ne ho letto qui
qualche giorno fa, dopo il film di Ladislao Vajda (di origini ungheresi), del 1958, (qui) e quello
di Sean Penn, del 2001 (qui),
ho visto il terzo film legato a “La
promessa” di Friedrich Dürrenmatt, libro che letto più di una volta.
il libro nasce dopo la sceneggiatura del film di Vajda, e finisce
in modo diverso rispetto al film.
il film di György
Fehér impressiona per molte cose, la musica è una protagonista, il campo
lunghissimo all'inizio (dal grande al piccolo) e alla fine (dal piccolo al
grande), le persone in attesa del colpevole sembrano prese da un film di Bela
Tarr, che ha collaborato come consulente al film.
nella
copertina del libro si parla di “requiem per il romanzo giallo” e anche il film
non può essere un oggetto facile, i buoni da una parte, i cattivi dall'altra, le
certezze sono bandite, il caso e il caos (e stesse quattro lettere) sono dentro
le cose.
da non perdere (la versione su youtube, l'unica che ho trovato, non gli rende giustizia, ma se ne intuisce la grandezza) - Ismaele
da non perdere (la versione su youtube, l'unica che ho trovato, non gli rende giustizia, ma se ne intuisce la grandezza) - Ismaele
(…L'idea
dominante espressa da Dürrenmatt in questo romanzo è l'impossibilità di
arrivare alla verità e alla giustizia attraverso la logica dell'indagine di
polizia, poiché è spesso il caso a determinare il successo o il fallimento sia
per l'investigatore che per il criminale. Oltre a smontare i meccanismi che
stanno alla base del poliziesco tradizionale, lo scrittore riesce a evocare un
paesaggio morale e sociale di rara desolazione, disegnando attraverso una
parabola umana dall'esito tragico un quadro orripilante della società svizzera contemporanea.
Un grande
romanzo, epico, che metaforicamente annuncia la morte del giallo come genere:
Dürrenmatt sostituisce alla morale pratica di ogni poliziotto una morale
metafisica: il razionale non prevale sul caos, o almeno non fatalmente…)
da qui
PS: ho trovato (su youtube) che esiste uno sceneggiato,
tratto dal libro, di Alberto Negrin, del 1979.
…Introducing Szürkület to the audience present at its first
screening at the Reykjavík International Film Festival, Hungarian filmmaker
Benedek Fliegauf compared the visual experience to the listening of a whale
song. As a matter of fact, Fehér’s mesmeric feature works a lot like white
noise. The hypnotic use of the all-pervasive sound and the aged-looking black
and white cinematography unquestionably reinforce this impression…
Sempre puntualissimo Ismaele! E' vero, il materiale disponibile in rete è di bassa qualità ma si sente realmente che la veste estetica del film, se tutto fosse a posto, sarebbe magistrale.
RispondiEliminami viene in mente che l'inizio di "Stellet Licht", di Carlos Reygadas, mutatis mutandis, ha qualcosa di questo film di György Fehér, un campo lunghissimo, che dura dei minuti.
RispondiEliminaci vuole coraggio, ma la classe non è acqua:)
Il libro di Dürrenmatt è un capolavoro, il film spero sia altrettanto bello. L'ho in archivio da diverso tempo (di buona qualità), adesso lo rispolvero. Grazie :)
RispondiEliminai grandi film sono altrettanto belli, in modo diverso.
RispondiEliminaquesto lo è:)
Anche a me, ma a quanto pare siamo in parecchi, ha ricordato Tarr. Film magistrale, che senz'altro ha influenzato almeno "L'uomo di Londra" di Béla Tarr. (Su cinesuggestions si trova una versione discretamente buona ;) )
RispondiEliminaBela Tarr è lì, se ci hai lavorato, e bene, per anni, ciascuno prende dall'altro, meno male
RispondiElimina(non conoscevo quel sito, grazie)