sabato 4 maggio 2013

Eureka - Shinji Aoyama

ha una durata difficile, per la sala cinematografica, ma si vede bene, non annoia e non ci sono parti inutili.
una storia di rinascita, dopo un evento terribile, i superstiti, dopo due anni. si sostengono, in realtà è sopratutto Makoto che ritrova un senso, nell'accudire ed essere vicino a Kozue e Naoki.
non vi spaventi la lunghezza, è cinema che vale - Ismaele




…Sono molteplici gli aspetti di questo film che possono spaventare, la lunghezza che supera le tre ore e mezza, il bianco e nero - filtro seppia - della pellicola, la lentezza complessiva; un riassunto del film avrebbe probabilmente ottenuto un risultato simile, ma ci troviamo al cospetto del regista Shinji Aoyama, lo stesso che cinque anni più tardi ha diretto Eri Eri lema sabakutani, film dove viene ripresa l'indifferenza del regista verso le critiche riguardanti regia e contenuti. Probabilmente Eureka è stato concepito in questo modo, ogni immagine, ogni scena è uscita dalla mente del regista così come la si vede, senza ripensamenti legati ad ipotetiche critiche oggettive.
Superato l'iniziale scompenso visivo, si può iniziare ad apprezzare ogni singola briciola, dalla minuziosa descrizione dei protagonisti - carattere e stati d'animo - alle situazioni che Kozue, Naoki e Makoto vivono. Il regista e sceneggiatore ha scelto un viaggio come mezzo con il quale i protagonisti cercano di ritrovare se stessi; è allo stesso tempo un modo per abbandonare i ricordi lasciandoli scivolare lungo la strada e un modo per affrontare il trauma. Per Makoto il viaggio si trasforma in una sorta di riscatto, una conferma che il Makoto conducente è ancora vivo - è lui che aiuta entrambi i ragazzi. Premuroso il suo rapporto con la giovane Kozue, spettatrice degli eventi fino al momento in cui l'acqua dell'oceano ne pulirà le ferite, onesto e esemplare con Naoki il quale vive forse il trauma peggiore…

… Puede parecer injusto, pero escribo sin haberla acabado de ver y sólo con la sensación de lo que llevo de este segundo visionado junto al imborrable recuerdo de la primera vez que la vi. Es difícil, por ser esta película tan especial como es y por su larga duración, verla de un tirón, porque Eureka requiere de un ambiente adecuado (en mi caso de madrugada, en silencio) para verla y porque hay tantos y tantos momentos sobrecogedores que uno tiene que parar la película y pensar sobre ellos. En su primer visionado pasé una semana entera viéndola a cachos todas las madrugadas y mascullando durante el día acerca de lo que había visto la noche anterior. Pero no me puedo reprimir a escribir ya sobre ella.
El cambio de año siempre me afecta de un modo extraño. No es cuestión de ponerse melancólico, o de mirar hacia atrás y hacer recuento de lo que uno ha hecho en el año pasado y de si eso ha merecido la pena o gansadas por el estilo. Me hiere, no sé por qué la verdad, pero me hiere. Sumemos eso a que personalmente me encuentro en un momento desconcertante y no muy fácil dentro de mi propio ánimo y de ahí que cuando iba mirando los lomos de los DVD's que hay en mi habitación parase justo sobre el de "Eureka". En realidad ya llevaba semanas con la idea en la cabeza de verla, pero me daba pereza. Una vez empezada de nuevo, me vuelve a pasar lo mismo: no me la puedo quitar de la cabeza…

Without question, the film could have been a bit shorter, especially towards the end, but Eureka is a powerful, luxurious study of lives changed in the aftermath of violence. We should all be so lucky to have this much time to reflect on our own lives.

…Il film ha forti richiami con il cinema d'autore, giapponese e non. Per la scelta dei campi lunghi, dei piani-sequenza, per l'uso espressivo del paesaggio (di derivazione antonioniana), non possiamo non accostare l'opera di Aoyama al personalissimo cinema di Kiyoshi Kurosawa. Mentre, fuori dal Giappone, il richiamo più evidente - sottolineato fortemente dalla trama - è quello con il wendersiano Nel corso del tempo. Eccentrica ma giustifica si rivela, poi, la scelta di virare la pellica in color «seppia»: funzione che avrà la sua motivazione nel toccante finale.
Ma Eureka è anche un'opera personale, che si sviluppa con estrema naturalezza nelle sue quattro ore, avvolgendo lo spettatore con il suo caleidoscopio di emozioni, che possono essere dure o piacevoli, ma, in ogni caso, profondamente reali.

2 commenti:

  1. Grazie, lo avevo perso, pur avendo apprezzato di Aoyama Shinji "Helpless" e "Sad vacation". Sembrerebbe proprio un "filmone"

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  2. a me è piaciuto molto, e lo sviluppo è lento e necessario, come quei romanzi russi, che non puoi sintetizzare.
    di Aoyama Shinji il prossimo che vedo è "Eri Eri lema sabakutani", strano ma unico, sono fiducioso.
    i due che citi non li conosco, mi aggiornerò:)

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