sabato 11 maggio 2013

Assassin(s) - Mathieu Kassovitz

un film strano, impegnativo, non lo si può vedere a tempo perso.
il sottofondo di tutto, la tv che va, è guerra e violenza, come il telefilm giovanilistico machista, violenza fino alla morte e oltre.
Michel Serrault, diabolico, fa l'assassino di mestiere, al di fuori del lavoro sembra un impiegato in pensione, timido, pigro, lento, ma quando si lavora il lavoro va fatto bene, l'etica del lavoro, infatti.
peccato che non si trovino più discepoli bravi come un tempo.
da (ri)scoprire - Ismaele




Un film straordinario, di quelli che prendono e ti entrano dentro, ti scavano e ti ammutoliscono. Come Michel Serrault, che ad un certo punto entra in una discoteca e ne esce stordito, tanto che Max, spaventato, lo porta al Pronto Soccorso. Ed un fortissimo atto d'accusa verso la violenza che si consuma sui media, verso la violenza "commercializzata", più che spettacolarizzata…

Assassin(s) è del 1997 ed è un film incompreso e sottovalutato forse anche per il fatto che, dopo L’odio (1995), ci si aspettava qualcosa di simile dal cineasta d’oltralpe. Ma Kassovitz è un battitore libero che con cinismo e autolesionismo vuole continuamente spiazzare il suo pubblico. Così rielabora un vecchio cortometraggio (Assassins… del 1992) e costruisce un apologo sulla “banalità del male”, sulla deriva mediatica della società e, ancora, sulla perdita d’identità, ma questa volta allarga il discorso, ricolmo di pessimismo, a tutte e tre le fasi vitali: infanzia, giovinezza e vecchiaia. Con Assassin(s) Kassovitz mette in relazione la vita “proletaria” delle banlieue con la vita “borghese” della città, creando due archetipi apparentemente distanti che trovano, nel crimine e nella violenza, l’unico punto d’incontro possibile…
…Che ci sia del diabolico in Wagner è chiaro sin dall’inizio, ma quando sotto il sottopassaggio gli vediamo spuntare la coda, ecco che in quel movimento quasi impercettibile abbiamo la consapevolezza della destinazione infernale del viaggio…

film piuttosto strano e difficile da commentare, visto che ci sono dei tratti veramente geniali, che si accompagnano ad altri un po' banalotti, con una regia molto accattivante, ma che nel sottolineare i contenuti non sempre arriva a mio parere dove vorrebbe.
a tratti sembra un po' l'anticamera de L'odio, soprattutto per lo stile e per la scelta dei luoghi.
grezzo ma potente, rimane comunque un film da guardare.

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