mercoledì 7 maggio 2014

Karamazovi - Petr Zelenka

una compagnia di Praga va a Cracovia per rappresentare "I fratelli Karamazov", a Nova Huta, famosa da noi per il cinema di Wajda e per Solidarnosc.
la fabbrica è ormai vuota, pochi operai in giro, e il miracolo, un romanzo e del teatro che sono più vivi che mai, un operaio che viene stregato da una storia che è eterna, la realtà e la finzione si fondono.
attori strepitosi, con punte di tensione alle stelle, e una musica perfetta, vado a leggere il libro di Dostoevskij, e poi rivedo il film.
è un film del 2008, è in pochissime sala, da noi, solo dopo sei anni, non perdetelo, fatevi stregare - Ismaele





In un momento in cui l’occidente è colpito da una crisi non solo economica ma anche intellettuale, l’ Italia rappresentata da “Distribuzione indipendente” è orgogliosa di importare, in una ristretta cerchia di sale, una pellicola tanto intelligente quanto poderosa: “I fratelli Karamazov” in lingua originale. L’opera presenta i membri di una turbolenta famiglia russa dominata da un pater familias volgare ed arrivista. La trama del romanzo e del film si sviluppa attorno all’assassinio del capofamiglia e al conseguente processo nei confronti di Dmitrij, il figlio primogenito accusato di parricidio.
Diretto da Petr Zelenka, “I fratelli Karamazov” è semplicemente enorme. Magistralmente interpretata da attori teatrali, la rilettura dell’omonimo romanzo di Dostoevskij, lascia il pubblico in visibilio. Un pubblico che viene catapultato in una struttura industriale, un’acciaieria polacca, nella quale avranno luogo le prove di un gruppo di attori teatrali. I nostri sono i protagonisti dell’adattamento de “I fratelli Karamazov” ed apparentemente non sembrano preoccupati di quello che ad essi ruota attorno, apparentemente…

…The opening was a little difficult to engage with before everything got into their stride, and this is perhaps the only way in which the film is not verging on perfection but the strength of the ending means it’s really not very far off. It will not be to everybody’s tastes as it is certainly quite serious and dense but I think those that give it a go will be well rewarded.

La drammaturgia è in grado di sviscerare lo squallore, trasformandolo in un’opera creativa: lo fa diventare un cuore pulsante, servito su un piatto d’argento, che appare come un miracolo, anche quando l’ambiente è fatto di vecchie ferraglie e polverosi rottami. C’è un uomo, tra il pubblico, che si inebria di una misteriosa gioia, mentre, in quella maniera, gli viene porto il suo stesso lutto: lo strazio per la tragica perdita del figlioletto di soli sette anni, vittima di un incidente avvenuto proprio in quel luogo. Sorride, osservando gli attori, e mostra un comportamento del tutto innaturale. Non sembra vero, forse è lui stesso un attore. O forse è soltanto un individuo rimasto impigliato nella crepa sottile che separa la vita vissuta da quella immaginata, appartenente al regno delle ipotesi, dove tutto è tranquillamente possibile, e tutto può risultare magnificamente logico.  La fantasia, allora, diventa una sublime forma di rassicurazione: un’espressione di libertà, un modo per affrancarsi dall’obbligo di percepire la sofferenza come un peso, l’afflizione come un vicolo senza uscita.  I perché si aprono su un orizzonte pieno di idee. E il loro volo cessa soltanto nell’attimo in cui, anche in assenza di un sipario che cala,  dal palco viene pronunciata la battuta finale, che chiude la breve parentesi di un’illusione. Questo film ci trascina prepotentemente dentro una magia che è fatta di energia morale, di spirito critico, ma, soprattutto, delle imprevedibili prodezze di una mente vagabonda.  I piedi sono attaccati saldamente al suolo, e si lasciano contaminare di buon grado dalla sua sporcizia, il fango con cui l’inferno ci chiama a sé.  Nel frattempo, qualcosa di indefinito rapisce lo sguardo verso uno splendido, ma ingeneroso, Cielo.

Sigmund Freud, no less, considered Dostoievski’s The Brothers Karamazov (1880) the greatest novel ever written; and, while numerous books and essays of his refer to it, it is a focus of his 1928 article “Dostoievski and Parricide,” and his speculative masterpiece about the origin of culture, Totem and Taboo (1913), reeks of it. Modeled on Dostoievski’s own father, the novel’s Fyodor Pavlovich Karamazov is more than a monstrous father; rather, he is Father-as-Monster, implicating various forms of patriarchal tyranny. In Kamarazovi, the initially striking film adaptation from the Czech Republic, the four sons, by defining themselves in reaction to their father, express filmmaker Petr Zelenka’s disenchantment with democracy, a political system whose myth opposes patriarchal tyranny but whose reality reconfigures this and is all the worse for hiding its patriarchal roots…

…Zelenka’s The Karamazovs is an overlooked gem. The ramshackle factory works particularly well as the film’s setting, because the place in itself creates an atmosphere eerily similar to the chaos in the book. It also consists of wide open spaces, thus enhancing the experience of a drama unfolding in front of one’s eyes. The personal animosities between the actors mirror those from the novel. Novotný, for instance, does not only quarrel with the director but also with Martin Mysicka, who plays Alyosha in the film. Life therefore imitates art in Zelenka’s movie and eventually, as in The Brothers Karamazov, imitates death…
da qui



la musica di Jan Kaczmarek:


2 commenti:

  1. ho riletto di recente il romanzo. cerco il film, grazie per lo spunto

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    1. il film è strano, all'inizio, poi ti prende e non ti abbandona fino alla fine

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