la fabbrica è ormai vuota, pochi operai in giro, e il miracolo, un romanzo e del teatro che sono più vivi che mai, un operaio che viene stregato da una storia che è eterna, la realtà e la finzione si fondono.
attori strepitosi, con punte di tensione alle stelle, e una musica perfetta, vado a leggere il libro di Dostoevskij, e poi rivedo il film.
è un film del 2008, è in pochissime sala, da noi, solo dopo sei anni, non perdetelo, fatevi stregare - Ismaele
In un momento in cui
l’occidente è colpito da una crisi non solo economica ma anche intellettuale, l’
Italia rappresentata da “Distribuzione indipendente” è orgogliosa di
importare, in una ristretta cerchia di sale, una pellicola tanto intelligente
quanto poderosa: “I fratelli Karamazov” in lingua originale. L’opera presenta i
membri di una turbolenta famiglia russa dominata da un pater familias volgare
ed arrivista. La trama del romanzo e del film si sviluppa attorno
all’assassinio del capofamiglia e al conseguente processo nei confronti di
Dmitrij, il figlio primogenito accusato di parricidio.
Diretto da Petr
Zelenka, “I fratelli Karamazov” è semplicemente enorme. Magistralmente
interpretata da attori teatrali, la rilettura dell’omonimo romanzo di
Dostoevskij, lascia il pubblico in visibilio. Un pubblico che viene catapultato
in una struttura industriale, un’acciaieria polacca, nella quale avranno luogo
le prove di un gruppo di attori teatrali. I nostri sono i protagonisti
dell’adattamento de “I fratelli Karamazov” ed apparentemente non sembrano
preoccupati di quello che ad essi ruota attorno, apparentemente…
…The opening was a little difficult to engage with before everything got
into their stride, and this is perhaps the only way in which the film is not
verging on perfection but the strength of the ending means it’s really not very
far off. It will not be to everybody’s tastes as it is certainly quite serious
and dense but I think those that give it a go will be well rewarded.
…La drammaturgia è in grado di sviscerare lo squallore,
trasformandolo in un’opera creativa: lo fa diventare un cuore pulsante, servito
su un piatto d’argento, che appare come un miracolo, anche quando l’ambiente è
fatto di vecchie ferraglie e polverosi rottami. C’è un uomo, tra il pubblico,
che si inebria di una misteriosa gioia, mentre, in quella maniera, gli viene
porto il suo stesso lutto: lo strazio per la tragica perdita del figlioletto di
soli sette anni, vittima di un incidente avvenuto proprio in quel luogo.
Sorride, osservando gli attori, e mostra un comportamento del tutto innaturale.
Non sembra vero, forse è lui stesso un attore. O forse è soltanto un individuo
rimasto impigliato nella crepa sottile che separa la vita vissuta da quella
immaginata, appartenente al regno delle ipotesi, dove tutto è tranquillamente
possibile, e tutto può risultare magnificamente logico. La fantasia,
allora, diventa una sublime forma di rassicurazione: un’espressione di libertà,
un modo per affrancarsi dall’obbligo di percepire la sofferenza come un peso,
l’afflizione come un vicolo senza uscita. I perché si aprono su un orizzonte pieno di
idee. E il loro volo cessa soltanto nell’attimo in cui, anche in assenza di un
sipario che cala, dal palco viene pronunciata la battuta finale, che
chiude la breve parentesi di un’illusione. Questo film ci trascina
prepotentemente dentro una magia che è fatta di energia morale, di spirito
critico, ma, soprattutto, delle imprevedibili prodezze di una mente vagabonda.
I piedi sono attaccati saldamente al suolo, e si lasciano contaminare di
buon grado dalla sua sporcizia, il fango con cui l’inferno ci chiama a sé.
Nel frattempo, qualcosa di indefinito rapisce lo sguardo verso uno
splendido, ma ingeneroso, Cielo.
Sigmund Freud, no less, considered
Dostoievski’s The Brothers Karamazov (1880) the greatest novel ever
written; and, while numerous books and essays of his refer to it, it is a focus
of his 1928 article “Dostoievski and Parricide,” and his speculative
masterpiece about the origin of culture, Totem and Taboo (1913),
reeks of it. Modeled on Dostoievski’s own father, the novel’s Fyodor Pavlovich
Karamazov is more than a monstrous father; rather, he is Father-as-Monster,
implicating various forms of patriarchal tyranny. In Kamarazovi, the
initially striking film adaptation from the Czech Republic, the four sons, by
defining themselves in reaction to their father, express filmmaker Petr
Zelenka’s disenchantment with democracy, a political system whose myth opposes
patriarchal tyranny but whose reality reconfigures this and is all the worse
for hiding its patriarchal roots…
…Zelenka’s The
Karamazovs is an overlooked
gem. The ramshackle factory works particularly well as the film’s setting,
because the place in itself creates an atmosphere eerily similar to the chaos
in the book. It also consists of wide open spaces, thus enhancing the
experience of a drama unfolding in front of one’s eyes. The personal
animosities between the actors mirror those from the novel. Novotný, for
instance, does not only quarrel with the director but also with Martin Mysicka,
who plays Alyosha in the film. Life therefore imitates art in Zelenka’s movie
and eventually, as in The
Brothers Karamazov, imitates death…
da qui
ho riletto di recente il romanzo. cerco il film, grazie per lo spunto
RispondiEliminail film è strano, all'inizio, poi ti prende e non ti abbandona fino alla fine
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