sabato 14 dicembre 2013

Il diavolo probabilmente... - Robert Bresson

l'ho visto due volte in due giorni, ma ce ne vuole per arrivare.
i dialoghi sono quasi meccanici, intensi, profondi, c'è una storia e delle storie laterali, che si fondono in un quadro dello stato del mondo e di una parte dell'umanità che si interroga.
sembra girato oggi, il mondo va sempre peggio, dei giovani provano ad agire, e anche a non agire, come Charles.
cambiare il mondo, la rivoluzione, cambiare se stessi, rifiutare il mondo, arrendersi, la chiesa, la politica, non ci sono risposte, non ci sono soluzioni.
mi ha ricordato "Centochiodi", di Ermanno Olmi, quel film dev'essere in parte figlio di questo film di Bresson.
di sicuro quello di Bresson non è cinema per il tempo libero, ci vuole impegno e partecipazione, bisognerà rivederlo ancora, ci sono così tante cose dentro - Ismaele




It's probably Bresson's darkest and most difficult film, so it's recommended for those already familiar with his work…

Un quartetto di giovani nella Parigi di oggi. Charles è il più giovane, fragile e sensibile dei quattro, in rivolta contro la società e il mondo. Cercherà la morte per mano di un compagno di strada, ladruncolo drogato, cui chiede di essere ucciso a pagamento. Bresson filma i suoi personaggi riducendo al minimo la parte superiore del corpo e mostrandone le mani, le gambe, i piedi, gli oggetti che vedono e toccano. Dialogo ridotto all'osso, detto con quel tono senza intonazione che è tipico di Bresson e che il doppiaggio italiano tradisce. Discutibile prima parte, troppo didattica. Rimane la densità dell'itinerario di un'anima verso il suo destino, raccontata da un cineasta che crede nell'esistenza metafisica del Male.

A certificare l’impotenza e l’impossibilità dell’azione, il regista spezza le relazioni fra causa ed effetto, relegando l’una o l’altra al fuoricampo, che sia il caso di un incidente stradale, di cui si sentono i rumori ma non si vedono le conseguenze, o l’abbattimento di alberi, che cadono sotto il suono di seghe elettriche mai visibili. Il fuoricampo, che nasconde una visione totale delle cose, è forse l’aspirazione irrealizzabile di Charles. In un film dove la forma riesce ad essere la sostanza, privato anche della disperazione, l’unica certezza è che nessuna rivoluzione è possibile.

Dio non esiste, prenderne consapevolezza non è facile. La lucidità piena è follia, così il protagonista cerca prima di affogarsi in una vasca, ma sarà l’incontro con il tossicodipendente a segnare la via del non-ritorno. E lo psicanalista tra un buco di droga e l’altro dell’amico non basterà a salvarlo. Difficile e impegnato il cinema di Bresson, non adatto nel pomeriggio post.pranzo.

…Il titolo del film fa riferimento ad uno scambio tra Charles, i suoi amici ed uno sconosciuto che in autobus dice:“Ci sono delle forze oscure di cui è impossibile conoscere le leggi. La verità è che qualcosa ci spinge contro quello che siamo. Ma chi è allora che si diverte a farci perdere che ci manovra sotto, sotto; il diavolo probabilmente.”

Dans ce film Bresson ne se départit pas de son style austère, unique et puissant, qu'aucun autre réalisateur n'est parvenu à égaler. Il se concentre sur les détails intimes d'une histoire, les préparations ou le résultat des événements autant que sur l'événement lui-même.
Le déroulement de l'histoire semble ainsi faire partie d'un plan préétabli sur lesquels les personnages les plus lucides savent qu'ils ne possèdent qu'une faible marge de manœuvre. Le film déploie ainsi une trame narrative importante : il narre le cheminement vers la mort de son personnage principal, Charles, ainsi que les tourments amoureux dont sont victimes Alberte et Edwige qui l'aiment et Michel qui aime Alberte. Le film dresse aussi une charge sans nuance sur la société industrielle. Pourtant, aucun accès de colère, aucun cri, aucune dispute ne peuvent être relevés. Tous les personnages se chargent de couper court à toute volonté de l'un ou l'autre de changer l'état des choses. Et, lorsque les trois amis de Charles croient l'avoir sauvé en l'envoyant chez le psychiatre, c'est là qu'il trouve la solution à son problème en se faisant souffler l'idée d'un suicide commandé…
da qui



4 commenti:

  1. Che regista formidabile, e che film! Non ci vedo il nichilismo che vedono in molti, in "Il diavolo probabilmente...": certo è un film che ti massacra, però in qualche modo ti rigenera, specie per lo sguardo lucido e disincantato che getta sul mondo e sull'uomo, e soprattutto per questo scegliere di non scegliere, quindi di tirarsi fuori (forma di rivoluzione) di Charles.

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    1. sì, una diserzione che non è una fuga, è una scelta anche la scelta di non scegliere

      proseguirò con Robert Bresson, sicuro:)

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  2. Quanto mi è familiare questo "scegliere di non scegliere"...ho amato praticamente tutta la filmografia di Bresson, anche se è passato qualche anno e non ricordo moltissimo..ma la scena di Charles dallo psicanalista mi è rimasta dentro.

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    1. e quando legge da quel giornale spiegazzato a cosa rinuncia fa venire davvero la pelle d'oca, di un'attualità sconvolgente.

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