FORREST
GUMP E JEAN SEBERG
La propaganda di Hollywood a beneficio dell’immagine USA
di John Kleeves
dal sito sitoaurora.altervista.org
(l’articolo è
stato scritto nel 1999!)
Due premesse:
La prima è la mia solita: io sostengo che la filmografia
statunitense ("Hollywood") è una filmografia di Stato, controllata
sin nei dettagli dalla United States Information Agency (USIA), un’Agenzia
federale pubblica nell’esistenza ma segreta nell’operatività (come la CIA)
istituita nel 1953 allo scopo di creare nel pubblico internazionale una precisa
ancorché falsa immagine degli Stati Uniti.
L’Agenzia, che non si occupa solo di Hollywood, ora conta sui
30.000 dipendenti ed ha sede al 301 IV South West Street di Washington; il
direttore si chiama Joseph Duffey. Il fatto che i critici cinematografici di
professione abbiano mancato di notare tale collegamento dipende dalla loro visuale
limitata, e da una acquiescenza con la Grande Potenza che ha fatto loro
reprimere – più o meno consciamente – quei sospetti sull’indipendenza di
Hollywood che sicuramente spesso gli affioravano in mente (non si fa carriera
nei media italiani dicendo verità sgradite agli Stati Uniti). Io dunque
analizzo i film di Hollywood per mostrare al pubblico gli elementi di
propaganda politica e culturale di cui sono stati caricati dall’USIA.
Mi pare la prima cosa che si debba dire di questi film. La
seconda premessa è una rapida biografia di Jean Seberg, necessaria perché pochi
ricordano questa attrice eppure grande diva degli anni Sessanta. La Seberg
nacque il 13 novembre 1938 a Marshalltown (Iowa). Giovane bellissima e assai
fine, che portava i capelli biondi tagliati un po’ corti, debuttò nel 1957 con Saint Joan (Santa
Giovanna) di O. Preminger e quindi lavorò regolarmente.
Fra gli altri film ricordiamo Bonjour Tristesse (Idem, 1958) sempre di
Preminger; The
Mouse That Roared (Il ruggito del topo, 1958) di J. Arnold, con P.
Sellers; A
bout de souffle (Fino all’ultimo respiro, 1960) di J.L. Godard, con
J.P. Belmondo; A
Fine Madness (Una splendida canaglia, 1967) di I. Kershner, con S.
Connery; Pendulum (Idem,
1969) di G. Schaefer, con G. Peppard. Per la fine dei Sessanta era una diva
conclamata, al livello di Jane Fonda, e arrivò all’apice nel 1970, quando
uscirono ben quattro film che la vedevano protagonista: il grande successo Airport (Idem)
di G. Seaton, con B. Lancaster, D. Martin, V. Heflin, J. Bisset e G. Kennedy; Paint Your Wagon (La
ballata della città senza nome) di J. Logan, con C. Eastwood e L. Marvin; Macho Callaghan (Idem)
di B. Kowalski, con L.J. Cobb; e la produzione italiana Ondata di calore di
Nelo Risi.
Erano però gli anni del movimento per i diritti civili dei
neri e delle Pantere Nere.
L’FBI era stato incaricato dal Congresso di eliminare tali
movimenti, usando i mezzi repressivi consueti per il regime statunitense: false
accuse giudiziarie; persecuzioni dell’IRS (Internal Revenue Service, il fisco
americano) e della DEA (Drug Enforcement Agency, l’antinarcotici);
licenziamenti da parte dei datori di lavoro; diffamazioni; omicidi anonimi per
strada compiuti da agenti travestiti.
