lunedì 30 dicembre 2024

Le occasioni dell'amore (Hors-saison) - Stéphane Brizé

Guillaume Canet e Alba Rohrwacher sono perfetti nei loro ruoli.

lui è un attore famoso, lei una casalinga, con la passione del pianoforte, lui salta da un letto all'altro, lei ha un marito e una figlia, lui è abituato alle luci si Parigi, lei al vento e alla pioggia di una cittadina bretone, sono stati amanti molti anni prima, qualcosa è rimasto, nei loro destini che si erano separati.

dopo sedici anni si incontrano di nuovo ed è un addio come si deve, senza rancori, ma con tanti rimpianti, le loro vite, impone Alice a Mathieu, non devono più incrociarsi.

dopo tre (ottimi) film sul lavoro e gli esseri umani pedine senza valore nel mondo maledetto dell'economia liberista, Stéphane Brizé gira un film non sull'amore, come lascia intendere l'ingannevole titolo italiano, ma su tanto altro.

in ottanta sale, al cinema, non perdetevi Alba Rohrwacher e Guillaume Canet.

buona (ventosa) visione - Ismaele

 

 

 

Brizé ne fa emergere progressivamente i due differenti approcci alla vita. Mentre Alice si è ritirata nel suo bozzolo di moglie e insegnante di piano Mathieu ha sposato una star del telegiornale ed è un attore molto noto. Ma è proprio un pianoforte ad un certo punto ad offrire una lettura simbolica delle loro esistenze: i tasti suonano una musica senza che ci siano delle mani a sfiorarli. È quanto in fondo è accaduto ad entrambi. Hanno continuato ad eseguire il loro spartito senza che ci fossero le mani dell'altro a stabilirne la giusta armonia. Un'armonia che ora sembrerebbe da cercare nuovamente se non fossero intervenuti un distacco e tre lustri di lontananza.

Fuori stagione potrebbero essere allora non solo il soggiorno nell'hotel in un periodo non di punta da parte di Mathieu ma anche il reciproco desiderio di tornare ad essere ciò che un tempo erano stati superando rancori e incomprensioni e, soprattutto, le condizioni attuali. Il tempo, affermava un detto popolare, è un gran dottore perché lenisce le eventuali ferite. Purché chi le ha subìte e chi le ha (più o meno volontariamente) inferte non si incontrino di nuovo.

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Con Hors-Saison, Stéphane Brizé realizza un’opera intimista e delicata, in cui non sono i dialoghi o le azioni a guidare la narrazione, ma piuttosto i respiri, i silenzi, gli sguardi e le espressioni dei protagonisti. Guillaume Canet e Alba Rohrwacher offrono performance straordinarie, capaci di trasmettere con le sole espressioni facciali il ricco mondo interiore dei loro personaggi: anime spezzate, smarrite tra sogni infranti e vite che sembrano essersi cristallizzate in un’inerzia soffocante. Entrambi vivono intrappolati in strutture familiari e professionali che, anziché fungere da rifugio o ancora di salvezza, si rivelano prigioni che soffocano la loro autenticità e creatività…

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Le occasioni dell’amore è un film solo apparentemente d’amore, ed è anche uno dei più grandi film d’amore (e sull’amore) che il cinema recente ci abbia dato. C’è la mano di Brizé (che ha scritto il copione con Marie Drucker), e c’è soprattutto l’alchimia incredibile tra Canet e Rohrwacher. Lui sembra dissezionare il suo essere attore e regista famoso (e sposo famoso di Marion Cotillard); lei fa uno dei lavori più lucenti, sensibili, importanti della sua carriera.

C’è anche un finale bellissimo e struggente, anzi più di uno. Per alcuni sono troppi, e invece è giusto che gli amori vadano così, con mille finali. Che facciano giri immensi, e poi ritornino, e chissà come finiranno. L’amore è, dopotutto, “un souvenir qui me poursuit, sans cesse”. Lo diceva sempre quella canzone là, e le canzoni d’amore hanno sempre ragione.

