il film è una sorpresa, con tanti colpi di scena e tante cose che sembrano incomprensibili, alla fine si capirà tutto. Tim Robbins è perfetto, e anche Elisabeth Peña è davvero brava (l'avevo già vista, bravissima, anche qui, in un gran film di John Sayles), come pure Danny Aiello, tutti indimenticabili.
il Vietnam è lo sfondo del film, è un buco nero nella storia degli Usa, e la base di molti grandi e grandissimi film.
"Jacob's Ladder" è difficile, a tratti doloroso, e però è cinema grandissimo, un capolavoro, per i miei gusti, con una sceneggiatura alla quale non si sfugge - Ismaele
…A lesser film would
have ended with some dumb denouement in a courtroom, or some shootout with
government security guys. This is a film about no less than life and death, and
Jacob seems to stand at the midpoint of a ladder that reaches in two
directions. Up to heaven, like the ladder that God put down for the Biblical
Jacob in Genesis. Or down to hell, in drug-induced hallucinations. This movie
was not a pleasant experience, but it was exhilarating in the sense that I was
able to observe filmmakers working at the edge of their abilities and
inspirations. Not every movie has to be fun.
…Il film è un'agghiacciante indagine sugli scherzi della mente umana e
sugli orrori della guerra, per molti versi premonitore (Il sesto senso e altri film "a finale
sconvolgente" nascono praticamente da qui), che riesce ad attraversare
vari generi (horror, psicologico, thriller, di guerra) senza appartenere
totalmente a nessuno di questi.
Tim Robbins è nella parte, e riesce perfettamente a rendere lo stato di un uomo che scivola nella "scala" della follia. I riferimenti sono molti, dalle allucinazioni lynchiane alle mutazioni deformi alla Cronenberg fino alla Divina Commedia dantesca, che si susseguono fino alla "rivelazione" finale che rispetto alle visioni dei due registi sopracitati è molto meno enigmatica e molto più "realista", pur mantenendo quell'alone di ambiguità di fondo.
Tim Robbins è nella parte, e riesce perfettamente a rendere lo stato di un uomo che scivola nella "scala" della follia. I riferimenti sono molti, dalle allucinazioni lynchiane alle mutazioni deformi alla Cronenberg fino alla Divina Commedia dantesca, che si susseguono fino alla "rivelazione" finale che rispetto alle visioni dei due registi sopracitati è molto meno enigmatica e molto più "realista", pur mantenendo quell'alone di ambiguità di fondo.
In definitiva un piccolo
grande cult rovinato dal titolo italiano, non esente da pecche ma
fondamentale per la nascita di molto del cinema futuro, nonché vera e propria
tappa obbligata per coloro che amano Silent Hill (moltissime le citazioni che
il gioco ne ha tratto: l'ospedale, gli uomini che si contorcono
spasmodicamente, gli amorfi appesi alle grate, il finale...) e i film a
"scatole cinesi".
… Discorso assolutamente opposto bisogna dedicarlo a Lyne.
Il regista riesce a reggere il film su ottimi livelli per tutto l'arco della narrazione, regalando anche alcune sequenze difficilmente dimenticabili. Oltre alle già citate scene dell'ospedale e della metropolitana, risulta essere perfetta dal punto di vista registico la scena del ballo demone-Jezebel, la quale gioca in maniera ambigua e ammiccante aiutandosi con le luci psichedeliche della festa.
Molto bella anche una ripresa in cui viene messa a fuoco una ragnatela tessuta da un ragno su delle foglie; una scena che fa da fortissimo contrasto con le sequenze precedenti, e che quindi "informa" lo spettatore che sta ricominciando un flash-back sul Vietnam.
Il regista riesce a reggere il film su ottimi livelli per tutto l'arco della narrazione, regalando anche alcune sequenze difficilmente dimenticabili. Oltre alle già citate scene dell'ospedale e della metropolitana, risulta essere perfetta dal punto di vista registico la scena del ballo demone-Jezebel, la quale gioca in maniera ambigua e ammiccante aiutandosi con le luci psichedeliche della festa.
Molto bella anche una ripresa in cui viene messa a fuoco una ragnatela tessuta da un ragno su delle foglie; una scena che fa da fortissimo contrasto con le sequenze precedenti, e che quindi "informa" lo spettatore che sta ricominciando un flash-back sul Vietnam.
Il film dal punto di vista dei contenuti non può essere
classificato in maniera netta e univoca. Sicuramente si riscontra una
fortissima preponderanza del genere horror, la quale regala probabilmente le
sequenze migliori dell'intero film.
Però non si può non sottolineare anche la componente thriller, che si assume la responsabilità di menzionare e approfondire il tema della droga e dei complotti governativi atti a far passare sotto silenzio una tristissima pagina della storia americana.
Infine il film è inquadrabile anche in un genere drammatico, soprattutto a causa della condizione di Jacob e della soluzione finale che mescola tutte le carte in tavola…
Però non si può non sottolineare anche la componente thriller, che si assume la responsabilità di menzionare e approfondire il tema della droga e dei complotti governativi atti a far passare sotto silenzio una tristissima pagina della storia americana.
