venerdì 3 maggio 2013

Like Someone in Love (Qualcuno da amare) - Abbas Kiarostami

un vecchio professore (nel senso di De André?) soffre di solitudine, un vecchio alunno gli manda una ragazza per la notte, una studentessa che si procura qualche soldo facendo l'escort, ma non ha la testa per quel mestiere.
anche lei è sola, e il vecchio professore quasi l'adotta, a metà strada fra studentessa e nipote.
la fine è quasi un film del terrore.
bravo Kiarostami, che racconta una storia minima, dove tutto si gioca sulla psicologia dei personaggi.
non è un capolavoro, ma se riesci a calarti nei personaggi, a sentirli vicini, ti piacerà.
a me è piaciuto - Ismaele




Akiko è una studentessa dalla doppia vita. Ha un fidanzato geloso, una famiglia preoccupata per lei e una doppia identità di prostituta. Impossibile tenere tutto separato, quando la nonna arriva a sorpresa a Tokyo, il fidanzato la opprime con la sua gelosia e la sua vita notturna segue inaspettate derive. Ecco il punto di partenza di un viaggio che, come sempre nel cinema di Kiarostami, si compie sul volto dei suoi personaggi. Primi piani arditi per durata e significato, intensi per velocità e lentezza. In una città quasi invisibile, nascosta ma compresa fino in fondo, si mette in scena un gioco di contrapposizioni impossibili, dove vedere vuol dire cercare di vedere ciò che non viene mostrato…

Non è così brutto come l’hanno dipinto certe critiche malevole questo ultimo, piccolo film di modestissimo budget del maestro già Palma d’oro Abbas Kiarostami. L’ha girato in Giappone, in giapponese, presumo con soldi in gran parte giapponesi, come precedentemente capitato a un altro regista della diaspora iraniana, Amir Naderi, che proprio a Tokyo è andato per filmare il suo formidabile Cut (una meraviglia tra cinefilia e cinema del genere yakuza, uno dei film più belli visti alla scorsa mostra di Venezia nella rassegna Orizzonti). Kiarostami con Like Someone in Love non raggiunge il risultato di Naderi, si accontenta di un’operina di pochi personaggi – tre, un triangolo lui-lei-l’altro con qualche elemento di sorpresa-, di pochi ambienti e moltissime parole. Un film di conversazione con oltretutto i suoni arcani di quella remota lingua che hanno su noi spettatori d’occidente un potere incantatorio, quasi ipnotico. A me quella di Like Someone in Love è parsa una bellissima sceneggiatura, di alta scrittura, altro che critiche supponenti e malmostose…

Este tipo de narrativa y de técnica requiere la atención constante del espectador pero acaba resultando de una profundidad muy gratificante, por lo que sirve de contrapeso a ese ritmo pausado y a la escasez de personajes y decorados, aspectos que en otros casos podrían haber llegado a aburrir. Pero hay que decir también que la naturaleza de esta película puede provocar en parte del público, quizás no aburrimiento, pero sí recelo y contrariedad. Funciona, como hemos dicho, bajo unos parámetros muy estrictos, casi como un ejercicio propio de una escuela de cine, aunque sea el ejercicio del alumno más aventajado de la escuela más elitista. Y, como tal ejercicio, en cierto modo está alejado de la cruda y adulta realidad… Pero al final el espejo se rompe. Volvemos a esa realidad y nos remitimos al inicio de la película, con las palabras en fuera de campo de su protagonista, asegurando que no está mintiendo. ¿Nos habla Kiarostami a través de ella? ¿Hemos asistido verdaderamente a un engaño ficticio, o al fin y al cabo ha sido todo necesario para revelarnos la verdad oculta de estas personas?

La pregunta infaltable al ver Like Someone in Love es por qué Kiarostami decide hacer una película japonesa. El director afirma que hizo varios viajes a Tokio, y de algunos tiene recuerdos imborrables. También por el momento Kiarostami ha decidido seguir viviendo en Irán, pero filma, en cambio, en el extranjero para sortear la censura. Con Like Someone in Lovese propuso como desafío que no pareciera una película japonesa hecha por un extranjero, y la verdad es que lo ha logrado ampliamente. Su genialidad indiscutible se suma a una trayectoria de cuarenta años de realización cinematográfica, y sus actividades como poeta, fotógrafo, pintor, dibujante y diseñador gráfico le brindan la sensibilidad que se necesita para sumergirse en una cultura completamente diferente a la de su origen, logrando de forma transparente hablar por ella y representarla.

…Le moins que l’on puisse dire, c’est que le film nous entraîne sans arrêt là où on ne l’attend pas. Tant du point du vue du récit que de la forme. Un vieux et inoffensif professeur de sociologie accueille finalement Akiko chez lui. Plus préoccupé d’avoir de la compagnie que de profiter des faveurs sexuelles de la jeune femme, le vieil homme noue avec elle une relation filiale. D’ailleurs, il va la faire passer pour sa petite-fille quand débarque le petit ami violent. Mais l’inexorable est en cours.
D’une ampleur, d’une précision proprement sidérantes, Like Someone in Love renouvelle, sur un dispositif pourtant parfaitement rodé, le geste d’Abbas Kiarostami. Chaque nouveau territoire qu’il explore lui permet d’adapter ses fictions à des environnements inconnus, à leur insuffler une grâce inédite. La fin, brutale et angoissante, ne contredira pas notre propos. Elle prouve à quel point Kiarostami rivalise d’audace à chaque plan et laisse augurer de futures aventures cinématographiques tout aussi passionnantes.

La prolissità estrema che contraddistingue la storia diventa quindi poco sostenibile e va a coprire anche quel poco che i personaggi riescono a trasmettere sul confronto di tre vite a modo loro solitarie e insoddisfatte. Il minimalismo che pervade la narrazione dilata i contorni dei personaggi lanciandoli in una spirale in fondo alla quale, purtroppo, c'è veramente poco o niente, nonostante le intenzioni del regista.
Diciamolo francamente, se non fosse firmato Kiarostami, questo lavoro passerebbe praticamente inosservato. Nella realtà è un film che passa comunque senza lasciare alcuna traccia degna di nota e non basta la mano del regista, che si vede eccome, a farne un lavoro da tramandare ai posteri come già tante volte è successo. Probabilmente, anche a costo di sobbarcarsi l'ostilità ufficiale del regime, è tornato il tempo per Kiarostami di ricalarsi in una realtà che lo ispiri maggiormente.

4 commenti:

  1. E' un altro dei titoli passati a Cannes l'anno scorso, su cui avevo posato lo sguardo. Grazie per avermelo ricordato, recupererò!

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    1. non è il miglior Kiarostami, ma è Kiarostami:)

      certo che a chi piace solo il cinema col ritmo tarantiniani non è adatto

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  2. non so il francese, ma sono d'accordo con la recensione francese ahahah

    per me un film interessante nella prima parte, poi decisamente incompiuto nella seconda e soprattutto nel finale

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    1. magari per scelta non ha voluto "compiere" la storia, ca la offre così, in progress, non sappiamo la fine, ci lascia abbastanza angoscia, povero professore, una cosettina rilassante e pacifica si è trasformata in un incubo, la vita vera irrompe nella quiete della vita dei libri.

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