quando il nemico ha un nome e una faccia e ci parli poi diventa meno nemico, l'apartheid serve a far diventare l'altro più nemico;
dopo un film così sai come potrebbero terminare tutte le guerre:
governino delle madri e per 10 anni si scambino tutti i bambini in culla.
e Joseph e Yacine li hai incrociati, qualche volta.
a me è piaciuto molto, e così sarà anche per voi, ne sono sicuro - Ismaele
…E se anche, in questo film, non manchino dei
momenti didascalici, va bene anche così perché riescono a tenere in perfetto
equilibrio la storia tra la gravità e le leggerezza, propendendo spesso verso
quest'ultima e verso una poesia rara che ci dona il ritratto di due donne
definitivamente stanche di guerra.
…La
sensazione che si ricava dalla visione è che la Levy abbia voluto fare un film
politico, anche se, forse, all'inizio non c'era questo intento, attraverso un
dramma che costringe israeliani e palestinesi a mischiarsi per superare il muro
di astio e di diffidenza cristallizzatosi nel tempo e a guardarsi con occhi
nuovi e diversi senza vedere dall'altra parte il nemico
Joseph e
Yacine incarnano la speranza delle nuove generazioni, tesa a sottolineare
l'inutilità del conflitto, la cui chiave per avvicinarsi alla soluzione
risiede, forse, nelle relazioni personali e nell'accettazione dell'altro.
Hanno molto in comune, Joseph e Yacine, ad eccezione delle loro vite, destinate, forse, a non incontrarsi mai, se non fosse stato per quella drammatica fatalità, che rimbalza dall'uno all'altro per ricomporsi in quella speranza che non ammette alternative…
Hanno molto in comune, Joseph e Yacine, ad eccezione delle loro vite, destinate, forse, a non incontrarsi mai, se non fosse stato per quella drammatica fatalità, che rimbalza dall'uno all'altro per ricomporsi in quella speranza che non ammette alternative…
…Le film pose la question
simple et lucide : refuserait-on de reconnaître son propre enfant s’il
appartenait à une communauté ennemie ? Un moyen détourné d’aborder le
conflit israélo-palestinien et d’en mesurer la légitimité. La réponse pour l’espoir
(de paix) est certes belle, mais elle est surtout candide et utopique…
…Alors bien sûr, ce n’est pas avec Le Fils de l’autre que l’on débattra de manière
constructive sur ce conflit sans fin, mais du point de vue «film pour
sensibiliser le public», l’histoire est
belle, intéressante, prenante, et Emmanuelle Devos, entre force et sensibilité
à fleur de peau, y trouve un de ses plus beaux rôles.
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