essenziale come lo era, mutatis mutandis, "Into the wild" (nell'ultima parte), il passato è passato, si tratta di una lotta per la sopravvivenza, pura e semplice.
mi sono ricordato anche di "The shout" (sempre di Jerzy Skolimowski), anche qui c'è qualcosa di molto profondo, comprensibile, ma inesplicabile, le parole non servono, le immagini sono tutto.
un film, da ricercare e (ri)vedere - Ismaele
Mirabile esempio di come con pochi mezzi, due o
tre attori massimo, un paio di location si possa realizzare lo stesso un film
formidabile. Ci riesce tre anni fa il grande esule polacco Jerzy Skolimowski,
se non proprio un maestro del cinema poco ci manca, con questo Essential Killing.
Un talebano catturato in Afghanistan (Vincent Gallo!) e portato poi in
rendition in un misterioso paese del Nord Europa, scappa dal carcere speciale
in cui l’hanno ficcato e si ritrova in un esterno ostile e a lottare per la
sopravvivenza tra ghiacci eterni e altre situazioni estreme mentre un
elicottero gli dà la caccia…
…viene accentuata l’immedesimazione visiva e intellettuale
dello spettatore nel personaggio, assolutamente anti-eroico, di
Gallo: quasi che il nostro effetto di vedere con fatica sia la
proiezione del vivere con fatica del protagonista – una scelta paradossalmente
“umana”, antropocentrica, per far entrare lo spettatore nel “disumano”
narrativo offerto dal profilmico. Tutte scelte che, una volta unite, funzionano
e si amalgamano alla perfezione – figlie sia di una volontà estetica (eleganza
e costruzione rigorosa di alcune inquadrature, studiate sembra con minuziosità
geometrica), che di una volontà squisitamente narrativa -, cercando di mostrare il sentire: senza dubbio la cosa più difficile che si
possa fare al cinema,
che riesce (neanche sempre) solo ai grandi cineasti.
Sul fatto però che quello di Skolimowski fosse un cinema interessante, ragionato, attento e
quasi mai banale (e altrettanto si potrebbe dire del regista) non c’erano molti
dubbi. Sul fatto che Gallo fosse un attore più che convincente nemmeno c’erano
molte perplessità. L’unico timore lecito, da parte nostra, era nel vedere come
le due entità avrebbero collaborato, se si sarebbero coese o meno e a che
livello: ma anche questa discussione è spazzata via, se non già dopo un quarto
di Essential killing, al finire dello stesso. Tipico
dei film splendidi, brillanti, multiformi ma mai persi in sé stessi: opere
praticamente, a prescindere dal fatto che possano piacere o meno, perfette.
…La critica politica resta sullo sfondo a
fungere quasi da suggestione per un racconto che, fondamentalmente, si snoda
attraverso una fuga – terribile, ferina, violenta – in cui si uccide per sopravvivere
e dove l’uomo, come un animale braccato in cerca di cibo, dimentico di
ogni traccia di umanità, arriva a regredire come un cucciolo selvaggio. Un muto
Vincent Gallo si aggira, famelico, in ogni inquadratura e finisce per
incontrare una compassionevole (e altrettanto muta) Emmanuelle Seigner che
sembrerà regalargli una via d’uscita su un cavallo bianco.
Una trita simbologia che svilisce, sul finale, un film già sufficientemente irrisolto e che, in questo epilogo, ne rivela mestamente la vacuità.
Una trita simbologia che svilisce, sul finale, un film già sufficientemente irrisolto e che, in questo epilogo, ne rivela mestamente la vacuità.
…Fuggito
simbolicamente dalla Storia, evaso dalla prigionia della parola (interrogatori
e confessioni estorte sotto tortura), ma braccato dai suoi rappresentanti,
l’uomo ripara in una foresta che è il luogo del primordiale.
Un ritorno al primitivo, alla natura, un passaggio
dalla sopravvenienza (la guerracontro) alla sopravvivenza (per la
vita) che cristallizza l’universale oltre i discorsi, le
barriere, le identificazioni. Skolimosky arriva così alle autentiche radici del
problema, non più storico ma atavico (selezione naturale?), ma anche alle
fondamenta del genere (caccia all’uomo), all’essenza del Killing.
Un racconto prosciugato, un plot ridotto all’osso, una messa in scena talmente
iperrealista da sfiorare l’astrazione (il sangue rosso sulla criniera bianca
del cavallo) e da infrangere certi tabu (il “ritorno” al seno materno). Il
tutto illuminato dall’enorme prova psicofisica di Vincent Gallo, presente dal
primo all’ultimo minuto…
…A force d’insistance nous prêtons trop
d’attention aux détails qui brisent la cohérence de l’ensemble, le personnage
d’Emmanuelle Seigner en tête. Alors que Vincent Gallo s’épuise littéralement en
donnant vie de manière impressionnante au principal protagoniste du film, en
une séquence toute la crédibilité du film est définitivement annihilée. Le
parfait camaïeux de mauve arboré par l’actrice est dévastateur – sans parler de
sa manucure. Et si en plus la caméra s’attarde sur elle quitte à abandonner le
protagoniste avec qui nous avons fusionné…
…« Essential Killing » est donc
une œuvre assez éprouvante, une sorte de défi de mise en scène, car à l’issue
de ces éprouvantes épreuves physiques, il sera difficile de cerner le véritable
propos du réalisateur. Même ces flashbacks visant certainement à situer ce taliban paraissent
plutôt mal convenus, archétypaux, et cassent surtout le faux rythme du film
qui, lui, est étrangement captivant.
…With "Essential
Killing," Skolimowski comes closer than ever before to a pure, elemental
story. At Venice he declined to spell out its parable, if any, and Vincent
Gallo didn't attend. But the two have worked well together here to survive what
must have been a grueling production. It reminds us that man, like any animal,
fights for life with all of his will, and will do whatever is, yes, essential.
da qui
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