Il programma preparato dall’FBI in merito era stato chiamato
COINTELPRO, e in base ad esso erano stati fatti assassinare Malcom X nel 1965 e
Martin Luther King nel 1968, mentre entro i primi anni Settanta tutti gli
elementi trainanti – per un totale di alcune decine – venivano soppressi con
agguati in strada (Huey Newton sfuggì sino al 1983, quando fu ucciso a Los
Angeles; Abbie Hofmann riparò all’estero ma nel 1989 tornò e fu ucciso con una
iniezione che provoca un arresto cardiaco senza lasciare tracce; Bobby Seale fu
incarcerato sino al 1997; Ira Einhorn, latitante all’estero dal 1979 perché
accusato di aver ucciso la sua ragazza Holly Maddox, uccisa invece si sa da
chi, è stato fermato in Francia nel gennaio del 1999 e attende l’esame della
richiesta di estradizione degli Stati Uniti) [E’ stato poi condannato all’ergastolo per
l’uccisione della Maddox, uccisa in realtà da agenti della CIA che volevano
incriminarlo, come inutilmente sostenuto dalla difesa nel corso del processo,
NdR].
La tecnica della diffamazione veniva usata con larghezza.
Nel 1967 il produttore Robert Maheu fabbricò per conto
dell’FBI, di cui era informatore abituale, uno spezzone porno apparentemente
ripreso da una telecamera nascosta, dove protagonista era un sosia di King. Si
era trattato di una operazione del tutto analoga a quella compiuta nel 1957 nei
confronti del presidente dell’Indonesia Sukarno, sempre realizzata tramite
Maheu. Anche la cantante Eartha Kitt subì trattamenti del genere nell’ambito di
COINTELPRO.
La Seberg in privato era sempre stata simpatizzante del
movimento dei neri e raggiunta la grande notorietà nel 1970 pensò di usarla per
pubblicizzare la causa.
L’FBI la inserì nelle liste di COINTELPRO, e poco dopo venne
da sé una occasione di diffamazione: la Seberg era incinta e al momento adatto
l’FBI concertò una campagna di stampa insinuando che il padre era un leader
delle Pantere Nere.
Appresa la notizia la Seberg entrò nelle doglie e diede alla
luce un bambino prematuro che morì tre giorni dopo, l’8 settembre 1970. La
donna, sgomenta per tanta malvagità, non riuscì mai a superare il trauma; tentò
subito il suicidio, e di lì in poi avrebbe ripetuto il rito ad ogni
anniversario della morte del piccolo. Intanto tutti in America l’avevano
abbandonata; nessun produttore poteva offrirle parti, nessuno dei colleghi di
ieri – Eastwood, Lancaster, Marvin, Peppard, Connery, Sellers e così via – si
azzardò ad offrirle sostegno, anche solo morale.
La Seberg fu portata in Europa, dove alcuni cercarono di
aiutarla facendola lavorare. Girò così l’italiano Questa specie d’amore (1971) di A.
Bevilacqua, con U. Tognazzi e F. Rey; il francese Kill (1971) di R. Gary, con J. Mason e S.
Boyd; lo spagnolo L’altra
casa ai margini del bosco (1973) di J.A. Bardem; il francese L’attentato (1973)
di Y. Boisset, con J.L. Trintignant, M. Piccoli, P. Noiret, G.M. Volontè; il
nominalmente anglo-americano Il
gatto e il topo (1974) di D. Petrie, prodotto per la TV dall’amica
Aida Young; il francese Prossima
apertura casa di piacere (1974) di D. Berry. Il suo ultimo film, il
trentesimo della carriera, fu Bianchi cavalli d’agosto (1975) di R. Del
Balzo.
L’8 settembre 1979, a Parigi, il suo decimo tentativo
riusciva e moriva suicida. Da allora l’USIA ostacolò la riprogrammazione dei
suoi film ovunque potè, certo in Italia, perché la gente non doveva focalizzare
sulla donna e la sua vicenda. Ecco perché pochi ora ricordano Jean Seberg.
Si può anche notare che Paolo Limiti, un adoratore di
Hollywood e delle sue bionde star del passato, nella sua trasmissione su Rete 2
" Ci vediamo in TV " non nomina mai questa attrice.
Siamo pronti per Forrest Gump.
E’ un film inquietante e pericolosissimo, perché non solo
oltremodo carico di propaganda politica e culturale, ma anche costruito con
tecniche subliminali sopraffine e atte a danneggiare.
