mercoledì 18 dicembre 2024

Il giorno dell’incontro – Jack Huston

il titolo pare sia un omaggio a un corto di Kubrick da giovane, chissà.

tutto accade in un giorno, Mike chiude i conti con se stesso, cerca la moglie (quando canta Have You Ever Seen The Rain? chi non si emoziona dovrebbe farsi visitare da uno bravo), e la trova, ma non riesce a parlare con la figlia, scommette tutto quello che ha per la sua vittoria con un allibratore di fiducia, incontra il padre malato in una casa di riposo, va in cimitero a chiedere perdono a un bambino (guardando il film capirete perché).

in un bianco e nero d'altri tempi (è un complimento) Mike vive la sua personale via crucis, sotto l'ala protettiva del suo eccezionale allenatore, che la mattina dopo l'incontro passerà a vedere come sta il campione.

pochissime sale, grande film, da non perdere.

buona visione - Ismaele

 

 

 

 

Fotografato in un bianco e nero elegante che richiama capolavori come Toro scatenato, ma con un approccio registico e recitativo più simile al primo Rocky, Il giorno dell’incontro ci fa muovere per una Brooklin degli anni ’80 al fianco di un protagonista e dei suoi demoni. Un uomo che ha compiuto errori gravissimi e che è cresciuto attraverso di essi ci viene mostrato pronto a compiere il passo finale. Per il suo esordio, il regista si affida a un attore dal grande carisma come Michael Pitt, credibile sia nella struttura fisica che nella capacità di mettere in scena un uomo spezzato, che dopo avere “meritatamente” sofferto, prova a trovare la forza di “lasciare andare”. Straordinaria la sua capacità di trasmettere con lo sguardo una tenerezza a tratti insostenibile, che ben contrasta con la durezza dei suoi muscoli tirati e della sua mascella storta.

Al suo fianco un cast di attori semplicemente spettacolare. Insieme a un Ron Perlman che sembra essere nato per interpretare il ruolo dell’allenatore di boxe, troviamo i piccoli ma significativi ruoli di John Magaro, Steve Buscemi e, soprattutto, di un monumentale Joe Pesci. L’81enne attore premio Oscar è chiamato a interpretare il padre di Mike, evocato per tutto il film come il villain finale da sconfiggere e che poi appare senza quasi pronunciare parola, lasciandoci stupefatti.

Fondamentale anche la scelta musicale, spesso diegetica e che ritorna a livello drammaturgico. Come a sfiorare le corde emotive dei suoi personaggi, archi soffusi e note di piano accompagnano il viaggio di Mike tra i bassifondi della sua New York e, in particolare, nel suo passato. Frequenti flashback, infatti, ricostruiranno la storia dell’uomo e del campione, ciò che ha subito, ciò che ha ottenuto e ciò che ha perso. Alla fine de Il giorno dell’incontro, il duro e fragile Irish Mike non avrà più segreti per noi.

Un film sul pugilato senza pugilato, si direbbe. Un po’ sì, se non fosse per l’ultima, attesissima, sequenza di combattimento, in cui la tensione emotiva accumulata per oltre un’ora si libera un cazzotto dopo l’altro, lasciandoci stesi senza più energie come pugili dopo 12 round. Esanimi, ma scossi nel profondo dall’umanità che ci è stata riversata addosso con tale, splendida, semplicità.

da qui

 

Il giorno dell’incontro non è un’opera prima che cerca il nuovo – anzi cita il classico -, né un museo per i virtuosismi di Jack Huston, né una storia dalla potenza strabordante: ma è un film sincero e sentito, che si nutre di un immaginario (senza per questo sentirsi in dovere autoriale di reinventarlo) che ricalca in modo a tratti greve e che riabilita un enorme Michael Pitt per ricordarci che grande attore sia stato ed è ancora, anche se dopo un po’ di anni di buio.

Doveroso citare anche il massiccio Ron Perlman e i cameo eccezionali di Steve Buscemi e soprattutto Joe Pesci.

Ma soprattutto il film riesce, con semplicità e incoscienza, a restituire la New York degli anni Ottanta, sporca e disperata come non si vedeva da tempo, intensa come la disperazione silenziosa del protagonista del film.

da qui

 

…Deve fare i conti con il suo doloroso passato fatto di violenze paterne e suicidi materni.

Jack Huston ci rappresenta tutto questo calvario pedinando con la sua cinepresa un Micheal Pitt da Oscar, una faccia e un corpo da macello che ricorda il Mickey Rourke di The Wrestler.

Usando quel bianco e nero tanto caro al mondo della boxe soprattutto da quel capolavoro che è stato Toro Scatenato qui degnamente rappresentata da un Joe Pesci (produttore esecutivo) che parla solo con gli occhi.

Ma è soprattutto la colonna sonora che ci racconta il viaggio all’interno del dolore di Mikey l’irlandese.

L’uso di The Book of Love di Peter Gabriel che accompagna l’incontro tra Micheal Pitt e Nicolette Robinson è di una poesia disarmante. Ci fa capire l’immensità di questo amore anche davanti a una pizza col doppio formaggio.

Anche se il meglio ce lo riserva Have You Ever Seen The Rain? cantata live sulle note di un pianoforte che gronda dolore e la voce di Nicolette Robinson strozzata dalle lacrime per un amore che è stato e che non ritornerà più.

Grazie Jack Huston che ci hai regalato una delle opere prime più belle degli ultimi 10 anni e uno dei personaggi che difficilmente ci toglieremo dalla nostra memoria.

Un personaggio che va incontro al suo destino con una dignità e una tenerezza dilaniante che ci devesta l’anima.

da qui 

 



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