martedì 20 dicembre 2011

Triage - Danis Tanovic

un film che inizia bene e poi si perde.
meglio la prima parte, poi Tanovic si perde, è più bravo a far vedere la guerra che a parlarne.
senza infamia e senza lode, si può vedere, per merito di Will Farrell - Ismaele


… La prima parte di Triage funziona a dovere, fotografia immersiva e una regia asciutta ben trasmettono il disagio di una terra divorata dalla guerra e i ritmi restano intensi, almeno sino all’incidente e alla caverna-ospedale.
Poi il ritorno a casa, le suggestioni da dramma psicologico con un repentino arrestarsi della narrazione che scivola in un’immobilità totale, che solo nella partecipata recitazione molto fisica di Colin Farrell riserva qualche guizzo.
Triage purtroppo si rivela un film non particolarmente riuscito, troppi obiettivi da perseguire, troppe strade intraprese per poterle veicolare in un unico percorso narrativo che non perda consistenza lungo la strada, resta una grande interpretazione di Colin Farrell, attore troppo spesso sottovalutato che anche stavolta dimostra una totale devozione al suo ruolo.

Colpisce l'estrema, assoluta incapacità del regista premio Oscar per No Man's Land, di imprimere una qualunque direzione alla materia, insensibile come le gambe ferite del protagonista, a questa sua traballante pellicola – che non sa mai decidersi se essere un film di denuncia, uno war movie, un dramma psicologico, una storia d'amore tormentata.  Nonostante Paz Vega e Christopher Lee cadano inermi in tutto e per tutto nella trappola letale di un cinema che pur narrando di reporter di guerra, che per mestiere fissano i propri occhi sull'accecante insostenibilità di un reale non visto, Tanovic non riesce mai ad avere uno sguardo sulle cose, limitandosi a registrare ciò che accade sullo schermo senza nemmeno per un attimo tentare di restituire la squassante potenza delle emozioni, dei gesti, dei ricordi, delle parole. Ecco, nonostante tutto questo, Farrell – inspiegabilmente costretto a dimagrire sino a scoprire le ossa – fieramente sopravvive al trattamento riservatogli da Tanovic

Ci si domanda, a volte, perché alcuni registi abbiano scelto il cinema come territorio di espressione. Certo, ogni individuo ha il diritto di operare nel settore che più gli aggrada ma perché intestardirsi a percorrere la strada dell’ovvietà, della banalità?
Prendiamo il caso di Danis Tanovic, cineasta bosniaco che vinse “la lotteria” quando nel 2001 si aggiudicò il Premio Oscar per il Miglior Film Straniero con No Man’s Land. Si trattava di un’opera modesta il cui unico merito era affrontare l’argomento giusto attraverso meccanismi espressivi e narrativi utili a colpire il pubblico in maniera positiva. L’equivoco su questo regista è continuato anche con la sua seconda prova, Hell, ma con il suo terzo (recente) lungometraggio la questione appare ormai conclamata.
Triage, infatti, è un’opera che non si distingue certo per originalità e per abilità creativa.
Siamo alle solite: la guerra è un orrore e chi l’ha vissuta direttamente si porterà questo orrore dentro per sempre. Chi potrebbe essere in disaccordo con questa posizione? È totalmente fuori da ogni dubbio che violenza, sopraffazione dell’uomo sull’uomo e morte facciano ribrezzo. Questo lo affermiamo con chiarezza inequivocabile. Ma basta un argomento così serio a fare grande un film? La risposta è: no.

Triage infila in novantasei minuti, banalità una dietro l’altra e, forse, inconsapevolmente alimenta alcuni luoghi comuni macroscopici…

Promettevano bene, ma appena il fotografo torna in Irlanda, senza il compagno di tante battaglie, con troppe foto troppo vere, una gamba fuori uso e il cuore spento, l’opera si sgonfia sotto il peso di una retorica sentimentalista a cui si aggiungono anche la bellezza pleonastica di Paz Vega e l’inadeguatezza di un (ex) mostro sacro come Christopher Lee…


6 commenti:

  1. Di No Man's Land ho un buon ricordo. L'enfer invece mi sembra che abbia lo stesso problema che tu hai notato in questo Triage: sembra partire bene per poi perdersi.
    Di questo anch'io salvo solo la prima parte. ;)

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. Ismaele ha detto...
    se il modello per questo film era, mi sembra a tratti, quel capolavoro che è "Prima della pioggia", questo non gli arriva al ginocchio

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  4. Prima della pioggia è un altro di quelli che devo recuperare, ma la lista ormai sta diventando infinita. :D

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  5. Avevi ragione, praticamente sei la mia sinossi

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  6. di qualcuno bisogna essere la sinossi, mi sei capitato tu :)

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