Racconta la singolare vita di un americano di nome Forrest
Gump, semi ritardato e da bambino poliomielitico, cui capita di avere contatti
pure fugaci con molti grandi personaggi e di partecipare agli eventi storici
nodali del suo tempo. In pratica tramite Forrest si fa una carrellata di trenta
anni di storia americana, diciamo dal 1955 al 1985, dandone senza farsi
accorgere una valutazione precisa. Il film è del 1994 ed è anche stato
trasmesso dalla televisione di Stato italiana, per cui non è necessario
dilungarsi sulla trama.
Ecco gli elementi di propaganda intenzionale che sono presenti
nel film:
1 – Forrest è descritto come gli USA vorrebbero che il mondo
credesse l’americano tipico: forse poco intelligente ma onesto e ben
intenzionato, candido sino all’ingenuità; uno che se fa il male lo fa per
stupidità o per eccesso di zelo.
E’ propaganda culturale, perché l’americano tipico è
l’opposto; è astuto, cinico e mal intenzionato, e quando fa il male – pur
ridendo, come in genere – sa di farlo. Serve perché gli americani amano fare
gli sprovveduti per "non pagare il dazio", come si dice qui: dopo
avere compiuto una nefandezza, mettiamo un colpo di Stato o una strage di
civili, sono dispostissimi ad attribuirla al loro "zelo
anticomunista" forse eccessivo, a "informazioni incomplete o
sbagliate", a "bombe intelligenti" che con falsa ritrosia
ammettono qualche volta difettose, anche a pura e semplice dabbenaggine.
Tutto pur di non dire: abbiamo sovvertito e abbiamo ucciso
perché così avevamo programmato per la nostra convenienza. Non dico che non
esistano americani come il Forrest del film. Esistono in verità, e si possono
anche prendere a modello per un film. Frank Capra lo ha fatto molte volte. Ma
averne inserito uno come protagonista di un film come questo non può che essere
una scelta precisa e maliziosa.
2 – Attraverso l’abile montaggio di filmati d’epoca vediamo
Forrest in contatto con i presidenti Kennedy, Johnson e Nixon. Ci sono più
strati di falsità. Sono presentati come incontri di un uomo comune con il
Potere incarnato e così si dice implicitamente che i presidenti americani comandano.
I presidenti americani invece non contano proprio niente. Il Potere negli Stati
Uniti è detenuto dall’establishment imprenditoriale, in particolare dalle
Multinazionali, e il presidente è solo un impiegato incaricato di fare i loro
precisi interessi nel mondo, il che è la definizione di sempre della politica
estera americana.
Gli Stati Uniti in effetti non sono una repubblica
presidenziale; sono una dittatura dell’imprenditoria. Dire o suggerire che i
presidenti americani comandano è propaganda. Quindi si presentano i tre
presidenti secondo i soliti cliché: Kennedy idealista, democratico, ben
intenzionato; Johnson populista, democratico, ben intenzionato; Nixon,
disonesto, poco democratico, male intenzionato (e perciò sarebbe stato
allontanato dalla carica, e cioè licenziato). Tutto falso: erano dei presidenti
americani e perciò erano tutti uguali, tutti dediti a fare gli interessi
all’estero dell’establishment, con i soliti metodi spietati.
Kennedy fece uccidere Ngo Din Diem; tentò di fare altrettanto
con Castro (per 20 volte secondo quest’ultimo); diede impulso alla sovversione
in Indocina; fece preparare l’orrendo programma quadro di manipolazione
psicologica di massa che fu chiamato in suo onore CAMELOT (come i media
americani chiamavano Kennedy, perché era " nobile " e " senza
macchia " come un cavaliere della Tavola Rotonda; il programma The Quartered Man che
fu usato dalla CIA per il colpo di Stato in Cile del 1973 faceva parte di
CAMELOT).
