lunedì 12 dicembre 2011

The Offence - (Riflessi in uno specchio scuro) - Sidney Lumet

non è un film consolante, Sean Connery è davvero cattivo dentro,  se lo inizi a vedere non ti stacchi fino alla fine,  soffrendo, certo, ma è grande cinema - Ismaele




In una cittadina britannica – che da qualche tempo vive l'incubo di una serie di stupri ai danni di bambine sole – si arresta il sospetto pedofilo Baxter, sposato con figli. A un 1° interrogatorio normale subentra, di nascosto, il sergente Johnson che, sicuro della sua colpevolezza, lo maltratta così violentemente da mandarlo all'ospedale dove muore. Johnson espone la sua versione dei fatti, diviso tra l'indignazione e il desiderio di aiuto di chi scopre in sé stesso preoccupanti segni di collasso mentale. Sottovalutato o ignorato dai critici, pochi spettatori, e riserve da parte di Lumet che lo definì un film “voluto da Connery, non veramente soddisfacente da cui si esce un po' frustrati”. Forse avevano torto tutti. Sceneggiato da John Hopkins e basato sul dramma This Story of Yours, è fin dalla prima sequenza un film insolito (per Lumet e per Connery), originale e intenso. Johnson non è un indemoniato giustiziere né un angelo vendicatore, ma un disturbato mentale. Lo si deduce dai confronti con il sospettato, la moglie e il superiore, con gli SOS d'aiuto che invia ai suoi interlocutori. Sulla fondatezza dei sospetti su Baxter – e sullo stesso Johnson – “il film è reticente, ambiguo, o meglio aperto” (Mario Molinari). Non è l'ultima delle ragioni del suo complesso fascino.

Il film è un disperato e crudele ritratto dell’ambiguità umana, uno sconvolgente e morboso viaggio all’interno del male che ci portiamo dentro: il cinismo è così estremo e radicale da far risultare l’altro( e ben più famoso) capolavoro crudele di Lumet, “Onora il padre e la madre”, un film per bambini.

Connery è strordinario nel tratteggiare un personaggio disturbato e disturbante e Lumet da una prova di regia grandiosa grazie ai bellissimi piani sequenza; degne di nota anche le luci cupe e fredde.

Siamo davanti ad un film circolare, che gira intorno alla stessa scena presentata all’inizio per renderla solo alla fine del tutto coerente. Anche la mente di Johnson funziona in modo circolare: per quanto l’uomo cerchi di scacciare le immagini che la affollano, essa ritorna sempre a mostrargliele, senza via di scampo…


Remarkable, dark, disturbing film. Sean Connery was a perfect, suave James Bond, and many of his later films were just audience-pleasing parodies, but this man can act. His portrayal of a seemingly hard-boiled detective merge perfectly later with the sociopathic figure he really has become. This is a searing film, which creeps up on you, and stuns you with sudden realizations. Connery's character (Sergeant Johnson) would have probably lived out his career, and his life, literally drowning in his sickness and misery, but for his meeting with Baxter, a suspected child molester and murderer. As the interview progresses, Baxter can clearly see the illness and pathology in Sergeant Johnson, and each push the other's buttons, closer and closer to the edge, and beyond. The revelations revealed take you back and forth, until you don't quite know who the real deviant is.

Sean Connery and Ian Bannen were simply breathtakingly good. Great atmosphere and pacing in this dark, chilling movie. The slow, brooding, quiet pace to the film lends an air of disquiet, and an impending tragedy.


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