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Ciò che colpisce in Le occasioni dell’amore è il fatto che, tranne pochi, per altro fantastici e decisivi dialoghi, l’amore è tutto un affare di silenzi, di sguardi, di stati emotivi e di pensieri. E di comportamenti, di gesti concreti. Anche contraddittori, certo. Le rotture minacciate e mai consumate, i ritorni dopo gli addii, i dubbi, i tormenti. Un “non tornare mai più” è un commiato definitivo o un invito segreto? Del resto, le storie vere non sono mai lineari. E sarà per questo che quando Guillame Canet e Alba Rohrwacher passeggiano, molto spesso sembrano allontanarsi e seguire due strade differenti. Come barche che cercano il vento più adatto per arrivare allo stesso punto di destinazione. Ciò che conta è che l’amore si vive, non basta solamente dirlo. Tanto non ci saranno mai parole abbastanza precise (o vaghe) per restituire le sue mille forme. Si vive anche nei suoi alti e bassi, nei vuoti, anche nelle reticenze. Anche nell’affanno di un accordo impossibile con gli obblighi, le scelte già compiute, le responsabilità.

Seguito il solco di un sentiero m’ebbi l’opposto in cuore, col suo invito. È questo, lo straordinario film di Stéphane Brizé. Una storia di seconde possibilità, certo. Ma soprattutto sullo scollamento dal quotidiano delle proprie vite, sul tempo passato e sul miraggio del futuro, sulla dolorosa malinconia dei ritorni “fuori stagione”. Sul conflitto insanabile tra la tortuosità del sentimento e la pretesa coerenza dei percorsi. Infatti Mathieu viene costantemente richiamato alla responsabilità. Dal regista della pièce teatrale che avrebbe dovuto segnare il suo debutto sul palcoscenico, ma da cui è scappato per paura di non essere all’altezza. Dalla moglie che gli chiede di accettare le sceneggiature che gli vengono proposte, per ripagare i danni dello spettacolo a cui ha rinunciato. E Brizé non manca di lanciare qui le sue stilettate a un’idea comoda del cinema: “la strategia migliore è fare prima il polar e poi la commedia sociale”. Ma, al di là della polemica, conta la sensazione amara di una gabbia da cui è difficile districarsi…

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…Amori perduti e ritrovati, che hanno attraversato la vita come il vento tra i capelli. Memorie e sentimenti che tornano a riva portati dalle onde, lasciando la schiuma del loro passaggio sulla sabbia. Descrivere a parole un film come Hors-saison significa provare a mettere nero su bianco l’indicibile dei sentimenti personali. Storie di finzione che trovano un legame universale. Perché quando si affronta lo scorrere del tempo non si può fare a meno di rivivere una vecchia relazione, riportando alla mente i bivi personali intrapresi nella nostra vita.

E non sorprende, quindi, che il titolo, fuori stagione, che sottolinea l’inaspettato ritorno di qualcosa che dovrebbe essere passato, di un incontro breve che non doveva avvenire e invece è accaduto, di qualcosa che sembra porsi fuori dal tempo, dona quel senso di eccezionalità, di sorpresa. Che può anche ritrovarsi nei confronti di un addio, che lascia il rimorso della separazione e il calore del tempo ben speso.

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…Dietro al disagio, alla malinconia e al rimpianto, c’è però ampio spazio per il sorriso e per la leggerezza. Anche da questo punto di vista Stéphane Brizé fa centro, facendo di Hors-saison anche un piccolo trattato sulla dialettica fra ex, portata avanti a suon di «Mi hai lasciato per una più bella di me» e «Non tornare mai più» ma anche di autoironia sullo scarso francese di lei e sul successo calante di lui.

Dove non arrivano le parole, le espressioni e i gesti ci pensa la splendida musica di Vincent Delerm, inizia bilico fra brio e nostalgia, e soprattutto lo scenario attraversato dai protagonisti in lunghe passeggiate. «Il mare d’inverno è un concetto che il pensiero non considera. È poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera», cantava Loredana Bertè, dando voce a un sentimento comune sullo struggente contrasto fra il luogo per eccellenza del benessere e del divertimento e la cupa e fredda stagione invernale. Con Hors-saison, Stéphane Brizé si muove splendidamente lungo questo dolce crinale, trasformando il mare d’inverno francese in una perfetta metafora degli amori finiti, sopiti dal tempo e dalle intemperie della vita ma ancora pronti a soffiare.

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