Johnson fece mettere in scena l’incidente del Golfo del
Tonchino e poi iniziò quei bombardamenti di civili in Indocina che alla fine,
tirate le somme, avrebbero provocato 6 milioni di morti. Nixon era come loro,
giusto meno simpatico, e fu licenziato solo perché aveva sancito la sconfitta
nella Guerra del Vietnam.
3 – La sensazione della democraticità del sistema americano
pervade tutto il film. Lo fa in maniera indiretta, dandola per talmente
scontata da non meritare evidenziazioni. Come detto gli USA non sono affatto
una democrazia. Sono un sistema totalitario, che si regge sull’esclusione dal
voto di più della metà della popolazione e sulla repressione del dissenso.
Sopra l’ho chiamata una dittatura dell’imprenditoria, e dire o suggerire che
sono una democrazia è propaganda.
4 – Durante una manifestazione di "hippies" e di
neri a Washington un uomo un po’ anziano e in divisa stacca goffamente la spina
del megafono dell’oratore di turno.
E’ una inserzione di propaganda subliminale: suggerisce che
eventuali boicottaggi alle manifestazioni progressiste degli anni Sessanta –
dei pacifisti, dei figli dei fiori, dei neri – furono dovute ad iniziative
estemporanee e personali di singoli benpensanti, sia pure magari appartenenti a
qualche corpo statale o federale. Noi abbiamo invece avuto modo di vedere a
proposito del movimento per i diritti civili dei neri che si trattò di ben
altro, che si trattò di una repressione ufficiale, e violentissima benché
surrettizia, ordinata dal Congresso.
5 – Nel film i movimenti degli hippies pacifisti e dei neri
per i diritti civili sono potentemente diffamati. I loro happenings sono
disordine, schiamazzi, ubriachezza, droga e intemperanze sessuali. Non è certo
la parte "buona" dell’America. La parte buona è evidenziata da
Forrest, che casualmente capita in una di queste manifestazioni vestito in alta
uniforme (è in licenza dal Vietnam, dove faceva il suo dovere; mantiene la
divisa perché – ci suggerisce la regia – ne è orgoglioso).
E’ proposto un party delle Pantere Nere, cui partecipa Jenny,
l’amata di Forrest: alcool e droga e tutto il resto. Un giovane presentato come
comunista, segretario della tal cellula, picchia senza apparente motivo Jenny;
si sa come sono i comunisti. La salva Forrest, nella sua divisa. Non sono le
opinioni del regista o dei produttori; è la propaganda dell’USIA.
6 – L’USIA ha stabilito nel 1978 con molta precisione come
Hollywood deve rappresentare la guerra del Vietnam, sia dal punto di vista
politico che militare tecnico. Non posso dilungarmi e mi limito all’essenziale.
Politicamente va detto, o dato per sottinteso, che gli USA intervennero per
difendere il Sud dalla minaccia comunista. Dal punto di vista militare non
andavano assolutamente mostrati i bombardamenti di civili e tutta la guerra
andava ridotta a una guerriglia nella foresta, con piccole pattuglie americane
che si difendevano da proditori attacchi di elementi non in divisa. Panzane
naturalmente, propaganda.
Gli USA intervennero per assicurare alle loro Multinazionali
le risorse del paese e dell’Indocina tutta; interessavano particolarmente le
foreste di alberi della gomma, buoni per fare i pneumatici. I bombardamenti di
civili erano quotidiani, e così per anni. E la guerra fu una classica guerra
moderna, risolta non dai guerriglieri Viet Cong ma dalle artiglierie e dalle
divisioni corazzate, meccanizzate e di fanteria dell’esercito regolare del
Vietnam del Nord.
E’ importante invece fare credere che si sia trattato
unicamente di guerriglia: si giustifica in qualche modo l’esito del conflitto.
