torture, violenze, omicidi erano all'ordine del giorno nel tempo dell'apartheid, qui si racconta una storia dentro la Storia, con bravissimi e convincenti attori, inizia con la richiesta di clemenza di un aguzzino, le cose non vanno come previsto, si scoperchia un abisso e si fa verità e riconciliazione, ma sopratutto giustizia.
non mancano i colpi di scena, il film non annoia mai - Ismaele
…A
14 anni dagli eventi che sconvolsero per sempre la vita di Alex Mpondo (C.
Ejiofor), anche le sue ferite bruciano ancora e gli cagionano un dolore che
difficilmente potrà mai davvero essere lenito del tutto (men che meno con le
ricorrenti - quasi terapeutiche forse - nuotate nell’acqua ristoratrice di una
piscina). Ma dalle latebre di una prigione riaffiora un pallido “spettro”
pronto a mettere in discussione le fragili, dolorose, certezze della sua ex
vittima.
Red dust si rivela un gran bel film perché, pur senza rinunciare a fare uso della struttura narrativa (forse ostile ai più) tipica del genere “legal” (con annesso ligio rispetto dei suoi tempi e delle sue procedure) non mortifica mai il pathos evocato dalle storie narrate, ma ne esalta, anzi, i profili di convergenza verso sentimenti ben più nobili di quelli che per troppi anni sono esalati dalla rossa polvere sudafricana.
C’è sempre bisogno di film come questo; film che non cercano una plateale spettacolarizzazione della tragedia che esaminano, bensì la rielaborazione del dramma vissuto da un intero popolo, in funzione catartica; in funzione riconciliativa.
Red dust si rivela un gran bel film perché, pur senza rinunciare a fare uso della struttura narrativa (forse ostile ai più) tipica del genere “legal” (con annesso ligio rispetto dei suoi tempi e delle sue procedure) non mortifica mai il pathos evocato dalle storie narrate, ma ne esalta, anzi, i profili di convergenza verso sentimenti ben più nobili di quelli che per troppi anni sono esalati dalla rossa polvere sudafricana.
C’è sempre bisogno di film come questo; film che non cercano una plateale spettacolarizzazione della tragedia che esaminano, bensì la rielaborazione del dramma vissuto da un intero popolo, in funzione catartica; in funzione riconciliativa.
…Come
impianto è abbastanza classico,si sottolineano con enfasi le torture e i
personaggi sono abbastanza convenzionali. D'altra parte è vibrante,indignato a
volte sbanda per generosità .E'un film importante,più che bello necessario(io
ignoravo questa atroce commissione per evitare la guerra civile)…
Denso e commovente dramma giudiziario sul sud Africa
post-apartheid.
La storia è abbastanza simile al recente "In My Country" di John Boorman, ma è indubbiamente molto più riuscito. L'esordiente Hooper evita i momenti intimi tra i due protagonisti e una inutile storia d'amore e non scade nel sentimentalismo banale del film di Boorman.
In Più questo film ha dalla sua anche gli attori. Della brava Swank poteva essere approfondito meglio il suo passato e la sua storia.
Straordinario invece il protagonista, l'attore italo nigeriano che si era visto in "Piccoli affari sporchi" di Stephen Frears.
La storia è abbastanza simile al recente "In My Country" di John Boorman, ma è indubbiamente molto più riuscito. L'esordiente Hooper evita i momenti intimi tra i due protagonisti e una inutile storia d'amore e non scade nel sentimentalismo banale del film di Boorman.
In Più questo film ha dalla sua anche gli attori. Della brava Swank poteva essere approfondito meglio il suo passato e la sua storia.
Straordinario invece il protagonista, l'attore italo nigeriano che si era visto in "Piccoli affari sporchi" di Stephen Frears.
Chiwetel
Ejiofor's remarkable acting talents, not to mention his
super-sexiness, are on full display in this compelling film about a former
anti-apartheid activist and African National Congressman undergoing a Truth and
Reconciliation trial in South Africa. Ever-amazing Hilary Swank plays his attorney, and we're told that her
formative years in the grotesquely divided nation resulted in emotional scars.
But (after the undeniably powerful denouement) I found myself wishing that
director Tom
Hooper had shown us whether they were anywhere near as
profound as the physical marks Ejiofor had been forced to endure.
da qui
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