pochi minuti le ragazze vengono seviziate, stuprate e uccise.
Rispetto a The Last House on the Left è doveroso sottolineare un maggiore impatto visivo,
dovuto alla maestria di Lado alla fotografia e alle luci: è innegabile che
negli anni settanta gli italiani sotto questo profilo meramente estetico
avevano una marcia in più. Rispetto al capolavoro di Craven però è da
registrarsi una prima parte un po’ lunga e noiosa, in cui la tensione non è
ancora alta: probabilmente il risultato sarebbe stato ancora migliore tagliando
una decina di minuti. Per la forte derivazione da The Last House on the Left il film non può essere considerato essenziale quanto
il predecessore: tuttavia, in termini di qualità e di contenuti, siamo su un
livello addirittura superiore. Sempre bella la colonna sonora di Ennio
Morricone, che comprende un tema malinconico e nafasto suonato con l’armonica
da uno dei due balordi.
…Film "sporco" e morboso che ha la sua
"forza" nel personaggio luciferino della Meril, una sorta di
"angelo della morte" che ricorda una delle aguzzine del Salò di Pasolini. Finale nichilista con
vaghe ambizioni socio-politiche. La pellicola ebbe grossi guai con la censura e
resta un pugno allo stomaco nonostante i tagli imposti. Le musiche sono di
Ennio Morricone.
da
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