Invece ammettere una guerra "regolare" rivelerebbe una verità che gli
USA vogliono nascondere a ogni costo: la congenita e stupefacente debolezza
delle loro forze di terra, che non sono in grado di battere nessun avversario,
praticamente (nel 1968, l’anno dell’offensiva del Tet, quando i carri armati
nord vietnamiti giunsero a Saigon, 540.000 equipaggiatissimi soldati americani
appartenenti a 51 divisioni, appoggiati da una potentissima aviazione e serviti
da 850.000 ascari sud vietnamiti, avevano a che fare con il seguente
avversario: 87.400 regolari nord vietnamiti ripartiti in 10 divisioni, 56.000
Viet Cong, altri 69.000 guerriglieri sciolti, e 50.800 elementi non combattenti
addetti a trasporti, sanità, propaganda e così via). Forrest va alla guerra in
Vietnam e le sue vicende concordano con la versione USIA, come per tutti gli
altri film di Hollywood è ovvio.
Non si parla dei motivi della guerra, ma se ci fosse stato
qualcosa di losco l’intelligente e democratico tenente Dan lo avrebbe detto,
no?
Quindi il combattimento cui partecipa Forrest è tipico di
quanto prescritto dall’USIA: la sua pattuglia cade in una imboscata di
guerriglieri. Di carri armati nord vietnamiti che avanzano in file serrate e di
carri armati americani abbandonati dagli equipaggi in fuga non c’è traccia.
7 – A parte come un cammeo va trattata una scena di Forrest
in Vietnam. In una sequenza di pochi secondi si vede la pattuglia di Forrest
avanzare in perlustrazione col fucile spianato in una risaia, fra i contadini
sud vietnamiti che rimangono chini a lavorare sulle loro piantine tranquilli,
come se niente fosse. E’ una scena di propaganda subliminale. Sembra innocua e invece
trasmette un messaggio preciso: che i contadini sud vietnamiti – e i sud
vietnamiti in generale – si fidavano degli americani, li consideravano alleati
e amici.
Una falsità: i sud vietnamiti, e i contadini in particolare,
erano terrorizzati dai soldati americani. Basti ricordare l’episodio di My Lai,
una frazione del grosso villaggio sud vietnamita di Song My, dove nel novembre
del 1968 la Compagnia "Charlie" dell’Americal Division sterminò tutti
gli abitanti perché nei pressi erano attivi guerriglieri Viet Cong; le vittime
furono 500, ed erano vecchi, donne e bambini perché gli uomini erano alla
pesca. Esiste un filmato dell’operazione, girato da uno dei soldati americani.
Da notare che Hollywood non ha mai tratto un film da tale episodio, che pure si
presterebbe.
8 – Analoga la scena in cui il reduce tenente Dan presenta la
nuova moglie a Forrest: nel doppiaggio italiano è definita una latino
americana, ma ha tratti somatici indocinesi, addirittura vietnamiti (messaggio
subliminale: i vietnamiti non ci tengono rancore, perché non abbiamo fatto loro
nulla di male). Probabilmente, poi, nell’originale inglese la donna è proprio
definita " vietnamita " e così è il doppiaggio nei paesi meno
evoluti.
9 – Una sottile propaganda culturale è propinata da Forrest
podista. Forrest corre a piedi per gli States senza mai dire nulla. La gente
pensa che abbia un qualche messaggio da comunicare e diversi giovani cominciano
a trotterellargli dietro in attesa. Dopo tre anni e due mesi Forrest finalmente
si ferma ed i giovani pendono dalle sue labbra, ma lui dice: "Sono un po’
stanchino. Penso che tornerò a casa".
E’ una irrisione per coloro che attendono qualcosa dai
pensatori, dagli ideologi, da tutti quelli che non ritengono soddisfacente il
sistema americano e continuano a cercare. Per l’USIA il sistema americano è
perfetto e chi spera di trovare alternative è un illuso. Occorre ricordare che
un funzionario dell’USIA – uomini e donne culturalmente preparatissimi, veri
intellettuali di regime – partecipa alla messa a punto finale della
sceneggiatura di ogni film di Hollywood.
10 – Nel film c’è un chiaro elogio del capitalismo americano.
