le due storie insieme funzionano abbastanza bene e l'Arturo bambino è davvero bravo e spesso fa ridere, come fanno ridere i bambini quando vedono le cose con i loro occhi, non coi nostri.
il film è insieme un po' cinema civile, un po' di testimonianza (didascalica), un po' comico (amaro), non tutte le parti si fondono bene fra loro, e però il film ha una sua personalità e si vede bene.
è anche un'opera prima, non bisogna essere troppo ingenerosi, il tempo ci dirà se Pif ha stoffa davvero, o resterà un'opera unica.
è comunque un film che merita la visione, al cinema - Ismaele.
…Perché quegli anni a Palermo in cui era quasi normalità un
morto al giorno, anche quasi sotto casa (Chinnici di fronte casa di mia nonna,
Giuliano di fronte casa della mia amica S., per non parlare del covo di Riina a
200 metri dalla mia), quegli anni in cui a scuola, nei momenti di noia,
contavamo le sirene della polizia, per non parlare di quel '92 in cui
scavalcammo i muri della cattedrale per assistere a un funerale inutilmente
blindato, li ho vissuti in pieno anch'io. E la cifra di Pif, la sua scelta di
una commedia surreale che si mescola e si trasforma continuamente in un
reportage fedele di quel periodo, mi ha conquistato. Andate a vederlo, cazzo.
…Il
film di Diliberto è un continuo crescendo di spessore e
di emozioni: comincia come una commedia sarcastica e surreale, finisce con la
macchina da presa che indugia sulle targhe che ricordano le vittime della
mafia. Non vi diciamo come mai, ma sappiate che difficilmente riuscirete a
trattenere le lacrime. Una volta si diceva che questi film erano necessari,
parola impegnativa che non abbiamo mai amato. Così come non ci sono mai
piaciuti gli insegnanti che fanno vedere i film nelle scuole (perché la cultura
non va imposta, semmai incoraggiata). Ma se per qualche titolo è doveroso fare
un'eccezione, questo è davvero uno di quelli giusti.
Mai fidarsi di quanto si dice e scrive di un film prima che
venga proiettato. Sarà un film da ridere sulla mafia, perché anche di mafia si
può ridere, che poi una risata li seppellirà tutti (i mafiosi). Questo più o
meno quanto si leggeva un po’ di qua e un po’ di là di La mafia uccide solo d’estate,
cine-esordio registico di Piefrancesco Diliberto in arte Pif (che si tiene per
sé anche il ruolo d’attore principale). Ridere e far ridere della mafia? Però,
mica robetta. Impresa che avrebbe fatto tremare anche titani come Billy Wilder
e Ernst Lubitsch. Poi, una volta visto, ti rendi conto che quello di Pif non è
il grottesco mafia-movie che ci si aspettava, o si temeva, ma una cosina
gentile e garbata, fin quasi all'evanescenza, che ha come primo obiettivo
quello di ricordare al mondo e agli spettatori, con intento
didascalico-didattico da cinema civile di una volta…
da qui
Mi trovi assolutamente d'accordo: film genuino, sentito e dalla forte personalità. Non tutto funziona ma alla fine si esce con gli occhi lucidi. Per essere un'opera prima è quasi un miracolo. Da vedere.
RispondiEliminauna bella sorpresa, sì, non perfetto, ma non importa, se avrà una seconda occasione potrà andare meglio.
EliminaPerso al TFF volutamente, e da come ne scrivi non lo rimpiango troppo.
RispondiEliminanon è un film "classico", più testimonianza, giusta, condivisibile e necessaria, che sceneggiatura, ma in fondo mi è piaciuto
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