il regista (già indimenticabile sceneggiatore per Philippe Lioret) riesce a girare un film convincente e commovente, che in alcuni momenti fa pensare a Ken Loach, a Stéphane Brizé, ai Dardenne.
Emmanuel Courcol è bravo a non fare un film patetico e strappalacrime, riesce a sfuggire le situazioni "a rischio" per la solidità della pellicola.
i due fratelli sono interpretati da Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin, ottimi attori.
i temi della storia sono stati già visti al cinema, ma non c'è niente di ripetitivo, di copiato, il film è fresco e coinvolgente.
un film da non perdere, promesso.
buona (musicale) visione - Ismaele
e
…L’orchestra stonata (dal 5 dicembre al cinema) è un bel film, ed
è un bel film come soltanto i film francesi (e le dramedy francesi in
particolare) sanno essere belli, larghi, pop, sorridenti e insieme commoventi,
senza mai diventare scontati, melensi o troppo retorici. E soprattutto sanno
tenere insieme generi diversissimi, come il cancer movie (che però qui diventa solo pretesto, innesco
per la trama), il family drama e la commedia sociale con la massima
spontaneità e semplicità, muovendosi naturalmente tra una certa delicata ironia
e toni invece più seri (ma mai seriosi). Il tutto attraversato dalla musica (la
classica, il jazz, ma anche brani meno scontati, come Emmenez-moi di Charles Aznavour), che è insostituibile
punto d’incontro/scontro tra due fratelli e il modo di essere comunità, di
diventare persino famiglia per una banda sgangherata della città di minatori di
Walincourt, nel distretto di Lille, Francia del Nord…
…Uomo burbero ma di buon cuore che
vive ancora con la mamma, che non è la sua vera mamma, lo ha solo adottato,
Jimmy accetta di aiutare il fratello Thibault. Qualche tempo dopo, Thibault
cercherà di sdebitarsi con lui proprio dando una mano all'orchestra scombinata
del paese. In pochi minuti, lo avrete capito, c’è tutto. La città e la
provincia. La solitudine dei ragazzi ricchi e la ricchezza dei ragazzi
cresciuti nelle comunità operaie. Le due orchestre, La crisi economica. Il
desiderio di ritrovare la propria vita…
…E due fratelli che dovranno
volersi bene. Uno ricco e arrivato, benché malato, perché adottato da una famiglia
altoborghese, la mamma è Ludmila Mikael, che ricordo esordì in un vecchissimo
film di John Flynn, “Il sergente”, e l’altro provinciale, non ricco, confuso,
con un matrimonio fallito alle spalle, una professione precaria, ma con
l’orecchio assoluto. Se la mamma di Thibault avesse adottato anche lui, magari
il direttore d’orchestra sarebbe stato proprio Jimmy e non Thibault. Se
Thibault fosse stato adottato dalla mamma di Jimmy cosa sarebbe capitato? Mah…
Me lo sono visto fino alla fine con piacere.
…ha il merito di arrivare diretto e di
affrontare in modo efficace la crisi economica accennando alla condizione dei
lavoratori della fabbrica dove lavora Jimmy. In più è proprio la differenza di
recitazione tra Lavernhe e Lottin che rende il film più autentico e che lo fa
crescere alla distanza come nell’emozionante finale man mano che evolve il
rapporto tra i due personaggi. Qui si sente l’eco del cinema di Lioret di cui
Courcol è stato sceneggiatore, anche nei bellissimi Welcome e Tutti i
nostri desideri. La malattia e la solitudine sono vengono mostrati in modo
sobrio in grado di incidere in maniera forte. La vita e la sua messinscena
diventano elementi coincidenti, come nel precedente film del regista, Un triomphe. Lì il teatro, qui la musica. Entrambi si portano
dietro tracce di storie vere. È poi il cinema ad esaltarle senza tradirle e a
darci l’illusione di prolungarle e a renderle dei passaggi che ci porteremo
dietro per sempre.
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