Dopo il Vietnam, Forrest e il tenente Dan, uno semi ritardato e l’altro senza
gambe, diventano miliardari con la Bubba Shrimp Company. Messaggio subliminale:
sono due meritevoli e il sistema – che è giusto – immancabilmente li premia,
sia pure dopo averli fatti penare un po’. Si fa di più. Si suggerisce infatti –
sempre per via subliminale – che è Dio stesso a guidare tale sistema: provoca una
tempesta che elimina la flotta peschereccia della concorrenza.
E’ l’idea fondamentale del Calvinismo, la religione
americana: Dio fa arricchire i meritevoli, o gli insondabilmente prediletti, e
manda a ramengo gli altri. Segue un po’ di propaganda subliminale a favore
della Apple Computers: Forrest e il tenente Dan arricchiscono ulteriormente
investendo in azioni di questa Multinazionale, che diventa veicolo di
positività e quindi positiva anch’essa.
Diventati capitalisti consolidati i due fanno beneficenza:
donano alla parrocchia Protestante locale, alla madre dell’amico nero Bubba
morto in Vietnam, e fondano un ospedale a Bayoula, il paesino di pescatori di
gamberi rovinati dalla tempesta divina. Nella vicenda è contenuta – di nuovo
per via subliminale – una diffamazione dei neri: i pescatori di gamberi di
Bayoula (paesino della Louisiana nel delta del Mississippi) sono tutti neri e
sempre stati in miseria ma ecco, arrivano due bianchi a fare il loro mestiere e
diventano miliardari.
11 – Come si vede il film fa grande uso delle tecniche
subliminali per convogliare propaganda. Evidentemente un esperto in materia ha
collaborato alla realizzazione dell’opera. Una tecnica subliminale sopraffina
in effetti è anche usata per la "normale" costruzione della vicenda.
Forrest ha una vita punteggiata da contatti personali, pure fugaci, con grandi
personaggi pubblici: conosce Elvis Presley (cui addirittura ispira le
caratteristiche movenze); incontra i presidenti John Kennedy, Lyndon Johnson e
Richard Nixon (e ne innesca la caduta); partecipa casualmente ad una intervista
televisiva di John Lennon; assiste all’attentato al governatore Wallace.
Occorre in qualche modo rendere verosimile tale sequela di
eventi pubblici e si ricorre ad altri collegamenti più sotterranei, che
riguardano accettabili concatenazioni di eventi sul piano privato e
predispongono ad accettare anche quelle a livello pubblico. Il filo conduttore
sono gli arti inferiori del corpo umano. Forrest bambino guarisce dalla
poliomielite e diventa valido maratoneta. In Vietnam il tenente Dan lo
ammonisce come prima cosa a tenere i piedi asciutti (le risaie).
Lo stesso tenente Dan perde proprio le gambe. Il collegamento
con la sfera pubblica avviene col governatore Wallace, rimasto paralizzato
nell’attentato, e su di una sedia a rotelle come il tenente Dan. Il tenente Dan
alla fine cammina con delle protesi che richiamano gli apparecchi portati da
Forrest bambino.
12 – E vengo al motivo per cui ho inserito nelle premesse una
biografia di Jean Seberg. Perché la figura di Jenny Curran, l’amata di Forrest,
è stata costruita in modo da evocare proprio lei. La vicenda di Jenny non è
esattamente uguale a quella della Seberg, perché sarebbe troppo scoperto, e
quindi inefficace se non controproducente (non sarebbe un’operazione
subliminale…).
I punti di contatto però sono molti e qualificanti. Chi è la
Jenny proposta nel film? E’ una giovane bionda e bella, sensibile e con
propensioni artistiche, tendenzialmente una brava ragazza. Si mette però con
gli hippies e i contestatori, e in particolare frequenta le Pantere Nere.
Finisce così nella promiscuità e nella droga, e contrae l’AIDS. L’idea del
suicidio comincia a farsi strada nella sua mente (la passeggiata sul balcone
del grattacielo). Partorisce da single un figlio, che è di Forrest. Dopo
qualche anno sposa Forrest e quindi muore.