Infine il film è inquadrabile anche in un genere drammatico, soprattutto a causa della condizione di Jacob e della soluzione finale che mescola tutte le carte in tavola…
…Jacob, come in un incubo dal quale non riesce a
svegliarsi e la cui unica via d’uscita è continuare a vivere il sogno
fino in fondo, scende nell’inferno abbacinato della sua coscienza che Adrian
Lyne popola di demoni credibili, caratterizzati da volto umano. È proprio qui
che risiedono la bravura e il coraggio del regista: egli ci mostra demoni che
ci assomigliano e dotati di corpi deformi che evocano un ambiente malato e
insalubre. Lo spettatore ne rimane turbato perché vi si riconosce ma, allo
stesso tempo, prova ribrezzo perché scopre il lato corruttibile e caduco di ciò
che lui stesso è. Tutto questo orrore, causato presumibilmente dagli effetti
collaterali delle droghe assunte in Vietnam (e fornite dallo stesso Stato
Maggiore americano) o forse dovremmo dire proprio grazie ad esso viene messo a
nudo l’animo del protagonista i cui sogni, le fobie, gli amori, i desideri
carnali più reconditi e l’attaccamento che mostra per le persone che ama ci
permettono di percepire il suo intenso desiderio di vita. Ecco perché noi
spettatori ci aggrappiamo alla figura di Louis (un bravissimo Danny Aiello)
amico intimo e fisioterapista del nostro filosofo che, come una sorta di
maestro spirituale, “un cherubino cresciuto un po’ troppo”, gli rivela delle
semplici ma fondamentali verità sulla vita e sulla morte senza il supporto
delle quali il panico è d’obbligo. Fortunatamente il processo di autocoscienza
di Jacob, possibile solo accettando anche il lato oscuro di sé che risulta
essere quello più umano, trasforma le sue paure e i suoi demoni in angeli guida
e muta, di conseguenza, la discesa in ascesa permettendogli, proprio come nel
sogno del patriarca Giacobbe – cui si riferisce il titolo stesso del film -, di
salire i gradini di quella scala che lo condurranno alla pace. Sullo sfondo di
uno scandalo militare americano tenuto troppo spesso sotto silenzio, Jacob’s
Ladder (permettetemi l’utilizzo del titolo originale) è un film commovente e
terrifico allo stesso tempo.
Adrian Lyne riesce abilmente, in diversi momenti, a ridurre noi spettatori a uno stato catatonico per le scene di alta tensione, le quali affidano alla nostra immaginazione il compito di colmare il vuoto tra la realtà e la finzione, lasciandoci completamente basiti nel coup de théâtre finale in cui termina il nostro visionario viaggio nella mente di un uomo.
Adrian Lyne riesce abilmente, in diversi momenti, a ridurre noi spettatori a uno stato catatonico per le scene di alta tensione, le quali affidano alla nostra immaginazione il compito di colmare il vuoto tra la realtà e la finzione, lasciandoci completamente basiti nel coup de théâtre finale in cui termina il nostro visionario viaggio nella mente di un uomo.
Definirlo un
film drammatico è veramente
riduttivo. Trattasi di un film che va molto al di là del semplice
dramma, e il tutto è sminuito a partire dal titolo italiano: Allucinazione Perversa.
Questo suona
infatti come un qualcosa che sta a metà tra il giallo vecchio stile e il softcore. Siamo completamente fuori strada. Il titolo
originale è Jacob’s Ladder,
e ci troviamo di fronte a un’ulteriore manifestazione dell’immotivato scempio traduttorio perpetrato da
noi contro il cinema
internazionale.
Ma andiamo
con ordine. Il film è del 1990, diretto da Adrian Lyne e interpretato da un giovaneTim Robbins. La storia allucinante che
vi sto per raccontare era stata scritta da Bruce Joel Rubin già nei primi anni 70, ma solo dopo
l’apporto di Lyne l’autore riuscì a
vederla trasformata in un film.
E questo è
stato un bene. Jacob Singer (Tim
Robbins), reduce del Vietnam, lavora alle poste insieme alla sua
compagna Jezebel (Elizabeth Peña).
La guerra non è l’unico dei massi piombati a tradimento sulla schiena di Jacob:
qualche tempo prima ha perso suo figlio Gabe (Macaulay Culkin), falciato via da un automobilista…
da qui
concordo, mi è piaciuto molto questo film, per me è stata una sorpresa :)
RispondiEliminachissà quanti avranno iniziato a vedere il film pensando a qualcosa di divertente e "hot", e magari poi sono usciti delusi (o magari no, chissà)
RispondiEliminasi ma se si aspettavano questo, mi sa che non hanno letto la trama xD
RispondiEliminaleggere la trama è troppo, ricordo "Lanterne rosse", alla fine del primo tempo un terzo della sala, prima al completo, si è svuotata, le attese erano andate deluse.
RispondiElimina(c'ero, è andata così)
ps : io sono rimasto :)