ai tempi dell'accumulazione originaria, quando la corsa allo sterminio degli indiani, all'accaparramento di risorse, all'occupazione delle terre, insomma il sogno della frontiera e del nuovo ricco selvaggio continente, c'erano due amici, Cookie e King-Lu, di quelli veri, disposti a rischiare la vita per stare insieme.
non volevano assaltare diligenze, fare gli allevatori, ammazzare gli indiani, fare gli sceriffi, Cookie voleva fare il pasticciere, e King-Lu sarebbe stato il suo socio.
ma rubavano, pochi litri di latte per volta da una mucca di un ricco e spietato, e questo costò loro va vita.
è un film gentile, First cow, e Cookie e King-Lu sono diventati nostri amici.
buona gentile e drammatica visione - Ismaele
…First Cow si
potrebbe definire un western per l’ambientazione e il periodo storico in cui è
ambientata la vicenda, ma per contenuto è molto diverso dal classico del
genere. È più giusto parlare di un’avventura che ha come sfondo l’America,
perché la Reichardt tende spesso a descrivere il suo paese con una vena critica
nascosta dietro una storia apparentemente innocua e sentimentale. Vedendo First
Cow si può cogliere infatti una riflessione sull’avidità del Sogno Americano, sull’arroganza
che spesso spinge ad agire anche in un modo moralmente sbagliato o contro la
legge. Il “crimine dei due protagonisti – il furto del latte – non ha un peso
agli occhi dello spettatore che tifa per Cookie e King-Lu dall’inizio alla fine
del film.
First Cow è un film tenero che sicuramente ha il merito di aver portato la
cucina in un film western, un’impresa da non sottovalutare visto che i cowboy
non hanno mai avuto un palato sopraffino nei vari film del genere. Provate a
pensare, in particolare, ai dolci in un film di John Wayne o Clint Eastwood…
esatto!...
…First
Cow, il western sui generis di Kelly Reichardt che racconta in modo originale
una storia di umanità ai margini, attraverso due personaggi che, come tanti
altri in quel mondo, devono trovare il proprio posto e la propria strada per
imporsi. L’unica perplessità riguarda una prima parte che fatica a decollare,
ma non rovina la visione di un film efficace nella messa in scena quanto
interessante nei temi.
…Il sogno americano, la fede nel progresso,
nel Paese delle possibilità sconfinate è rappresentato dalla Reichardt nel
tentativo di Cookie e di King-Lu di elevare la propria condizione, portando
avanti un'attività al fine di realizzare i propri desideri. C'è in nuce persino
il conflitto di classe, storico, tra immigrati e americani poveri da una parte
e ricchi proprietari inglesi dall’altra, in un'economia primordiale che ci
ricorda com’è nato il capitalismo, quale sia la filiera produttiva, come
funzioni il commercio e quanto l’anima di un uomo possa dedicarsi a esso,
rischiando persino la propria vita pur di farlo funzionare.
Gli utensili rudimentali che Cookie adopera
per cucinare, le monete spezzate, le banconote scritte a mano, le padelle, gli
indumenti sudici e gli stivali bucati, i pezzetti di sughero per giocare a dama
potrebbero trovarsi in un museo contadino ma sono la rappresentazione vivida di
un mondo che non c'è più, lontanissimo, quasi un altro pianeta se non fosse che
i desideri, gli occhi e i respiri degli uomini che abitano case messe in piedi
coi rami degli alberi, sono tuttora i nostri. Una sensibilità rara che la
regista originaria della Florida aveva padroneggiato con estrema sapienza già
nel precedente "Certain Women"; lo stile resta spartano,
con pochi movimenti di macchina, il formato ristretto e le concessioni quasi
nulle alla spettacolarizzazione, nonostante la sceneggiatura (scritta a quattro
mani con Jonathan Raymond, autore del libro da cui "First Cow" è
tratto) è abilmente retta da una suspense che funziona senza forzature.
Stavolta la pienezza della rappresentazione filmica si arricchisce
ulteriormente della maggiore vicinanza rispetto all'oggetto del proprio
racconto, denso di primi piani, intenso, spesso struggente.
… First
Cow è anche un film sulla fragilità umana in un mondo barbaro e violento, in
cui due uomini si trovano a collaborare vendendo dolcetti al miele e mungendo
illegalmente la mucca di un ricco inglese perché legati dal proprio animo
bonario. Una condizione economica che li avvicina e che li
spinge a rubare a chi maggiormente privilegiato. D’altronde “I poveri hanno bisogno di capitali per iniziare qualcosa, un
miracolo, o un crimine” afferma King Lu in un momento del
film, riprendendo quel discorso attorno al capitale avviato con Wendy e Lucy che in questo nuovo lavoro diventa
l’obiettivo primario di ogni singolo individuo: a partire dai due, che non
riusciranno a porre un limite al loro crimine pagandone le conseguenze.
First Cow è la somma di tutto il cinema di Kelly
Reichardt, nelle intenzioni, nei temi e nella narrazione. Ma questo non ha
significato un adagiarsi in situazioni già viste ed esplorate, ma un proseguire
oltre: oltre il genere, oltre il semplice pedinare e oltre il realismo
visivo. La
Reichardt ci regala un’opera magica, piena di vita e fortemente atmosferica. La
reincarnazione visiva e spirituale di due anime vagabonde divenute un tutt’uno
con la foresta. Forse gli stessi uccellini che aprono il film e che cinguettando
cercano di comunicarci qualcosa, o meglio, raccontarci una storia.
...Insieme, lì dove "la Storia non è ancora arrivata", escogiteranno lo
stratagemma più semplice e più visionario, rubare il latte al ricco per poi
rivenderglielo sotto forma di dolci fritti in cui assaporare la Londra dove è
cresciuto. First Cow è un film non solo sugli inizi, ma su
come gli inizi siano ingannevoli; è una storia su come affrancarsi dal dilemma
fondativo - uovo o gallina, capitale o prodotto - e mettere in moto finalmente
un paese.
È buffo che un film così devoto
all'analisi micro-economica della genesi americana sia privo di qualunque
cinismo, e scelga invece piccoli bozzetti di compassione e cura per illustrare
quanta parte di quella genesi sia dovuta alla costruzione del rapporto umano
(in un interessante parallelo di sovversione del genere con il
sottovalutato I fratelli Sisters di Audiard.
Si veda ad esempio la naturalezza con cui i due protagonisti creano senza
parole un ambiente domestico, tagliando legna e mettendo fiori sulla mensola, o
per estensione il rispetto profondo di Cookie verso il mondo naturale, dalle
tenere chiacchierate con la mucca durante la mungitura agli animaletti da
girare sulle zampe nel bosco…
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