I collegamenti sono: la collocazione temporale negli anni
Sessanta/Settanta; il nome "Jenny" analogo a "Jean "; la
somiglianza fisica di Jenny con la Seberg; le sue propensioni artistiche; la sua
frequentazione delle Pantere Nere; il tema del suicidio; la gravidanza, e da
single; la durata annosa di una angosciosa parabola conclusa con la morte.
Questi collegamenti nel subconscio dello spettatore che in un angolo della
memoria conserva qualche vaga nozione di Jean Seberg e della sua vicenda
provocano con sicurezza l’identificazione, anche se a livello di coscienza non
se ne accorge.
Perché è stata compiuta tale operazione?
L’obiettivo propagandistico del film è di proporre gli anni
Sessanta/Settanta americani nel senso voluto dal regime; di riabilitarli. Se ci
pensiamo sono gli anni peggiori per l’immagine americana dell’intero Novecento:
movimento dei diritti civili e sua repressione; contestazione giovanile e sua
repressione; Pantere Nere e loro sterminio; guerra del Vietnam e relative
bibliche stragi di innocenti.
La vicenda di Jean Seberg fu all’epoca un avvenimento
clamoroso, e negativo per il regime quasi come quelli accennati: era opportuno,
dato che si facesse un film per riabilitare tutto il periodo, riabilitare anche
gli aguzzini della Seberg.
Il personaggio di Jenny infatti riabilita il regime tramite
la diffamazione che opera della Seberg. Il subconscio di quegli spettatori in
cui si è verificata l’identificazione ragiona con la cieca meccanica che gli è
propria: se Jenny è la Seberg allora la Seberg finì male perché con hippies e
Pantere Nere imparò la droga e la promiscuità e di lì la disperazione e la
gravidanza e il suicidio; non sapevo che avesse anche l’AIDS ma sì, può darsi.
La Seberg è diventata così un personaggio negativo, e se ebbe
degli aguzzini questi non furono poi così inescusabili. Il lavorio del
subconscio come si sa ha effetti a livello della coscienza (è per questo che
l’USIA ricorre così spesso alla tecnica subliminale). Molti lettori italiani
potranno obiettare di non aver mai sentito parlare di Jean Seberg. Può darsi,
ma altri sì. Ci sono paesi poi dove la vicenda della Seberg ebbe eco maggiore che
in Italia, inducendo strascichi più lunghi nella memoria. In Francia ad
esempio, e senz’altro negli Stati Uniti; non tutti i critici cinematografici
europei inoltre sono come quelli italiani, o come Paolo Limiti. L’USIA quando
manipola sceneggiature non pensa solo all’Italia; pensa al mondo.
Povera Jean Seberg. Le diffamazioni dell’FBI l’uccisero. Ora
anche le diffamazioni di Hollywood, sulla sua tomba.
Il personaggio di Jenny in Forrest Gump costituisce la prova
provata, inoppugnabile, delle interferenze del governo statunitense nei
prodotti finiti di Hollywood. In questo caso infatti è esclusa ogni altra
ipotesi. Non può essersi trattato delle opinioni personali del regista o dei
produttori: che interesse potevano avere Zemeckis, Tisch, Starkey o Finerman a
falsificare, e in tale modo subliminale e premeditato – da specialisti della
propaganda – la vicenda di Jean Seberg?
Solo l’USIA, per conto del governo statunitense, poteva avere
interesse in una tale operazione. E’ la prima volta nella storia di Hollywood
che l’attività dell’USIA viene dimostrata. Ciò è stato dovuto a un colpo di
fortuna nostro: lo specialista in tecniche subliminali dell’USIA che ha
lavorato sul film era troppo bravo ed ha ecceduto nei virtuosismi.
Lo stesso personaggio di Jenny in Forrest Gump rappresenta anche la sentenza più definitiva per i critici cinematografici non solo italiani, ma anche europei: era un messaggio in codice diretto all’inconscio degli spettatori e non l’hanno afferrato. Spero abbiano imparato cosa sono davvero i film di Hollywood.